Riflessione del giorno

Martedì 14 giugno 2022

By patronatoADM

June 13, 2022

 

XI settimana tempo ordinario

 

Aforisma del giorno di N. Gomez Dàvila

La società del futuro: una schiavitù senza padroni.

 

Preghiera del giorno 

Signore Gesù, noi Ti onoriamo e Ti offriamo i nostri dolori come un dono per salvare le anime nostre e del nostro prossimo. Ti amiamo Gesù. Abbi pietà di tutti i Tuoi figli, ovunque essi si trovino. Amen.

 

Santo del giorno

 

Parola di Dio del giorno Matteo 5,343-48

Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.

Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

 

Riflessione del giorno di don Arturo Bellini: frammenti su don Bepo

Dio è il più grande artista, un pittore meraviglioso e il suo sguardo creativo è insuperabile: disegna e ridisegna pagine di vangelo in dialogo con le sue creature.

Il mistero di ogni vocazione è assecondare l’ispirazione creatrice Dio. È Lui che colora e compone l’opera d’arte. Il pennello è solo lo strumento che si lascia intingere nei colori della tavolozza divina, perché la sua mano disegni meravigliose storie di santità.

Con l’immagine del pennello in mano all’artista, don Bepo lascia intuire l’attitudine spirituale che lo animava e ora la consegna a noi. Anch’io, anche tu, anche noi tutti siamo chiamati a condividere la medesima disponibilità di abbandono alle mani Dio con docilità e resa totale.

Devi sentirti come pennello in mano al pittore, come argilla nelle mani del vasaio, come lo scalpello in quelle dello scultore o come suggerisce madre Teresa di Calcutta, come matita tra le mani di Dio.

 

Intenzione di preghiera per il giorno

Per gli studenti di ogni ordine e grado che in questi giorni devono affrontare gli esami o gli scrutini.

 

Don’t forget!  1000 quadri più belli del mondo

TELEMACO SIGNORINI: L’ALZAIA

1864 – olio su tela – 58,4 x 173,2 cm – Collezione privata

Il fiorentino Telemaco Signorini (1835 – 1901) è uno dei più significativi artisti del gruppo dei “macchiaioli” così definiti in modo dispregiativo per il loro modo di dipingere a macchie e con brevi pennellate, senza disegni preparatori.

I Macchiaioli sono l’espressione pittorica dei movimenti culturali del XIX secolo che si sforzarono di rappresentare il mondo in chiave realista: il naturalismo e il verismo. Incompresi dalla cultura ufficiale del loro tempo, vennero rivalutati nel 1.900 e molti li considerano, oggi, addirittura i precursori della pittura impressionista.

Telemaco Signorini è l’autore dell’emblematico quadro intitolato “L’Alzaia” (1) in esso il pittore vuole mostrare, con taglio realistico, fotografico quasi, la dura vita dei contadini, il loro quotidiano lavoro nei campi, la fatica sotto il sole estivo, in contrapposizione alla classe borghese, approfittatrice e indifferente. L’opera mostra, in primo piano a destra, un gruppo di braccianti che trascinano una chiatta, lungo l’argine del fiume Arno:

il duro sforzo e la fatica vengono evidenziati dai corpi completamente curvati in avanti, dalle gambe sommerse nel terreno, dai volti chini in basso e dalle corde molto tese tanto da affondare nei loro fisici e nella pelle scura e abbronzata di chi passa molte ore sotto il sole. Sulla parte sinistra del quadro sono raffigurati un uomo e una bambina, probabilmente padre e figlia che vestono abiti costosi ed eleganti e, incuranti dei lavoratori, guardano altrove; persino il cagnolino nero della coppia infierisce abbaiando contro i 5 lavoratori…Con questa netta contrapposizione il pittore intende denunciare la diversità sociale tra la classe borghese egoista e sfruttatrice e le difficili e disumane condizioni di lavoro dei contadini.

 

 

Pochi anni dopo il pittore russo ILYA REPIN (1844-1930) riprenderà il medesimo soggetto in una tela ambientata sulle rive del Volga, intingendola nella medesima drammaticità ma sostituendo nei volti dei braccianti la disperazione alla rassegnazione.