3 Settimana di Avvento
Aforisma del giorno salmo 33
Guardate al Signore e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire. Questo povero grida e Dio lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce.
Preghiera del giorno
Riempi di gioia e di luce il tuo popolo, o Signore, per l’intercessione gloriosa della santa vergine e martire Lucia, perché noi, che festeggiamo qui in terra la sua nascita al cielo, possiamo contemplare con i nostri occhi la tua gloria.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Santo del giorno
Parola di dio del giorno Matteo 21,28-32
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”.
Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Riflessione del giorno di F. Hadjadj. Ateo, non cedere ai nuovi idoli…
«Va rimproverato agli atei di non essere ciò che loro pretendono di essere. Un ateo è qualcuno “senza dio”, uno che deve disfarsi di tutti gli idoli, sforzandosi di non rendere il proprio ateismo un idolo. Sarebbe triste liberarsi della religione di Cristo per fabbricarsene una dell’ateismo.
Ma è proprio quanto capita nella maggior parte dei casi. Essere veramente atei rappresenta qualcosa di veramente difficile. Quando si abbandona il Dio trascendente, ci si confeziona altri idoli: ragione, razza, rivoluzione, mercato… Visto che non siamo Dio ma esseri di desiderio, abbiamo bisogno di un principio per polarizzare le nostre vite. Io nella mia vita ho cercato di essere il più possibile ateo.
Alla fine, sbarazzatomi di ogni idolo, mi è rimasta la disponibilità di accogliere quanto non veniva da me, ciò che per alcuni è la trascendenza e che il catechismo chiama Rivelazione. Tale disponibilità consiste in un’apertura all’incontro. Eraclito la definiva “l’attesa dell’inatteso”, un’apertura che si offre in un avvenimento che ci giunge attraverso una moltitudine di testimoni: la “tradizione apostolica”. Una serie di incontri partiti da Gesù e giunti fino a me».
Intenzione di preghiera per il giorno
Preghiamo perché cadano una volta per tutte i regimi oppressivi che odiano così tanto il loro popolo da perseguitarlo solo perché cerca libertà e giustizia…
Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo
JAN MATEJKO: STA Ń CZYK
1862 –olio su tela – 88 x120 cm – Muzeum Narodowe – Varsavia Polonia
Il pittore polacco JAN MATEJKO (1838-1893) raccontò le vicende della storia polacca con una verve e una passione che gli fruttarono un posto di rilievo nella coscienza artistica del suo paese dove la pittura storica era considerata elemento vitale non solo dell’arte, ma anche della formazione della coscienza nazionale.
Il suo quadro più famoso è questo: STAŃCZYK DURANTE UN BALLO ALLA CORTE DELLA REGINA BONA DOPO AVER PERSO SMOLEŃSK. Rappresenta Stańczyk, uno dei giullari di corte più famosi, ma anche un uomo di straordinaria saggezza, tanto da essere tenuto in somma considerazione dai Re polacchi. Questo quadro è una delle opere più famose di Jan Matejko e fra le più conosciute dell’arte di quella nazione.
Nel dipinto Mateyko trasforma il giullare in simbolo stesso della coscienza nazionale e in personificazione della lotta per la verità contro l’ipocrisia e della battaglia del suo paese per l’indipendenza. Stańczyk siede schiacciato dalla tristezza dopo aver scoperto (forse dai giornali sparsi sul tavolo) che la città di Smoleńsk (fortezza militare che proteggeva i confini orientali del Regno) era stata perduta nella guerra contro la Russia.
Il giullare è isolato rispetto al resto della corte che si intravede oltre la tenda: è rimasto lui solo a prevedere il disastroso destino che attende il suo paese. Matejko ricorre alla teatralità e all’uso della luce tipici del suo stile raffinato e dettagliato per ricreare l’atmosfera tragica che caratterizza il momento, mentre il resto della corte continua il ballo come se nulla fosse accaduto. Il rosso domina la scena immersa in un’atmosfera dai toni cupi e accentua il dramma della nazione che si consuma nella totale mancanza di consapevolezza dei suoi regnanti.