Riflessione del giorno

martedì 11 giugno ’19

By Patronato S. Vincenzo

June 10, 2019

 

 

nell’immagine un dipinto di Andrew Wyeth

 

 

Proverbio del Giorno

«Da grandi profitti, grandi rischi (Cina)»

 

Iniziamo la giornata pregando

Sii porto di rifugio per l’afflitto, sostenitore e difensore per la vittima dell’oppressione, casa per il forestiero, balsamo per il sofferente. Sii porto di rifugio per l’afflitto, sostenitore e difensore per la vittima dell’oppressione, casa per il forestiero, balsamo per il sofferente, torre per il fuggitivo. Amen 

 

Barnaba Apostolo

Di lui dice Atti: “Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba “figlio dell’esortazione”, levita originario di Cipro, che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l’importo ai piedi degli apostoli e da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore”. Grande personalità della Chiesa, accreditò Paolo e fu suo compagno nel 1° viaggio missionario e nel Concilio di Gerusalemme.

 

Vangelo del giorno

Gesù disse ai suoi discepoli: «Andate, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi».

 

Riflessione Per il Giorno (Libertà e suicidio)

Dostoevskij aveva visto giusto: la proclamazione di una libertà illimitata da parte dell’uomo, di una sua autonomia morale, di una sua autodeterminazione totale, luciferina, è anche l’affermazione della sua drammatica solitudine, con le ovvie conseguenze. Dichiarava qualche anno orsono il socialista francese Jacques Attali, consigliere del presidente Mitterrand e di Sarkozy: “La logica socialista è la libertà, e la libertà fondamentale è il suicidio. Di conseguenza il diritto al suicidio diretto o indiretto è dunque un valore assoluto di questo tipo di società”. Qualche anno prima, su California Medicine, aveva affermato che la vita non è più da considerare un valore assoluto, ma “relativo”, e ciò significa che accanto al “controllo e alla selezione delle nascite” occorrerà porre la “selezione delle morti”, cioè all’eutanasia, per motivi personali, ma anche economici, politici. Laddove manca Dio, è la vita dell’uomo a perdere valore, e a sfociare più spesso nel suicidio, individuale o legalizzato e statalizzato che sia. Scriveva a ragione Pinguet, parlando del nichilismo occidentale: “In un mondo che non ha altra vita che quella quaggiù, altra volontà che quella del soggetto, l’uomo diviene il solo giudice della totalità dell’essere che resta in bilico sul filo di rasoio della sua decisione. Là dove brillava l’onnipotenza divina, una vertiginosa implosione ha scavato il suicidio nichilista, buco nero nel quale l’assolutezza della libertà dovrebbe farsi inghiottire”.

 

Intenzione del giorno

Preghiamo per gli studenti che stanno affrontando gli esami

 

Don’t forget! – 269° quadro de “1.000 quadri più belli del mondo”

 

Ignacio de Ries nacque circa nel 1612, probabilmente nelle Fiandre e ha vissuto a Siviglia dal 1636 al 1661, l’anno della morte. Fin dall’inizio ha mostrato notevole vicinanza alla tecnica di Zurbarán, infatti, nel 1636 si sa che fu suo allievo, anche se i suoi temi sono spesso ispirati a Rubens. Il quadro che oggi prendiamo in considerazione ha uno scopo moraleggiante e intende servire da richiamo alla caducità della vita e all’inevitabilità del giudizio divino. Al centro della rappresentazione c’è un albero sotto la cui folta chioma stanno: a destra Gesù con una tunica viola a indicare la penitenza: ha in mano un martelletto con il quale si appresta a colpire la campana appesa a un ramo. E’ evidente che il Cristo si preoccupa di dare la sveglia ai buontemponi che sulla chioma dell’albero mangiano, bevono, amoreggiano e si divertono, senza accorgersi che nel frattempo a sinistra lo scheletro della

morte con la falce sta finendo di incidere il tronco che un diavolo alla bocca spalancata dell’inferno, ha assicurato con una solida fune e sta cercando di far cadere dalla sua parte. Ai lati dell’allegra brigata due scritte: una nera di rimprovero: “Mira che has de morir. Mira che no sabes cuando” (bada che devi morire. Bada che non sai quando). E una bianca di esortazione: “Mira che te mira Dios. Mira che te està mirando” (guarda che Dio ti vede. Bada che ti sta guardando). L’albero in questione è quello della vita, vita continuamente minacciata da insidie e tentazioni diaboliche, ma anche protetta dalla presenza di Dio che chiama a una condotta responsabile e corretta. Sono temi molto frequenti nella predicazione e nella catechesi di quel tempo, ma che hanno validità anche per i nostri giorni.