Ottava di Natale
Avvenne il 30 dicembre…
1922 – Viene costituita l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
1924 – Edwin Hubble annuncia che gran parte delle nebulose erano esse stesse galassie fuori dalla nostra Via Lattea.
1972 – Gli Stati Uniti d’America interrompono i pesanti bombardamenti nel Vietnam del Nord.
1993 – Israele e Santa Sede stabiliscono relazioni diplomatiche.
2006 – Saddam Hussein viene impiccato per crimini contro l’umanità.
Aforisma sulla fine dell’anno
“Il presente è il risultato necessario di tutto il passato, la causa necessaria di tutto il futuro.”
Preghiera
Dio grande e misericordioso, la nascita del tuo Figlio unigenito nella nostra carne mortale ci liberi dalla schiavitù antica che ci tiene sotto il giogo del peccato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
Parola di Dio del giorno Luca 2,36-40
Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore. C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni.
Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Riflessione frammenti di vita
Ero in quinta elementare quando il nostro parroco mandò me a altri due o tre chierichetti agli Esercizi Spirituali di Botta di Sedrina: tre giorni di silenzio, l’ultima preghiere e prediche (quella sulla morte mi spaventò tanto che l’ho rimossa subito) delle quali mi risultò incomprensibile.
Il predicatore infatti disse che per sapere come stanno le cose, bisogna passare dall’esterno all’interno: è quel che ricordo, ma non capii cosa voleva dire. Col passar degli anni sono riemersi dalla memoria frammenti del suo discorso e li ho ricomposti pian piano fino a elaborare un metodo che aiuta a tirare le somme alla fine di una giornata, una settimana o un anno.
Ad esempio, del 2024 noi ricordiamo le realtà o i fatti esterni a noi che ci hanno fatto soffrire e indignare o, all’opposto, essere contenti e ringraziare. Ma affinché questi fatti, cose o persone non rimangano estranei alla nostra vita, occorre interiorizzarli, portarli dentro di noi per farli esaminare dalla coscienza che ci aiuta a capire se i nostri comportamenti siano serviti a migliorare o non piuttosto a peggiorare le situazioni.
Che questo sia un passo importante, ma non decisivo, l’ho capito però leggendo in S. Paolo: “se anche la mia coscienza non mi rimprovera nulla, questo non basta ad assolvermi. Chi mi giudica è il Signore” (1 Cor 4,4). Per capire cioè fino in fondo bisogna entrare ancor più dentro sé stessi, fino a trovare Colui che è più intimo a noi del nostro intimo: il Signore. Solo lui infatti ci aiuterà a capire come stanno le cose alla luce della sua verità e misericordia.
Intenzione di preghiera per la settimana
Preghiamo per gli anziani che vivono il tempo della contemplazione: con serenità e distacco, indichino ai più giovani i grandi valori della vita.
Don’t Forget! Le più belle natività della storia dell’arte
GEORGES DE LA TOUR: ADORAZIONE DEI PASTORI
dipinto a olio su tela – datato 1644 – 107×137 cm – Museo del Louvre – Parigi
La natività che oggi presentiamo è opera del pittore francese della Lorena GEORGES DU MESNIL DE LA TOUR nato a Vic-sur-Seille il 10-3-1593 e morto a Lunéville il 30-1-1652. Esponente del barocco, fortemente influenzato dal Caravaggismo allora di moda in Europa produsse capolavori come il quadro che presentiamo. De La Tour ritrae una scena familiare, austera, abitata da contadini semplici della Lorena del ’600, con pochi dettagli, nessun movimento.
Pastori semplici, ma con la loro dignità: i vestiti della festa, le pettinature curate, i doni, oggetti speciali, come la terrina calda, il flauto, un agnellino che annusa il piccolo e qualche spiga di grano. Accanto a Maria vi è un giovane pastore che ha portato con sé un agnellino: è un ragazzo umile ma dallo sguardo fiero, nel cui volto si fondono il rigore e la tenerezza. Sorride invece il giovane alla sua destra e stringe lieto fra le dita un flauto, quasi fosse pronto anch’egli ad unirsi, con semplicità, agli angeli di questa notte santa.
L’altra mano invece sale alla tesa del cappello, come per un saluto, gioviale e riverente insieme, come si fa davanti a una persona importante. Calma, sollecitudine e rispetto convivono nel volto della donna col turbante. Le sue mani reggono una pentola di coccio coperta dal piatto, che contiene forse un po’ di latte per il neonato o un po’ di cibo per i suoi genitori. I tre personaggi cono racchiusi fra Maria sulla sinistra, che veglia in atteggiamento raccolto.
Nella scena è l’unica a non guardare verso il Bambino: è rivolta al figlio, ma guarda più avanti. Donna del popolo, eppure solenne, ieratica come una Madonna bizantina, senza aureola, ma non senza gloria. Le sue mani sono giunte in preghiera in segno di abbandono fiducioso alla volontà di Dio e di accoglienza amorosa del suo Figlio. All’estremo opposto S. Giuseppe ha lo sguardo fisso su quel neonato di cui è padre putativo, stupito per ciò che sta accadendo, ma intimamente felice, con la luce che gli brilla negli occhi, la stessa luce che si dirige sul bambino in fasce e rimbalza e si diffonde tutto intorno a illuminare le persone immerse nel buio.
Il bambino è adagiato sulla paglia: avvolto in strette fasce, una candida cuffia sul capo, dorme placido e serio, come i neonati sanno fare…Un bimbo, normalissimo, dipendente delle cure di altri, ordinario in mezzo a persone ordinarie, presenza fragile di un mondo divino, luminoso, esposto all’oscurità, al male, alla morte, ma già vincitore su di esse. L’agnello tra la madre e il pastore mangia la paglia della culla cercando di non disturbare il Bambino che dorme: è l’agnello che riconosce il vero Agnello di Dio, l’Agnus Dei che prende su di sé il peccato del mondo.
E noi spettatori della scena siamo invitati a prendere posto, per completare il cerchio aperto da Maria, Giuseppe e i pastori e contemplare Colui che l’evangelista chiama fin dalla mangiatoia il Salvatore, il Cristo Signore (cfr. Lc 2,11). «Tutto è accaduto nel silenzio. Bisogna tacere e ritornare ai pittori del silenzio come George La Tour. E partire nell’oscurità, fiduciosi, perché la stella del mattino si è alzata anche nei nostri cuori».
(O. Clement)