Riflessione del giorno

martedì 22 dicembre ’15

By Patronato S. Vincenzo

December 21, 2015

 

fotografia di Paolo Baraldi

 

 

Iniziamo la Giornata Pregando

Il tuo aiuto, Signore, ci renda perseveranti nel bene in attesa del Cristo, tuo Figlio; quando Egli verrà e busserà alla porta ci trovi vigilanti nella preghiera ed esultanti nella lode. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

FRANCESCA SAVERIO CABRINI S. Angelo Lodigiano 1850 – Chicago 1917

Nata nella cittadina lombarda nel 1850, rimasta orfana di padre e madre, Francesca avrebbe voluto chiudersi in convento, ma non fu accettata a causa della sua malferma salute. Prese allora l’incarico di accudire a un orfanotrofio, affidatole dal parroco di Codogno. La giovane, da poco diplomata maestra, fece molto di più: invogliò alcune compagne a unirsi a lei, costituendo il primo nucleo delle Suore missionarie del S. Cuore, sotto la protezione di S. Francesco Saverio, di cui assunse il nome. Portò il suo carisma missionario negli Stati Uniti, tra gli italiani che vi avevano cercato fortuna. Per questo divenne la patrona dei migranti.

 

Ascoltiamo la Parola di Dio (Mt 1,18-24)

Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».

 

Riflessione Per Il Giorno (David M. Turoldo)

Si è fatta troppa poesia sul Natale. Si è trasformata l’Incarnazione in un’orgia di consumo. Ma la saturazione del profano, la condanna del pretestuoso, dell’inutile sta diventando una conquista. Anche questo forse è segno di nuovi tempi. C’è tutta una gioventù cristiana che non ama più commuoversi a Natale. E il povero non si lascia più sedurre dal pacco di Natale. Provate voi a preparare il famoso pranzo per i poveri: certo, il barbone è sempre pronto ad approfittarne; ma perfino il barbone sa che deve mangiare tutto l’anno e non solo a Natale. Anche l’uomo della strada ormai conosce le cifre della vergogna. Lo sanno tutti che ogni anno nel mondo muoiono per fame milioni di uomini…. Allora? Quanti Natali nella tua vita! Forse 50, forse 70, 80! Duemila Natali! Ma ai Suoi occhi mille anni sono come un giorno che è già passato. L’importante è che ogni anno succeda qualcosa e tu possa dire: ecco, questo è un Natale nuovo.

 

Intenzione del giorno

Preghiamo per tutti i migranti dall’Italia e per l’Italia

 

107° quadro della serie: i 1000 quadri più belli del mondo

 

Hieronymus Bosch (1453–1516) è uno straordinario pittore fiammingo che prende il nome da ‘s-Hertogenbosch, sua città natale. La ricchezza inventiva nelle sue opere, vere e proprie visioni, ha chiamato in causa dottrine diverse, tra cui la psicoanalisi. Ma la sua opera rispecchia le dottrine religiose e intellettuali dell’Europa del centro-nord che, al contrario dell’umanesimo italiano, negavano la supremazia dell’intelletto, per porre l’accento sugli aspetti trascendenti e irrazionali. Il trittico che presentiamo mostra al centro la scena dell’adorazione dei Magi e nei pannelli laterali i committenti inginocchiati e presentati dai rispettivi patroni. Nello sportello sinistro sono raffigurati S. Pietro e il donatore Peter Bronckhorst e lo stemma di famiglia col motto “Een voer al” (uno per tutti). In secondo piano, un uomo seduto su una cesta e riparato sotto un tettoia precaria, asciuga i panni sul fuoco: si tratta di S. Giuseppe intento a scaldare i pannolini del Bambino. Nello sportello di destra è raffigurata S. Agnese con la donatrice Agnese Bosshuysse; in secondo piano un orso e un lupo attaccano alcuni viandanti. Nello scomparto centrale l’Adorazione dei Magi si svolge secondo l’iconografia tradizionale.

La capanna, a forma piramidale, ricorda la composizione della società del tempo, al vertice della quale tutto è fatiscente, mentre alla base si trova la vita, adagiata nel seno di una giovane donna col suo primogenito. Questa capanna, descritta con ogni particolare, diventa reggia che accoglie tutti i popoli. Fuori della capanna siede la Vergine, perno della composizione, con in grembo il Bambino. Baldassare, il più vecchio, in ginocchio posa a terra il suo dono: una scultura d’oro col Sacrificio di Isacco, prefigurazione della passione di Cristo, che schiaccia i rospi (=eresia); ha deposto la corona a indicare che sapienza e potere sono inutili di fronte a Dio. Dietro di lui Melchiorre, che sulla mantellina ha ricamata la visita della regina di Saba a Salomone, porta su un piatto l’incenso, mentre il moro Gaspare -col vestito bianco che risalta sulla la pelle nera, con un’inserviente pure di colore- reca in mano una pisside sferica contenente mirra, con con in rilievo scene bibliche. Singolare è la figura seminuda che appare sulla soglia della capanna, davanti ad altre figure grottesche, col manto rosso, il turbante e la tiara di sterpi metallici in mano, oltre alla piaga sulla caviglia: è figura dei re della terra (Ap 6,15) che con la nascita del nuovo re, sono spodestati dal loro rango.

Nonostante il tono dolce e contemplativo, la scena mostra un’aurea di mistero e favola come l’accanirsi dei pastori a salire sulla capanna per spiare l’avvenimento che qui assume un connotato inquietante. Inoltre eserciti percorrono la scena in lontananza e anche le costruzioni sullo sfondo hanno un aspetto irreale. La scena è immersa in un paesaggio dorato, dai toni lievi e dorati, che sfumano verso i colori azzurri del cielo: è stato definito come “uno dei più ariosi e luminosi paesaggi dell’arte olandese, con un quieto digradare e ondulare di boschi, acque e vallette”.