Riflessione del giorno

Lunedì 5 agosto 2024

By patronatoADM

August 05, 2024

 

XVIII settimana T. Ordinario

 

Avvenne il 5 agosto…

1100 – Enrico I incoronato re d’Inghilterra nell’abbazia di Westminster.

1936 – Ondina Valla, alle Olimpiadi di Berlino, stabilisce il primato del mondo sugli 80 metri a ostacoli. È la prima italiana a vincere una medaglia d’oro ai giochi olimpici.

1949 – Ecuador: un terremoto distrugge cinquanta città e fa più di 6.000 vittime.

1962 – Marilyn Monroe trovata morta in casa sua a Los Angeles a causa di un’overdose di sonniferi

1963 – USA, Regno Unito e URSS firmano un accordo per il bando dei test nucleari.

 

Aforisma di A. Schopenhauer

L’onore è la coscienza esteriore e la coscienza è l’onore interiore.

 

Preghiera

Mostraci la tua continua bontà o Padre e assisti il tuo popolo, che ti riconosce creatore e guida; rinnova l’opera della tua creazione e custodisci ciò che hai rinnovato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per i secoli dei secoli. Amen

 

Santo del giorno

 

Parola di Dio del giorno Matteo 14,13-21

Avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».

E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

 

Riflessione da: “Una stanza tutta per sé” – Virginia Woolf

“Per secoli le donne hanno avuto la funzione di specchi dal potere magico e delizioso di riflettere la figura dell’uomo ingrandita fino a due volte le sue dimensioni normali. Senza quel potere la terra forse sarebbe ancora tutta giungla e paludi. Le glorie di tutte le nostre guerre sarebbero sconosciute. 

Staremmo ancora a graffiare la sagoma di un cervo sui resti di ossa di montone e a barattare selci con pelli di pecora. Non sarebbero mai esistiti Superuomini o Figli del Destino. Lo Zar o il Kaiser non avrebbero mai portato corone sul capo né le avrebbero perdute. Quale che sia l’uso che se ne fa nelle società civili, gli specchi sono indispensabili a ogni azione violenta od eroica. 

È questa la ragione per la quale sia Napoleone che Mussolini insistono con tanta enfasi sulla inferiorità delle donne, perché, se queste non fossero inferiori, verrebbe meno la loro capacità di ingrandire.  Ciò serve a spiegare in parte la necessità che tanto spesso gli uomini hanno delle donne.

E serve anche a spiegare perché gli uomini diventano così inquieti quando sono criticati da una donna; e come sia impossibile per una donna dire loro questo libro è brutto, questo dipinto è debole, o qualunque altra cosa, senza procurargli molto più dolore e suscitare più rabbia di quanta non ne susciterebbe un uomo che facesse la stessa critica. Perché se lei comincia a dire la verità, la figura nello specchio si rimpicciolisce; la capacità maschile di adattarsi alla vita viene sminuita.

Come farebbe lui a continuare a emettere giudizi, a civilizzare indigeni, a promulgare leggi, a scrivere libri, a vestirsi elegante e pronunciare discorsi nei banchetti, se non fosse più in grado di vedere sé stesso, a colazione e a cena, ingrandito almeno due volte la stessa taglia?  A questo pensavo, mentre riducevo il pane in briciole e giravo il caffè e di tanto in tanto guardavo la gente che passava per strada.”

 

Intenzione di preghiera

Nel ricordo del Curato d’Ars patrono e modello dei parroci preghiamo per tutti i sacerdoti impegnati nel ministero sacerdotale parrocchiale perché trovino nel loro patrono il loro modello di riferimento.

 

Don’t Forget! Grandi figure del clero Bergamasco

Don Gianmaria Pizzigalli

  PRETE DEL PSV

1913 – 2005

Nasce a Cortenuova il 03-07-1913 da Santo Pizzigalli e Teresa Savoldi, è terzo di dieci figli. Qualche anno dopo la famiglia si trasferisce a Bergamo, dove il papà prende un’azienda agricola in affitto. Gianmaria entra in Seminario e completato il percorso di formazione è ordinato prete il 24-6-1939 e entra a far parte della comunità dei preti del Patronato di don Bepo. Di alta statura, fronte tesa, capigliatura compatta (più tardi per la bianca chioma e la notevole altezza sarà detto “Monte Bianco”), corporatura vigorosa e atletica, don Pizzagalli fu uno dei primi chierici ad arrivare nel mondo del Patronato e a scoprire di avere nei suoi confronti singolari e vistose affinità.

Nel 1940 muore il papà, Santo che aveva lasciato il segno della sua esperienza di agronomo nella piantagione di mele e pere della Casa di S. Paolo d’Argon. Negli anni della 2.a guerra mondiale muore il fratello Ottavio, giovane professore e tenente degli Alpini, caduto sul fronte Iugoslavo. Nel frattempo don Gianmaria si fa conoscere ed apprezzare per la franca cordialità, la disciplina bonaria e soprattutto un’indole versatile che permetteranno di assegnargli gli incarichi più disparati e…disperati! È “delegato ad omnia” ogni volta che serve ed è definito dai colleghi “ministro degli esteri” per le relazioni che intrattiene con i pubblici uffici.

Di volta in volta è stato vicerettore di camerata, economo generale, segretario, autista, organizzatore di pellegrinaggi e di colonie. Come se non bastasse fu anche cappellano dell’ospedale neuropsichiatrico, mitico direttore dell’Istituto Bonomelli – Albergo Popolare dal 1945 al 1988, cappellano dei nomadi e giostrai, e dal 1991 cappellano di Sua Santità. Così si scrisse di lui: “Gigante nella disponibilità come nella corporatura, capelli bianchi e aguzzi da sempre, faccia rossa, sorriso aperto, un’istituzione nell’istituzione, conosciuto ovunque, come don Bepo!”.

Mons. Pizzigalli è stato un prete molto generoso che ogni giorno ha sventolato la bandiera della carità concreta verso tutti. Il suo stile di vita è stato quello di dare, dare e dare a tutti con generosità, esponendosi personalmente. E’ lui che accoglie i diseredati dell’Albergo Popolare, cerca un lavoro ai disoccupati, accompagna in ospedale i malati e visita i detenuti; è lui che organizza il funerale ai senzatetto.

Quando trova un lavoro per uno dei suoi assistiti più scalmanati, lo prega di comportarsi bene, specie all’inizio: “Sta’ ‘mpé almeno ‘ntat che te ende” (rimani in piedi almeno finché ti vendo). Nessuno saprà mai quanta gente ha trovato, grazie a lui, un posto di lavoro o quanti infelici sono stati da lui aiutati a rimettersi sulla via della legalità e su quella del buon ordine morale. Si spegne il 22-3-2005 a 91 anni.