1 Settimana di Quaresima
Avvenne l’11 marzo…
222 – La guardia pretoriana assassina l’imperatore romano Eliogabalo e proclama augusto il cugino e figlio adottivo Alessandro Severo.
1985 – Michail Gorbačëv diventa leader dell’Unione Sovietica
1990 – Patricio Aylwin è il primo presidente democraticamente eletto del Cile dal 1973.
2003 – A L’Aia viene fondata la Corte internazionale di giustizia
2011 – Terremoto (9.1 Richter) e maremoto (onde di 40 m) del Tōhoku: 16000 morti e migliaia di feriti, dispersi e sfollati oltre che danni alle centrali nucleari nella Prefettura di Fukushima
2004 – Una serie di attentati colpisce Madrid. Il bilancio è di 191 morti e circa 2.000 feriti.
Aforisma dal libro del Profeta Isaia
“«Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto…senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».”
Preghiera
Volgi il tuo sguardo, Signore, a questa tua famiglia, e fa’ che, superando con la penitenza ogni forma di egoismo, risplenda ai tuoi occhi per il desiderio di te. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
Parola di Dio del giorno Matteo 6,7-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
Riflessione Meditazione sulla Chiesa, di Henri de Lubac
“Ormai non sono più che un filosofo, cioè un uomo solo”, si narra dicesse uno sventurato sacerdote, la sera della sua apostasia, a un visitatore andato a congratularsi con lui. Riflessione amara, ma quanto vera! Egli aveva abbandonato la casa, fuori della quale non ci sarà mai altro per l’uomo che esilio e solitudine. Molti non lo avvertono perché vivono ancora nell’immediato, fuori di sé stessi, “barricati al mondo come le alghe sulle rocce del mare” (Clemente Alessandrino).
Le preoccupazioni quotidiane li assorbono, “il limbo d’oro dell’apparenza”, stende loro davanti un velo di illusione. Oppure tentano di ingannare la loro sete cercando, per vie diverse, qualche surrogato della Chiesa. Ma chi al fondo del proprio essere sente o anche soltanto intuisce e sospetta l’Appello che l’ha destato, sa con certezza che né nell’amicizia, né nell’amore, né a maggior ragione i raggruppamenti sociali che sorreggono la sua esistenza, potranno mai placare la sua sete di comunione.
Ne l’arte, né la riflessione, né la ricerca spirituale indipendente, simboli soltanto, promesse di altro ma simboli deludenti, promesse che non reggono, legami troppo astratti o troppo particolari, troppo superficiali o troppo effimeri, tanto più impotenti oggi quanto più seducenti ieri: nulla di ciò che l’uomo crea o di ciò che rimane sul piano dell’uomo potrà strappare l’uomo alla sua solitudine.
La sua solitudine, anzi, si accrescerà sempre più man mano che egli scopre sé stesso perché essa non è altro che il contrario della comunione alla quale egli è chiamato, ne ha l’ampiezza e la profondità. Dio non ci ha creati “perché dimorassimo nei confini della natura”, né perché vivessimo una vicenda solitaria; ci ha creati per essere introdotti insieme in seno alla sua Vita trinitaria.
Gesù Cristo si è offerto in sacrificio perché noi non formassimo più che una sola cosa in questa unità delle persone divine. Questa deve essere la ricapitolazione, rigenerazione e consumazione di tutto; e tutto ciò che ci allontana da questa mèta finale è un richiamo ingannatore. Ora c’è un luogo in cui, fin da quaggiù, incomincia questa riunione di tutti nella Trinità. C’è una “famiglia di Dio”, misteriosa estensione della Trinità nel tempo, che non soltanto ci prepara a questa vita unitiva e ce ne dà la sicura garanzia, ma ce ne fa già partecipi.
Unica società pienamente aperta, essa è la sola che sia all’altezza della nostra intima aspirazione e nella quale noi possiamo attingere tutte le nostre dimensioni. De unitate Patris et Filii et Spiritus Sancti plebs adunata (Cipriano): tale è la Chiesa. Essa è “piena della Trinità” (Origene)».
Intenzione di preghiera
Preghiamo per la salute di Papa Francesco e di tutte le persone che soffrono, affinché il Signore lo sostenga e aiuti per il bene di tutta la chiesa.
Don’t forget! Martiri Cristiani del Burundi 5.a parte
Il martirio dei 40 seminaristi di Buta non è stata una morte casuale, ma il risultato «di un’atmosfera, di una cultura, di un’educazione forgiate da mesi…Questi studenti martiri non hanno scoperto il dramma del loro paese nella notte tragica del loro martirio; in realtà avevano avuto già modo di rifletterci sopra a lungo e il loro comportamento in quelle drammatiche circostanze fu il risultato di quella maturazione», dicono di loro ora che il tempo ha permesso di guardare i fatti con obiettività e senza pregiudizi di sorta.
Si verificò un interessamento generale in tutto il paese e nel mondo intero. Papa Giovanni Paolo II inviò un messaggio di condoglianze al vescovo della diocesi di Bururi, rivolte anche a tutta la Chiesa del Burundi in lutto. I ragazzi appartenevano alle diocesi di Bururi, Bujumbura, Ruyigi e Gitega. Alcuni di essi avevano maturato la propria vocazione tramite l’Azione Cattolica.
Il rettore fece subito in modo di seppellire i loro cadaveri e di ricostruire gli edifici che erano stati danneggiati e saccheggiati dai ribelli: non voleva che i sopravvissuti perdessero l’anno scolastico. Il 2-5-1998 il Seminario di Buta celebrò il termine del lutto per i 40 seminaristi uccisi un anno prima. Lo stesso giorno, il vescovo di Bururi consacrò la chiesa dedicata a Maria Regina della Pace, diventata luogo di pellegrinaggio per i burundesi e non solo.
Sulle loro tombe e nella cappella del Seminario che dopo la loro morte è stata intitolata a Maria Regina della Pace, proseguono incessanti i pellegrinaggi dei burundesi che vanno a Buta a invocare la pace e la riconciliazione per il loro paese.