nell’immagine un dipinto di Gaetano Chierici
Proverbio del giorno (proverbio medievale)
EXCUSATIO NON PETITA FIT ACCUSATIO MANIFESTA “Chi si scusa s’accusa”
Iniziamo la Giornata Pregando (don Giacomo Alberione, ssp)
Quel che mi accadrà oggi, mio Dio, non lo so. Tutto quello che so è che nulla mi accadrà che tu non abbia disposto per il mio maggior bene dall’eternità. Questo mi basta. Ti domando in nome di Gesù Cristo e per i suoi innumerevoli meriti la pazienza nelle tribolazioni e la perfetta accettazione perché tutto quello che tu vuoi o permetti che accada sia per la tua gloria e per la mia santificazione. Amen.
VIATORE, VESCOVO DI BERGAMO
è ritenuto il successore del 1° vescovo di Bergamo S. Narno. Il suo episcopato si svolse all’incirca dal 343 al 370; partecipò al Concilio di Sardica (Sofia in Bulgaria) del 342-343 e ne sottoscrisse i decreti. Della sua vita non si sa altro, ma il culto che gli è stato tributato è antico e certo. Viatore fu sepolto nella cripta della cattedrale di S. Alessandro.
Ascoltiamo la Parola di Dio (Marco 1,21b-28.)
Nella città di Cafarnao Gesù, entrato proprio di sabato nella sinagoga, si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: «Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio». E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell’uomo». E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.
BREVE COMMENTO AL VANGELO
“Erano stupiti del suo insegnamento”. Che cosa insegnava che fosse così nuovo? Cosa diceva di nuovo? In realtà Gesù insegnava non da rabbi ma in quanto Signore. Non parlava riferendosi ad uno più grande di lui. No, la parola che diceva era sua; e infine, usava questo linguaggio di autorità poiché affermava presente colui di cui aveva parlato per mezzo dei profeti: “Io dicevo. Eccomi qua” (Is 52,6)
Riflessione Per Il Giorno (Il Caffè di Gramellini)
Era gennaio 2018 quando lo spacciatore crotonese Salvatore Gerace usciva di casa ed entrava nella sede di «Libere Donne», l’associazione dirimpettaia che si occupava di portare sollievo alle vittime di droga, prostituzione coatta e mariti violenti. La fondatrice Katia Villirillo stava prendendo il caffè col figlio diciottenne, Giuseppe. Gerace ha cominciato a sparare senza dire nulla, tanto i bersagli sapevano già tutto: la presenza dell’associazione aveva incrinato i suoi traffici. Katia è uscita in strada a chiedere aiuto, ma è stata richiamata indietro dall’urlo di Giuseppe. Gli si è buttata addosso per proteggerlo ed è a quel punto che Gerace ha mirato al cuore del ragazzo e ha fatto fuoco. Giuseppe si è accasciato tra le braccia della madre, in una scena che ricordava la Pietà di Michelangelo. Lei gli ha sussurrato «aspettami, non te ne andare», ma Giuseppe se n’era già andato. In quella stanza in cui aveva salvato tante sconosciute, Katia non era riuscita a salvare suo figlio. L’assassino è finito in carcere e in un certo senso anche lei. Si è autoreclusa in casa, nel tentativo di elaborare un lutto indicibile. Sono passate le stagioni, non la sofferenza. Sono passate le promesse pronunciate a caldo dai politici, non la solidarietà delle donne che aveva aiutato. Così a fine novembre Katia è uscita di casa e ha riaperto l’associazione. Alleviare il dolore altrui è diventata la medicina per lenire il suo.
Intenzione del giorno
Preghiamo per i sacerdoti perché siano fedeli al loro ministero.
Don’t Forget: 250° de “i 1.000 quadri più belli del mondo”
Della vita di JOHANNES VAN DER MEER detto JAN VERMEER (1632-1675) uno dei pittori più noti al mondo, si sa poco: la data di nascita non si conosce con precisione, ma fu battezzato il 31 ottobre 1632, nella chiesa protestante di Delft. Il padre Reynier era un tessitore di seta della classe media, che si occupava anche di commercio di opere d’arte. La madre Digna era di Anversa. Sebbene protestante, sposò la cattolica Catherina Bolnes, nel 1653 e si convertì alla fede di lei. Johannes e la moglie ebbero 14 figli, tre dei quali morirono prima del padre.
Il quadro che presentiamo è rivelativo del suo stile: come in altre sue opere, una cascata di luce cattura l’attenzione sul soggetto principale, la donna, per poi lasciare l’occhio libero di esplorare gli altri dettagli in penombra. La protagonista ha il capo velato e indossa una mantella azzurra bordata di pelliccia bianca, sopra un abito giallo. Dall’apertura della casacca sporge il ventre prominente, che fa pensare all’avanzato stato di gravidanza della donna: forse si tratta della stessa moglie del pittore, Catharina. Davanti a lei uno specchio è appeso alla parete e sul tavolo il drappo blu crea una macchia di colore che riprende il colore della mantella e contrasta col giallo del vestito e della tenda scostata. Sulla parete di fondo è appeso un dipinto con il Giudizio universale: forse un’allusione moraleggiante a non occuparsi troppo dei beni terreni e a conservare l’anima pura, proprio come quelle che S. Michele è incaricato da Dio di soppesare con la bilancia e che è al centro di molti dipinti sul Giudizio Finale. Sia il candore e lo splendore delle perle sia il tema della bilancia potrebbero alludere alla purezza della donna o, chissà, forse richiamare il tema della temperanza cioè della necessità di soppesare bene le proprie azioni. Lo specchio di fronte alla donna a sua volta simboleggerebbe il bisogno di avere una chiara coscienza di sé, come si invitava a fare negli Esercizi spirituali di S. Ignazio di Loyola che proprio in quel periodo conoscono una diffusione straordinaria in tutta Europa e oltre.