4 settimana tempo ordinario
Aforisma di N. Gomez Davila
L’uomo preferisce discolparsi con la colpa altrui piuttosto che con la propria innocenza.
Preghiera del giorno
Signore Dio nostro, concedi a noi tuoi fedeli di adorarti con tutta l’anima e di amare tutti gli uomini con la carità di Cristo. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Santo del giorno
Parola di dio del giorno Marco 5,1-20
Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Geraseni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo.
Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!».
Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise.
E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto.
Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e proclamava per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.
Riflessione del giorno – Frammenti di vita
Fra i doni natalizi ricevuti dal Patronato, uno dei più commoventi è stato quello di tre cuginette dai 6 ai 9 anni le quali, con l’aiuto della nonna maestra in pensione, hanno confezionato con un cioccolatino e una moneta da 1 o 2 euro decine di bustine sigillate da una stellina e decorate con un disegno fatto da loro: “Sono per i poveri” han detto.
E noi abbiamo rispettato la consegna. Una metà delle bustine sono andate ai figli delle signore ucraine che ogni pomeriggio ritirano al Patronato il sacchetto della cena e l’altra agli ospiti africani che hanno figli piccoli. Inutile dire che i bimbi ucraini sono stati felicissimi del regalo.
Coi papà africani invece si è adottato qualche accorgimento: dopo aver spiegato che si trattava del dono di tre bimbe italiane ai loro bimbi, li si è avvisati che in alcune bustine invece di 2 c’era 1 solo euro e che, se volevano, potevano controllare. A chi cercava di strappare la bustina per vederne il contenuto, si chiedeva di restituire il dono e lo si liquidava coi 2 euro.
A chi rispondeva che non era l’importo a contare, ma il gesto e voleva che fosse il figlio ad aprire la bustina, si davano 5 euro in più per la ricarica: “per far sapere al tuo bimbo che c’è un regalo per lui”. Perché il valore di un dono che nasce dall’affetto, è indipendente dal prezzo dello stesso.
Intenzione di preghiera
In questa settimana dedicata a don Bosco e a don Bepo preghiamo per il Patronato S. Vincenzo che in loro riconosce il patrono e il fondatore.
Don’t Forget! Personaggi famosi e autentici cristiani
Ferrante Aporti Sacerdote ed educatore A 1791 Ω 1858
Nato il 21 novembre 1791 in S. Martino dall’Argine (Mantova), Ferrante Aporti fu ordinato sacerdote nel 1815. Si perfezionò presso il «Theresianum» di Vienna nello studio delle S. Scritture e lingue dell’Oriente biblico. Al ritorno in patria, nel 1819, fu docente di Storia della chiesa e di Esegesi biblica nel seminario di Cremona, unendo agli interessi storico-religiosi una forte attenzione alle tematiche educative e scolastiche.
Nel 1821 fu nominato dal governo austriaco direttore della scuola elementare maggiore maschile di Cremona e nel 1826 insegnante di Metodica agli aspiranti maestri. Si interessò di scuole festive, dell’educazione di ciechi e sordomuti, dell’istruzione dei contadini e di vari istituti filantropici.
Realizzò un istituto tecnico agrario nel 1844 nel paese natale. Formulò un progetto di riforma scolastica dalle scuole infantili all’università, si occupò del rinnovamento degli studi del clero e della formazione degli insegnanti (Per una migliore preparazione dei maestri elementari, 1841).
Nominato senatore del Regno di Sardegna nel 1848 ove si era trasferito per ragioni politiche, non fu eletto arcivescovo di Genova per le sue simpatie liberali, ma ebbe vari incarichi e nel 1857 la carica d’ispettore generale degli asili torinesi.
In tutto ciò l’Aporti testimoniò la sua fedeltà al cristianesimo, al quale si collegano la carità educativa, la coscienza nazionale, l’impegno a soddisfare i bisogni della società, innalzando la dignità dell’uomo con la certezza che l’educazione è capace di sanare le piaghe morali del popolo.
Questa convinzione sorregge la sua pedagogia che mira all’azione e si caratterizza per l’attenzione rivolta alla conoscenza dell’uomo e delle sue facoltà, per la sua fedeltà alla concezione cristiana dell’essere umano. Il suo nome è però collegato soprattutto agli asili infantili da lui aperti in Cremona a partire dal 1828 nella convinzione che i bambini avessero «attitudine per imparare» e che le prime impressioni e idee «instillate fin dalla più tenera età sono indelebili».
Le scuole da lui fondate ospitavano bambini dall’età di 2 anni e ½ ai 6 anni, distribuiti in tre sezioni, che prevedevano la presenza di tre insegnanti o di due assistenti e una maestra, per la cui formazione l’A. predispose appositi istituti.
Nonostante i limiti, gli va riconosciuto il merito di aver superato l’assistenzialismo, aver dato vita alle prime scuole per i bambini del nostro Paese e di aver contribuito con il suo esempio e con la divulgazione della sua esperienza alla fondazione di numerosi asili ed a costruire le basi della pedagogia dell’infanzia italiana. L’Aporti morì a Torino il 20 novembre 1858.