Riflessione del giorno

martedì 18 agosto ’20

By Patronato S. Vincenzo

August 17, 2020

XX Settimana del tempo Ordinario

Proverbio del giorno (Proverbio africano)

Quando la memoria va a raccogliere i rami secchi, torna con il fascio di legna che preferisce.

 

Iniziamo la giornata Pregando (preghiera colletta)

O Dio, che nella croce del tuo Figlio, segno di contraddizione, rivela i segreti dei cuori, fa’ che l’umanità non ripeta il tragico rifiuto della verità e della grazia, ma sappia discernere i segni dei tempi per essere salva nel tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Elena. Di famiglia plebea, Elena fu ripudiata dal marito Costanzo Cloro, ma quando il figlio Costantino divenne imperatore, ebbe il titolo di Augusta, il più alto cui una donna potesse aspirare. Fu l’inizio di un’epoca nuova per i cristiani: l’imperatore Costantino concesse loro libertà di culto. Un ruolo fondamentale ebbe Elena: contribuì alla conversione del figlio; compì opere di bene e fece costruire basiliche sui luoghi santi. Ritrovò la tomba e la croce del Signore. Morì intorno al 330

 

La Parola di Dio del giorno Mt 19,23-30

Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».

 

Riflessione Per Il Giorno (Nuove Lettere di Berlicche)

Il nickname (=nome abbreviato o soprannome in un sistema di posta elettronica) scelto spesso rivela molto su carattere, aspirazioni, cultura di una persona. Tra i più giovani sono comuni i nomi di calciatori o di eroi. Ma non solo gli eroi. Mi ha sempre colpito come alcuni adottino come nome alternativo quello di un “cattivo”. Che il personaggio arrivi da un cartone giapponese, un film o dalla vita vera, chi assume quel nomignolo evidentemente ammira quella particolare figura. Certo, alcuni “villain” sono molto più carismatici delle controparti buone. Hanno stile, abilità, coraggio, anche se sono dalla parte sbagliata. E’ comprensibile che uno sia attirato. Ma quando parliamo di un Pablo Escobar, di serial killer, pazzi omicidi, dei “cattivi” più bassi e spregevoli, diventa davvero difficile spiegare. A meno che non ci siano persone seriamente affascinate dal male, che hanno come idoli alcune delle menti più perverse e inique della realtà o dell’immaginazione. Quei nickname sono dichiarazioni: io voglio essere il cattivo. Voglio combattere il bene. Consapevolmente. Voglio l’inferno per scelta. Oh certo, l’inferno è affascinante. Finché non ci si entra.

 

Intenzione del giorno

Preghiamo per chi è in vacanza, perché possa ritemprarsi nel corpo e nello spirito

 

Don’t forget! “1.000 quadri più belli del mondo”

SEBASTIANO RICCI: IL RATTO DELLE SABINE

1702/3 – Olio su tela – 197 x 303 cm – Collezioni del Principe del Liechtenstein – Vienna

Sebastiano Ricci nasce a Belluno nel 1659 e si forma artisticamente a Venezia. E’ una delle figure principali della rinascita della pittura veneta del ‘700 e impara a dipingere studiando il Veronese e altri pittori italiani del 1500, i suoi veri maestri. Portato a mettersi nei guai, specialmente per tresche amorose, è ritenuto responsabile di un tentativo di omicidio: a 22 anni fugge a Bologna e conduce vita vagabonda, lavorando a Bologna, Roma, Modena, Firenze e Parma, prima di andare a Vienna a lavorare nel Castello di Schönbrunn. Tornato a casa nel 1696 riceve commissioni importanti a Venezia e Firenze. Nel 1711-12, il pittore è in Inghilterra dove lavora per l’aristocrazia e rafforza la sua fama. Ricci ha creato opere in tutta Europa fino a poco prima della sua morte avvenuta nel 1734.

 

Il “ratto delle Sabine” è fra le vicende più antiche di Roma, avvolta dalla leggenda. Romolo, dopo aver fondato Roma, si era rivolto alle popolazioni vicine per stringere alleanze e ottenere donne con cui procreare e popolare la nuova città. Al rifiuto dei vicini rispose con l’inganno: organizzò un grande spettacolo per attirare gli abitanti della regione e face rapire le loro donne. Numerosi gli artisti (Jean de Boulogne, Pietro da Cortona, Luca Giordano, G. Battista Tiepolo, J. Louis David ecc.) che hanno affrontato questo tema e fra loro anche il Ricci che dà un’interpretazione sua all’evento: sullo sfondo di edifici classici e di impalcature della città in costruzione, Ricci presenta l’evento stemperando il suo aspetto drammatico con un esercizio di stile che fa pensare più a un balletto che non a un violento e ingiustificabile abuso. I gesti melodrammatici, i colori vivaci, l’ambiente luminoso, l’eleganza di abiti e portamenti…tutto in questo quadro suggerisce il compiacimento del pittore nel raffigurare a modo suo la scena, con qualche ammiccamento erotico di cui un donnaiolo impenitente come il Ricci non poteva certo fare a meno. L’inquadratura è classica, ma siamo in pieno barocco, anzi si respira qualcosa di quell’atmosfera rococò che il Ricci ha potuto ammirare nello studio di Watteau durante il suo passaggio in Francia.

 

nell’immagine un dipinto di George Dunlop Leslie