Riflessione del giorno

martedì 14 marzo ’17

By Patronato S. Vincenzo

March 13, 2017

 

Proverbio del Giorno – Tanzania

Un visitatore prudente e accorto apre gli occhi, ma non la bocca.

 

Iniziamo la Giornata Pregando

Gesù, il tuo pensiero mi illumini, la tua parola mi guidi, i tuoi occhi mi seguano, le tue orecchie mi ascoltino. Le tue braccia allargate in croce e i tuoi piedi crocifissi aprano il mio cuore ai fratelli. Il tuo cuore aperto sia fonte di grazia nel cammino e luogo di riposo nella stanchezza. Amen.

 

Tommaso Vives

inviato a Tunisi per redimere gli schiavi dei saraceni, nel nome di Cristo soffrì numerosi tormenti. Rinchiuso in carcere vi passò 5 anni finché condotto al supplizio fu lapidato mentre in orazione contemplava la visione del cielo e rifulse nelle aule celesti per la divina carità.

 

La Parola di Dio del giorno (Mt 23,1-12)

Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare “rabbi” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbi”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare “maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.» 

 

La Riflessione del Giorno (Riflessione sul digiuno)

Il senso cristiano del digiuno, apre a nuove prospettive nel praticare la penitenza: la giustizia sociale.

Infatti così ammonisce la Didascalia degli Apostoli «I cristiani devono dare ai poveri quanto, grazie al loro digiuno, è stato messo da parte» (V 28,19): esso infatti è un’apertura al fratello che vive nell’indigenza e nella povertà. Possiamo definirlo «carità ecologica», purificazione del corpo, della mente e della vita, per far diventare i nostri beni risorsa per tutti e non solo possedimento nostro, così da rendere testimonianza di fede circa i valori umani. Con la pratica del digiuno accogliamo l’invito del Maestro a vivere la nostra vita, non come calcolo, ma come abbandono provvidenziale in Lui, senza ansia per le cose. La pratica del digiuno ci apre anche a una tensione verso l’altro: «Tu vuoi che ti glorifichiamo con le opere della penitenza quaresimale, perché la vittoria sul nostro egoismo ci renda disponibili alle necessità dei poveri» (Pref. 3° Quaresima). L’autentico digiuno ci inserisce in un cammino di rinuncia a ciò che è superfluo e ci inserisce in un percorso di gratuità e di condivisione.

 

Intenzione del giorno

Preghiamo perché la pratica del digiuno generi una più autentica carità verso i bisognosi

 

Don’t forget! Testimoni ignoti della fede:

1) Martiri delle Solovki

Le Solovky sono isole del Mar Baltico che a partire dal 1920 e per circa un ventennio da monastero furono trasformate dal regime comunista nel primo lager voluto da Stalin, dove si mise a punto un sofisticato ed efficace sistema di repressione basato sul lavoro estenuante svolto da prigionieri senza distinzioni di sesso ed età in condizioni estreme. Nel Nord, lontano da occhi indiscreti, si elaborava l’organizzazione della sorveglianza e delle fucilazioni, si definivano le norme di alimentazione e la tecnica di seppellimento dei cadaveri, si studiavano le possibilità di impiego massiccio del lavoro coatto. Le guardie delle Solovky, dopo l’esperienza fattasi sulle isole, divennero i dirigenti del Gulag che si diffuse in tutta l’URSS. Alle Solovki ci si proponeva di forgiare cittadini con coscienza nuova, sovietica. Oltre un milione di detenuti lasciò la vita o parte della vita alle Solovki o sul canale del mar Bianco – mar Baltico. Ciò che colpisce è che un monastero, che aveva creato capolavori architettonici e che vantava 5 secoli di esistenza, in soli 20 anni di attività sia diventato un simbolo di repressione. Migliaia di monaci e di credenti vi persero la vita, ma non la fede. La loro storia è raccontata nel libro di J. Brodskij: “Solovki. Le isole del martirio”.