Riflessione del giorno

martedì 17 agosto ‘21

By patronatoADM

August 17, 2021

20.a Settimana Tempo Ordinario

 

Proverbio del giorno (Etiopia)

Chi non perdona gli altri distrugge il ponte su cui anche lui deve passare.

 

Preghiera del giorno

Prendimi, Signore, nella divina ricchezza del tuo silenzio, pienezza capace di colmare tutto nel mio animo. Fa’ tacere in me quel che non sei Tu, quel che non è la tua presenza.

Imponi anche il silenzio alla mia preghiera, perché essa sia slancio verso Te. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Santo del giorno

SANTA CHIARA DELLA CROCE (di Montefalco) Vergine.Chiara nacque a Montefalco (Perugia) nel 1268.

A sei anni entrò nel reclusorio dove la sorella Giovanna viveva con alcune compagne in austerità di vita.

Nel 1290 il reclusorio venne costituito in monastero con la Regola di sant’Agostino.

Morta la sorella Giovanna il 22 novembre 1291, Chiara della Croce venne eletta superiora del monastero, ufficio che svolse fino alla morte avvenuta il 17 agosto 1308.

Arricchita dei doni spirituali della scienza infusa e del discernimento, difese con passione l’ortodossia della fede contro insidiose deviazioni ereticali.

Fu consigliera spirituale di persone anche influenti della chiesa e della società del tempo.

La sua spiritualità si incentrò sulla meditazione della passione di Cristo e sulla devozione alla Croce.

Dopo la sua morte le consorelle, premurose di conservare il suo corpo, le aprirono il cuore e vi trovarono impressi i segni della Passione.

Il suo corpo è venerato nel santuario di Montefalco e custodito dalle monache agostiniane.

 

La Parola di Dio del giorno Mt 19,23-30

Gesù disse ai discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli.

Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».

A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?».

Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».

E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele.

Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».

 

Riflessione del giorno (mattutino Ravasi)

Non sempre il silenzio è bene. Quello che scaturisce dal timore non è un buon silenzio.

Anche i bambini possono esprimere i loro pensieri. Ogni tanto i loro pensieri hanno un’originalità sorprendente. Guai a tappare i pensieri.

Un pensiero bloccato diventa marcio. Capita ogni tanto di incrociare sulla radio l’emittente di un movimento politico: gli ascoltatori intervengono con veemenza e taglio monocorde; il conduttore, anziché placare gli eccessi, li stuzzica e radicalizza, creando un’atmosfera tesa e monotona.

È questo ad esempio «il pensiero marcio» a cui fa riferimento lo scrittore ebreo Aharon Appelfeld nel romanzo Un’intera vita, storia di una ragazzina cristiana che va in cerca della madre ebrea convertita al cristianesimo, ma ugualmente deportata dai nazisti.

È significativo che le parole da noi citate siano messe in bocca a una suora, l’unica vicina al tormento della giovane. Tanti gli spunti di riflessione: c‘è il silenzio maligno che nasce dalla paura, dall’interesse personale o dal quieto vivere e che, alla fine, avalla ingiustizie e vergogne.

C’è il tema dell’originalità creativa dei bambini: coi loro pensieri, sono capaci di intuizioni limpide, non sporcate dai luoghi comuni degli adulti.

Ma c’è soprattutto il rimando al pensiero “tappato”, asfittico, incapace di uscire dal cervello e divenendo poco a poco incancrenito.

Come diceva il filosofo danese Kierkegaard, «le idee fisse sono simili ai crampi ai piedi; il rimedio è camminarci sopra!».

 

Intenzione di preghiera per il giorno

Per chi è in vacanza, perché approfitti del tempo di riposo e di evasione per ritrovare le risorse fisiche e spirituali.

 

Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo

THOMAS JONES: UN MURO A NAPOLI

1782 – olio su carta – 11,4 x 16 cm – Londra National Gallery

Thomas Jones (1742-1803) nasce da famiglia benestante gallese; rinuncia alla carriera religiosa e decide di dedicarsi all’arte e, in particolare, alla pittura di paesaggio. Si traferisce a Londra e poi a Roma, ma sarà soprattutto a Napoli che egli si dedicherà a ritrarrenon già i monumenti e le viste più note della città, ma paesaggi urbani, immagini straordinarie di dimensioni contenute che produce per proprio diletto personale dalla terrazza della sua abitazione.

Non compreso dai critici Jones lascia Napoli assieme alla famiglia e torna in Inghilterra con un avventuroso viaggio via mare alla fine del 1803.

Dopo qualche anno passato a Londra, abbandona l’attività artistica e torna a vivere in Galles, gestendo i beni ricevuti in eredità da genitori e fratelli e vivendo in una certa agiatezza.

Tutti si dimenticheranno di lui, fino alla riscoperta a partire dagli anni ’50 del Novecento.

 

 

La sua infatti è una pittura modernissima, in anticipo di almeno un secolo rispetto al suo tempo.

A proposito del quadro che oggi presentiamo, scrive la critica d’arte Anna Ottani-Cavina: “A Napoli il pittore si muove in un raggio ridotto, strade da poco e case da niente, pezzi dimenticati della città che meriterebbero appena un’occhiata…l’artista inquadra un intonaco stinto, gli incastri del muro che toccano il cielo. Senza nulla inventare.

Poi…sviluppa un’immagine che non è la fotografia del reale, mala sua proiezione strutturale e geometrica, la sua riscrittura perfetta. L’atlante di Napoli che Thomas Jones ci regala è quello di una città fino ad allora invisibile.

Niente Vesuvio né anfiteatri del Golfo; ma porzioni di tetti e ritagli di case. E trapezi di cielo e spezzoni di mura e tutte le discrasie di un tessuto abitato ricondotte all’idea di bellezza perenne“.

È la bellezza che ancora oggi ci coglie di sorpresa davanti al vecchio muro di tufo che si staglia luminoso nel panorama degradato della periferia napoletana. Una bellezza che Jones ha insegnato a riconoscere e ci impone di preservare.