Undecima settimana tempo ordinario
Aforisma del giorno di Nicolás Gómez Dávila
Quando si è giovani si teme di passare per stupidi; nell’età matura si teme di esserlo.
Preghiera del giorno
Signore, amico degli uomini, a Te ricorro al mio risveglio, cominciando il compito assegnatomi nella tua misericordia: assistimi in ogni tempo ed in ogni cosa; preservami da ogni seduzione mondana, da ogni influenza del demonio; salvami e introducimi nel tuo Regno eterno. Amen.
Santo del giorno
Parola di dio del giorno Matteo 7,6.12-14
Gesù disse ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».
Riflessione del giorno – Frammenti di vita
Il papà non l’ha mai conosciuto e quando rimase orfano di mamma a 7 anni la nonna materna lo fece sedere sulle ginocchia e gli parlò come si fa a un uomo: “Io non posso mantenerti: ti affido a uno “zio” che si prenderà cura di te”. Così il piccolo marocchino lasciò il suo paese chiuso nel bagagliaio di un’auto. Tre giorni dopo lui e lo zio erano in carcere in Spagna.
Iniziò così un’odissea che sarebbe durata una decina di anni: ceduto da uno “zio” all’altro, aveva imparato l’arte della sopravvivenza, finché stanco di angherie, a 13 anni si era “messo in proprio” e aveva girato l’Europa alternando la vita in strada a quella nelle prigioni (una dozzina) e diventando papà a 18 anni.
Approdato al carcere di Bergamo, fu affidato al Patronato e da allora tutto cambiò: conobbe una coetanea italiana mamma di una bimba e se la sposò. Dall’unione erano nati altri tre bimbi e il nostro a 25 anni si ritrovò con 5 minori a carico. A rischio di sfratto, gli si è trovato un affitto sicuro e poi, grazie a uno straordinario imprenditore, un lavoro garantito.
Del Marocco gli era rimasta solo la nonna che gli voleva bene e a cui voleva bene, finché giorni fa gli fecero sapere che era morta. Mi ha detto: “Ora non ho più nessuno. Perché?”. Ho risposto: “Ora hai te stesso e la tua famiglia. E la tua nonna è morta serena perché sapeva che tu eri diventato un uomo”.
Intenzione di preghiera per il giorno
Luigi Gonzaga è stato per molto tempo il patrono della gioventù di azione cattolica e anche oggi è uno straordinario esempio e modello per i giovani: preghiamo affinché li protegga e li aiuti.
Don’t forget! 1000 quadri più belli del mondo
THÉODORE GÉRICAULT: LA IENA DELLA SALPÊTRIÈRE
Olio su tela – 1820 – 72 x 58 cm – Museo delle Belle Arti di Lione
Il pittore francese Géricault era sensibile alle conquiste della psichiatria ottocentesca, che iniziava a considerare gli alienati, ossia i folli, non più come individui da escludere e isolare ma come malati da curare. La psichiatria dell’epoca si serviva ancora della fisiognomica, una disciplina che deduceva le caratteristiche psichiche di una persona dai suoi caratteri somatici, in particolare quelli del viso.
Ma l’artista, con il suo intenso realismo, indaga, piuttosto, l’aspetto umano della malattia, a causa della quale quegli individui sono costretti a una vita di drammatico isolamento, di esclusione dal contesto sociale. L’Alienata con monomania dell’invidia (più nota come “iena della Salpêtrière” cioè del centro ospedaliero universitario di Parigi, progettato nel 1656 dall’architetto Libéral Bruant su incarico del re Luigi XIV) è il più famoso ritratto del gruppo di 10 che Géricault dipinse per il dottor Jean Georget al quale si era rivolto in un periodo di depressione.
Si tratta di una donna anziana vestita con un pesante cappotto, che lascia intravedere la camicia sottostante, coperta da una sciarpa rossa. La cuffia è slacciata, con i lacci che penzolano ai lati del viso. I piccoli occhi, arrossati e cattivi, puntano su qualcosa o qualcuno che ha attirato la sua attenzione, e che lei osserva concentrata. Il volto rugoso, i capelli grigi e sporchi, le vesti dimesse sono mostrate senza idealizzazione.
È con questa potente espressività che Géricault incarna l’invidia in una donna anziana e impossibilitata dalle sue condizioni ad ottenere quel poco di libertà che la società del XVII e XVIII secolo le poteva offrire. L’artista tratta l’argomento con delicatezza, avendo come obiettivo principale quello di restituire ai soggetti la loro dignità. Si tratta di opere singolari nelle quali il pittore indaga con crudo realismo il mondo della follia con un’eccezionale maestria nella tecnica controllata.