3. settimana di Pasqua
Avvenne il 5 maggio…
553 – A Costantinopoli inizia il 2° concilio ecumenico per contrastare l’eresia dei nestoriani.
1821 – Napoleone Bonaparte muore in esilio a S. Elena per un tumore allo stomaco; A. Manzoni gli dedica l’ode Il cinque maggio
1860 – parte la spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi da Quarto di Genova su due piroscafi.
1945 – Viene liberato il campo di concentramento di Mauthausen.
1949 – Viene costituito il Consiglio d’Europa
1948 – Viene ufficialmente adottato l’emblema della Repubblica Italiana.
2023 – L’Organizzazione Mondiale della Sanità annuncia la fine della pandemia di COVID-19
Aforisma Dal Vangelo
“Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo.”
Preghiera Colletta
Dio onnipotente, fa’ che, spogliati dell’uomo vecchio con le sue passioni ingannevoli, viviamo come veri discepoli di Cristo, al quale ci hai resi conformi con i sacramenti pasquali. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
Parola di Dio Giovanni 6,22-29
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberiade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Riflessione del giorno
«Dopo la preparazione e cioè dopo le preghiere per mettere a fuoco la “azione liturgica” si inizia (l’istruzione) e cioè l’azione per illuminare la mente mettendo in contatto la mente – l’attenzione con la parola che esce dalla bocca di Dio. È Dio che ci parla». Don Bepo Vavassori (18/2/968 – 1964).
Ognuno di noi è un dono per il mondo e per gli altri. I doni che riceviamo vengono dal cuore del Signore. Lui si è dato per primo a noi perché ne imitiamo l’esempio. Sono molti i desideri che sbocciano nel cuore e ci sono diversi modi per poterli soddisfare. Don Bepo spesso invocava sulle sue scelte la lampada della Parola di Dio per avere luce nel discernimento e forza e tenacia per portarla a termine. per sulla via da scegliere e seguire.
Il Beato Tommaso da Olera meditava davanti al Crocifisso, e sostava commosso davanti ai segni dei chiodi nelle mani, nei piedi e nel costato. Dio ha in cuore un compito per ciascuno di noi. L’attenzione è sul nostro compito, non sul confronto con i compiti degli altri. Per Dio conta che ciascuno dia il meglio di sé prendendosi cura di quello che è stato messo nelle sue mani. Che fare per impiegare al meglio i talenti ricevuti? Ciascuno deve essere sé stesso, non sognare di essere qualcun altro.
Ciascuno ha ricevuto da Dio dei doni naturali e di fede. «Il mondo – ricordato più volte papa Francesco – ha bisogno di uomini e donne non chiusi, ma ricolmi di Spirito Santo… ha bisogno del coraggio, della speranza, della fede e della perseveranza dei discepoli di Cristo. Il mondo ha bisogno dei frutti, dei doni dello Spirito Santo» che sono: amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé’. Sono doni da seminare perché fioriscano e portino frutto. Quando arriveremo a Dio, se avremo impiegato bene i talenti ricevuti ci sentiremo dire: “Vieni servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore”.
Intenzione di preghiera
Di fronte a due guerre sempre più crudeli e spietate, chiediamo a Dio il miracolo della pace che può essere meritata solo da persone davvero amanti della pace e della giustizia.
Don’t forget! 1000 quadri più belli del mondo
GIULIO ARISTIDE SARTORIO: SIRENA O ABISSO VERDE
1893 – olio su tela -58 x 129 cm – Galleria civica d’arte moderna e contemporanea Torino
«Un’onda verde s’avvalla: in quest’avvallamento si culla e s’abbandona la Sirena pallida, dalla fulva chioma sparsa, un braccio immerso e trasparente nell’acqua, l’altro ripiegato sul seno, con tentatrice mollezza. Dall’alto del quadro una breve barca si piega a seguir l’onda; sulla barca, proteso e supino, un adolescente cinge con un braccio l’emersa incantatrice. In quest’onda è tagliato con sommo ardire tutto il quadro. E vi par di sognare, guardandolo». Con queste parole, Luigi Pirandello commenta il dipinto di Giulio Aristide Sartorio, realizzato nel 1893.
L’idea di un simile soggetto, molto amato dai preraffaelliti inglesi, venne a Sartorio dopo aver visitato la grotta Verde a Capri. La composizione dal taglio orizzontale è costruita intorno alla figura della sirena, dalle forme sinuose e dai lunghi capelli rossi che fluttuano nell’acqua. Il suo corpo è sorretto da un giovane pescatore disteso su una barca, la cui pelle bruciata dal sole e dalla salsedine contrasta con la pelle diafana della donna. I teschi che si intravedono in trasparenza sul fondo marino preannunciano la triste fine che la giovane vittima farà tra le braccia dell’ammaliatrice.
In quest’opera si può leggere una allegoria in cui l’uomo e la donna vengono presentati come puro istinto: l’uomo, un fascio di muscoli bruno vibrante di forza, la donna una guaina verde-oro di bellezza e voluttà. La favola è immersa in una cornice di verde liquido entro la quale si adagiano dolcemente gli ori, i blu, i rossi, intorno alla luce che emana dal corpo della sirena.