VI Settimana di Pasqua
Aforisma di Jules Renard
Tutti i grandi uomini, in principio, furono incompresi; ma io non sono un grande uomo e vorrei essere compreso subito.
Preghiera del giorno
Dio onnipotente e misericordioso, donaci una partecipazione vera al mistero della risurrezione di Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
Parola di Dio del giorno Giovanni 16,5-11
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio.
Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».
Riflessione Mattutino di Mons. Ravasi
La nostra conoscenza può essere solo finita, mentre la nostra ignoranza deve necessariamente essere infinita. A dire queste parole è uno dei grandi filosofi della scienza, il viennese Karl Popper, nato nel 1902 e morto a Londra nel 1994. L’orizzonte della nostra conoscenza, pur esaltante, quanto più s’allarga tanto più vede l’immensità dell’ignoto che gli si schiude innanzi.
Questa “ignoranza” è nobile e Montaigne, il celebre pensatore del 1500 la puntualizzava così: «L’ignoranza che si conosce e giudica non è vera ignoranza. Lo è solo quando ignora sé stessa». L’ignorante saccente è il vero ignorante e il suo è «un male invincibile», come lo definiva Sofocle in uno dei frammenti a lui attribuiti. Purtroppo ai nostri giorni la superficialità è una divisa indossata con orgoglio, l’arroganza dell’insipiente è rispettata e considerata segno di decisionismo e persino di acutezza.
Essa conduce non solo all’approssimazione e all’impreparazione, ma anche alla rozzezza, all’inciviltà come si è soliti dire. Finisco come ho iniziato. Leggete le righe che cito: sono di Voltaire il quale nella sua Vita di Federico II scriveva, fin esagerando: «Non sappiamo nulla di noi stessi e ci muoviamo, viviamo, sentiamo e pensiamo senza sapere come. Gli elementi della materia ci sono sconosciuti. Siamo ciechi che procedono e ragionano a tentoni».
Intenzione di preghiera
Per tutti i bambini che in questi giorni nelle parrocchie riceveranno la 1.a comunione o la Cresima.
Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo
Nel 1888 presentò “Una madre” alla giuria del Salone, la prestigiosa mostra annuale d’arte contemporanea a Parigi. L’opera, la prima che la Nourse presentò al Salone, non solo fu accettata, ma fu esibita in posizione privilegiata (al livello degli occhi dell’osservatore), riservata ai dipinti più autorevoli. Ne seguirono una serie di altri onori che culminarono con l’acquisto di uno dei suoi dipinti da parte del governo francese nel 1910. I dipinti della Nourse appagavano il desiderio di semplicità a dispetto di una industrializzazione dilagante.
Questa immagine, che ritrae una donna di umile estrazione con il viso in ombra dopo aver finito di allattare il suo bambino, infonde una serenità e una quiete assoluta. Il successo del quadro è anche da attribuire all’accattivante combinazione dei soggetti avvolti in colori sereni: lavanda, malva e blu. Il risultato è un’immagine di assoluta semplicità e di altissima suggestione.