Riflessione del giorno

martedì 12 gennaio ’21

By Patronato S. Vincenzo

January 11, 2021

 

 

nell’immagine un dipinto di Darek Grabus

 

 

 

Proverbio del Giorno (Proverbi latini)

“BENE VIXIT QUI BENE LATUIT” = Ha vissuto bene chi ha saputo stare ben nascosto

 

Iniziamo la Giornata Pregando

Ricordati, o Vergine Maria, che non si è mai udito che qualcuno sia ricorso alla tua protezione, abbia implorato il tuo patrocinio e domandato il tuo aiuto, e sia rimasto abbandonato. Sostenuto da questa fiducia, mi rivolgo a te, Madre, Vergine delle vergini. Vengo a te, con le lacrime agli occhi, colpevole di tanti peccati, mi prostro ai tuoi piedi e domando pietà. Non disprezzare la mia supplica, o Madre del verbo, ma benigna ascoltami ed esaudiscimi. Amen

 

ANTONIO FOURNIER

Ad Avrillé presso Angers in Francia, Antonio Fournier artigiano, fu fucilato, al tempo della rivoluzione francese, per la sua fedeltà alla Chiesa. Oggi si ricorda anche S. Aelredo (Etelredo) di Rievaulx (+1166).

 

Ascoltiamo la Parola di Dio Mc 1,21b-28

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

 

La Riflessione del giorno (S. Agostino)

 Chi potrà mai conoscere tutti i tesori di sapienza e di scienza che Cristo racchiude in sé, nascosti nella povertà della sua carne? «Per noi, da ricco che era, egli si è fatto povero, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà» (cfr. 2 Cor 8, 9). Assumendo la mortalità dell’uomo e subendo nella sua persona la morte, egli si mostrò a noi nella povertà della condizione umana: non perdette però le sue ricchezze quasi gli fossero state tolte, ma ne promise la rivelazione nel futuro. Quale immensa ricchezza serba a chi lo teme e dona pienamente a quelli che sperano in lui! Le nostre conoscenze sono ora imperfette e incomplete, finché non venga il perfetto e il completo. Ma proprio per renderci capaci di questo egli, che è uguale al Padre nella forma di Dio e simile a noi nella forma di servo, ci trasforma a somiglianza di Dio. Divenuto figlio dell’uomo, lui unico figlio di Dio, rende figli di Dio molti figli degli uomini. Dopo aver nutrito noi servi attraverso la forma visibile di servo, ci rende liberi, atti a contemplare la forma di Dio.

 

Intenzione del giorno

Preghiamo perché gli studenti delle superiori possano presto tornare in classe a seguire le lezioni.

 

 

“I 1.000 quadri più belli del mondo”

 

Pietro Falca detto Longhi (1701-1785) fu uno dei più apprezzati pittori della Venezia del Settecento. Cimentatosi poco con altri soggetti e tecniche, la sua produzione è quasi interamente caratterizzata da dipinti a olio su tela, di formato rettangolare e di piccole dimensioni, con scene di genere, come quella che oggi presentiamo. Nel 1741 il capitano di vascello olandese Douwe Moot van der Meer portò a Rotterdam una femmina di rinoceronte indiano: era solo il quinto esemplare a giungere in Europa dai tempi dell’impero Romano e, sfruttando la comprensibile curiosità che scatenò, Van der Meer lo esibì in giro per il continente davanti a spettatori paganti. Quando il rinoceronte venne portato a Venezia durante il carnevale del 1751, il pittore Pietro Longhi ricevette due commissioni dai suoi aristocratici clienti che vollero immortalare l’evento. Questa versione fu realizzata per Giacomo Mocenigo e mostra l’animale che in tutta tranquillità rumina la paglia nel suo recinto. L’animale appare privo dell’aggressività che di solito si associa alla sua specie. E’ privo del corno, che gli era caduto l’anno precedente a Roma a causa del continuo sfregamento contro le sbarre della gabbia in cui era rinchiuso. Al sicuro oltre la barriera le persone: l’addestratore indica con la sinistra l’animale e con la destra brandisce il corno caduto. Sette persone guardano con curiosità la bestia: le quattro in primo piano sono mascherate: i tre uomini in prima fila indossano il tricorno e la bauta (la maschera bianca) e fra loro c’è il committente. Una bimba e due donne di rango meno elevato (una indossa la maschera chiamata moretta) osservano la scena più distanziate. Il contesto del Carnevale e lo stupore degli astanti sottolineano il divertimento degli astanti che però alla lunga lascia il posto alla tristezza per la sorte del povero animale ridotto a fenomeno di baraccone.