Riflessione del giorno

Martedì 18 luglio 2023

By patronatoADM

July 17, 2023

 

XIII settimana Tempo Ordinario

 

Aforisma di M. Proust

“La malattia è il dottore a cui si dà più ascolto. Alla gentilezza ed alla saggezza noi facciamo soltanto delle promesse; al dolore, noi obbediamo.”

 

Preghiera salmo 68

Signore, rivolgo a te la mia preghiera, nel tempo della benevolenza. O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi, nella fedeltà della tua salvezza. Io sono povero e sofferente: la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro. Loderò il nome di Dio con un canto, lo magnificherò con un ringraziamento. Vedano i poveri e si rallegrino; voi che cercate Dio, fatevi coraggio, perché il Signore ascolta i miseri e non disprezza i suoi che sono prigionieri. Amen.

 

Santo di oggi

 

Parola di dio del giorno Matteo 11,20-24

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite.

Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sodoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sodoma sarà trattata meno duramente di te!».

 

Riflessione Fatti e detti dei nuovi padri del deserto

Abba Pacifico rispondeva con semplicità a dei giovani che lo provocavano, alcuni di loro erano dominati dall’alcol, altri dal fumo e l’abba sospettava pure che fossero condizionati dal piacere sessuale e dai vizi connessi. Gli dicevano: “Abba, non fumi tu? E quando bevi, quanto bevi? Solo due o anche quattro bicchieri? E quante ragazze hai?”.

L’abba ogni volta lasciava che parlassero, finché un giorno gli lasciarono anche la possibilità e il tempo di rispondere e disse loro: “«Città smantellata e senza mura, tale è l’uomo che non sa dominare sé stesso» (Pro 25,28)”. I giovani naturalmente non compresero: “Che cosa vuol dire? E che c’entrano le mura?”. E lui: “Volete diventare dei ruderi, delle rovine? Se non dominate le voglie, i vizi, gli istinti, nessuno potrà trovar gioia alla vostra presenza, nessuno sarà aiutato da voi, tutti vi eviteranno”. “Ce la metti brutta, abba!” ribatterono offesi.

“Molto brutta –riprese l’abba- Ma non sono io che ve la metto, siete voi che ve la cercate. C’è una possibilità: cominciate a guardare Gesù. Egli ha detto: «Senza di me non potete far nulla» e anche «Chi rimane in me porta molto frutto» (Gv 15,5). Egli darà forza a ciascuno di voi per dominare sé stesso e iniziare una vita bella e santa”. Li lasciò così, pregando l’unico Salvatore che li aiutasse a riflettere e decidere.

 

Intenzione di preghiera per il giorno

Preghiamo perché si attenui l’eccessivo calore di questi giorni a beneficio dei malati, dei più deboli e degli anziani.

 

Don’t forget! 1000 quadri più belli del mondo

SVEN RICHARD BERGH: DOPO LA POSA

1884 – olio su tela – 145 x200 cm – Malmö Museum – Malmö Svezia

Sven Richard Bergh nacque a Stoccolma a fine 1858. Era figlio di Johan Edvard Bergh, che aveva lavorato come avvocato prima di dedicarsi alla pittura di paesaggi e diventare un insegnante d’arte. Anche sua madre era un’artista ed è così che il ragazzo fu introdotto all’arte fin dalla più tenera età. Dopo aver studiato alla Royal Swedish Academy of Arts di Stoccolma, Bergh viaggiò più volte in Francia, per sfuggire all’accademismo dell’establishment artistico svedese.

In questo suo quadro, Sven R. Bergh ritrae l’artista suo connazionale Carl Jaensson mentre suona il violino dopo aver ritratto la modella in primo piano. La giovane donna è collocata dal pittore nel centro esatto di un atelier spoglio e monocromatico, mentre indossa lentamente una calza azzurra, seduta su un tavolo bianco come il vestito.

Mentre il violinista quasi si perde sullo sfondo scuro del laboratorio, la ragazza risalta nel chiarore della luce che piove dall’alto, che rimbalza dal tavolo e si diffonde dal vestito. I pochi oggetti sul piano della mensa e le tele poggiate alle pareti, non distolgono lo sguardo dalla protagonista e dall’artista: musica e pittura dialogano fra loro completandosi a vicenda ed è come se la prima volesse interpretare la seconda.

Il quadro ha la definizione e la purezza di certe stampe giapponesi che nella seconda metà del XIX secolo andavano molto di moda fra i pittori e allo stesso tempo l’essenzialità della scena è debitrice al gusto scandinavo per gli ambienti puliti e semplificati al massimo. Infine il gioco della luce è formidabile e rende la modella una specie di donna ideale alla quale il pittore rende omaggio con il violino considerato il suono più puro di tutta la musica.