7.a settimana tempo ordinario
Avvenne il 21-5…
526 – Terremoto di Antiochia (oggi Turchia): con 250.000 morti, fu uno dei terremoti più disastrosi della storia conosciuta 1502 – Il navigatore portoghese João da Nova scopre l’Isola di S. Elena 1904 – A Parigi viene fondata la FIFA 1927 – Charles Lindbergh completa il primo volo transatlantico senza scalo in solitaria
1972 – La Pietà di Michelangelo danneggiata da László Tóth, ungherese con problemi mentali
Aforisma di Meister Eckhart
All’inizio, al di là del senso, è il Verbo. Tesoro ricchissimo in cui inizio fa nascere inizio.
Preghiera
Il tuo aiuto, o Dio onnipotente, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
Parola di Dio del giorno Marco 9,30-37
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano.
Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Riflessione G.K. Chesterton: Idee nuove o vecchi errori?
Il 90% di ciò che chiamiamo nuove idee sono semplicemente vecchi errori. Uno dei principali compiti della Chiesa Cattolica è far sì che la gente non commetta questi vecchi errori, in cui è facile ricadere, ripetutamente, se le persone vengono abbandonate, sole, al proprio destino. La verità concernente l’atteggiamento cattolico nei confronti dell’eresia o, si potrebbe dire, nei confronti della libertà, può essere rappresentata dalla metafora di una mappa.
La Chiesa Cattolica possiede una mappa della mente che sembra la mappa di un labirinto, ma che in realtà è una guida per orientarsi nel labirinto. Questa mappa è stata compilata utilizzando conoscenze che, nel mondo della scienza umana, non hanno paragoni. Non vi sono altri casi di istituzioni intelligenti che hanno, con continuità, pensato sul pensiero per duemila anni. È un’esperienza che ricopre quasi tutti i campi sperimentabili e, in special modo, gli errori.
Ne risulta una mappa che evidenzia con chiarezza tutti i vicoli ciechi e le strade dissestate, nonché le vie che si sono dimostrate fuorvianti grazie alle testimonianze forniteci da coloro che le hanno seguite. Su questa mappa della mente gli errori vengono segnati come eccezioni: gran parte di essa è costituita da campi da gioco e terreni di caccia fioriti, dove la mente può spaziare con tutta la libertà che le è propria, per non parlare dei numerosi campi di battaglia intellettuale dove il combattimento è quanto mai incerto e imprevedibile. Ma c’è la responsabilità di segnalare determinate strade che conducono al nulla o alla distruzione, ad un muro cieco o a un precipizio. Così facendo, si previene la possibilità che le persone perdano il loro tempo, o le loro vite, in sentieri che si sono dimostrati ripetutamente, nel passato, vani o disastrosi, ma che possono ancora, in futuro, intrappolare ripetutamente i viandanti. La Chiesa si prende la responsabilità di mettere in guardia il suo popolo su queste realtà, e sta qui l’importanza del suo ruolo. Dogmaticamente essa difende l’umanità dai suoi peggiori nemici, quei mostri antichi, divoratori orribili che sono i vecchi errori.
Intenzione di preghiera
Per i popoli governati da tiranni senza scrupoli (Corea del Nord, Russia, Iran…) perché trovino la via del coraggio e della resistenza per poter cambiare le cose.
Don’t Forget! Grandi figure del Clero bergamasco
don FRANCESCO DELLA MADONNA 1771-1846
Francesco Della Madonna, nato a Gandino (Bergamo) il 3-1-1771 da Paolo Antonio, armaiolo, e Lucia Rudelli, perse la madre in tenera età. Morta anche la seconda moglie del padre quando era adolescente, entrò a fare parte della confraternita del S. Suffragio, dove scoprì la vocazione al sacerdozio. A 17 anni entrò nel seminario di Bergamo e fu consacrato prete il 21-12-1793. Nei primi 7 anni di attività pastorale fu cappellano e corista nella parrocchia di S. Alessandro della Croce.
All’arrivo delle truppe francesi a Bergamo, don Francesco si spostò in Veneto dove rimase dal 1800 al 1814, dedicandosi alle missioni popolari e alla predicazione. In questo periodo entrò in contatto con significative personalità locali: P. Luigi Mozzi, don Bartolo e don Pietro Zinelli, don Rocco Bonazzoli, Maddalena di Canossa e fratelli, Anton Angelo e M. Antonio Cavanis. Tornato a Gandino come coadiutore del parroco don F. Caccia, elaborò il progetto di fondazione di una congregazione religiosa.
Il 3-12-1818, con un gruppetto di ragazze della zona, avviò l’istituto delle Suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata, dedite all’educazione e all’istruzione elementare delle fanciulle nella scuola comunale (ospitata nella sua casa) e nel collegio, alla preparazione di maestre elementari nella scuola privata, nonché all’assistenza alle ammalate della parrocchia e all’insegnamento della Dottrina cristiana. A tali attività si aggiunse l’organizzazione di un oratorio festivo femminile. Don Francesco avrebbe voluto anche istituire un orfanotrofio maschile e una scuola infantile, ma non ne ebbe il tempo.
Nel 1829, anno in cui fu nominato parroco di Gandino, iniziò per lui un periodo travagliato che portò al suo allontanamento dalla parrocchia nel 1834, quando si trasferì a Bergamo. Qui, dopo un breve soggiorno in seminario, trovò ospitalità nella casa per sacerdoti poveri fondata da don Carlo Botta, con il quale aveva condiviso gli studi teologici e gli venne affidato il ruolo di mansionario della cattedrale. 4 anni dopo, fu chiamato a prestare servizio presso le orfane del Conventino di Bergamo, diretto dall’amico don Giuseppe Brena, che sostituì nell’incarico di priore nel 1844. Morì a Bergamo il 14 giugno 1846.