Riflessione del giorno

Martedì 23 settembre 2025

By Patronato S. Vincenzo

September 22, 2025

 

25. domenica Tempo Ordinario

 

Avvenne il 23 settembre…

1122 – Il concordato di Worms pone fine alla lotta per le investiture.

1846 – Viene scoperto il pianeta Nettuno.

1932 – Fondazione del Regno dell’Arabia Saudita.

1939 – Muore Sigmund Freud a Londra

1941 – Nel lager di Auschwitz effettuati i primi esperimenti con i gas.

1985 – Giancarlo Siani, giornalista italiano, viene assassinato dalla Camorra a soli 26 anni.

 

Aforisma dal Salmo 125

“Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia. Nell’andare, se ne va piangendo, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con gioia, portando i suoi covoni”.

 

Santo del giorno

 

Preghiera Colletta

Dio onnipotente ed eterno, per grazia singolare hai concesso al santo presbitero Pio da Pietrelcina di partecipare alla croce del tuo Figlio, e per mezzo del suo ministero hai rinnovato le meraviglie della tua misericordia; per sua intercessione concedi a noi, uniti costantemente alla passione di Cristo, di poter giungere felicemente alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

 

Parola di dio Luca 8,16-18

In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

 

Riflessione di P. Pellegrino Funicelli: gli ultimi momenti della vita di P. Pio

Testimonianza di padre Pellegrino Funicelli, Frate Cappuccino che al momento del trapasso di padre Pio era accanto a Lui. “Poco dopo le ore 21 del 22-9-1968…Padre Pio per mezzo del citofono mi chiamò nella sua stanza: era a letto, coricato sul fianco destro. Mi domandò l’ora segnata dalla sveglia sul comodino. Dai suoi occhi arrossati asciugai qualche piccola lagrima e ritornai nella stanza n. 4 per mettermi in ascolto presso il citofono sempre acceso. P. Pio mi chiamò ancora per altre 5 o 6 volte fino alla mezzanotte; e aveva sempre gli occhi rossi di pianto, un pianto dolce, sereno.

A mezzanotte mi supplicò: “Resta con me, figlio mio”; e cominciò a chiedermi con molta frequenza l’orario. Mi guardava con occhi imploranti, stringendomi forte le mani. Poi, come se si fosse dimenticato dell’orario, mi domandò: “Uagliò, a ditte a Messe?”. Risposi sorridendo: “Padre, è presto adesso per la Messa”. Egli replicò: “Beh, stamattina la dirai per me”. E io: “Ma ogni mattina la dico secondo le sue intenzioni”. Poi volle confessarsi e terminata la confessione disse: “Figlio mio, se oggi il Signore mi chiama, chiedi perdono per me ai confratelli di tutti i fastidi che ho dato; e chiedi ai confratelli ed ai figli spirituali una preghiera per l’anima mia”.

Risposi: “Padre, io sono sicuro che il Signore la farà vivere ancora a lungo, ma, se dovesse aver ragione lei, posso chiederle un’ultima benedizione per i confratelli, per i figli spirituali e per i suoi malati?”. E lui: “Sì che li benedico tutti; chiedi anzi al Superiore che la dia lui per me questa ultima benedizione”. Infine mi ha chiesto di rinnovare l’atto della professione religiosa. Era l’una quando mi disse: “Senti, figlio mio, io qui a letto non respiro bene. Lasciami alzare. Sulla sedia respirerò meglio”.

L’una, le due, le tre erano di solito gli orari in cui soleva alzarsi per prepararsi alla S. Messa e prima di sedersi in poltrona soleva fare quattro passi nel corridoio. Quella notte notai con meraviglia che camminava dritto e spedito come un giovane, tanto che non vi era bisogno di sostenerlo. Giunto sull’uscio della cella disse: “Andiamo un po’ sul terrazzino”. Lo seguii tenendogli la mano sotto il braccio; egli stesso accese la luce e arrivato vicino alla poltrona si sedette e guardò in giro per il terrazzino curiosando: sembrava che con gli occhi cercasse qualcosa. Dopo 5 minuti volle tornare in cella.

Cercai di sollevarlo, ma mi disse: “Non ce la faccio”. “Padre, non si preoccupi “, gli dissi incoraggiandolo e presi subito la sedia a rotelle. Per le ascelle lo sollevai dalla poltrona e lo posi sulla sedia. Egli stesso sollevò i piedi da terra e li poggiò sul predellino. Nella cella quando l’ebbi adagiato in poltrona, egli indicandomi con la mano sinistra e con lo sguardo la sedia a rotelle mi disse: “Portala fuori”. Rientrato nella cella, notai che il Padre cominciava ad impallidire. Sulla fronte aveva un sudore freddo. Mi spaventai, però, quando vidi che le sue labbra cominciavano a diventare livide.

E ripeteva continuamente: “Gesù, Maria” con voce sempre più debole. Mi mossi per andare a chiamare un confratello, ma egli mi fermò dicendo: “Non svegliare nessuno”. Io mi avviai ugualmente e correndo mi ero allontanato di pochi passi dalla sua cella, quando mi richiamò ancora. Ed io pensando che non mi richiamasse per dirmi la stessa cosa tornai indietro. Ma quando mi sentii ripetere: “Non svegliare nessuno”, gli risposi con un atto di implorazione:” Padre, adesso mi lasci fare”. E di corsa mi avviai verso la cella di padre Mariano, ma vedendo aperto l’uscio di fra Guglielmo entri, accesi la luce e lo scossi: “Padre Pio, sta male”. In un momento fra Guglielmo raggiunse la cella del Padre ed io corsi a telefonare al dottor Sala.

Questi giunse dopo dieci minuti circa e appena vide il Padre preparò subito l’occorrente per fargli un’iniezione. Quando tutto fu pronto, fra Guglielmo e io cercammo di sollevarlo, ma non riuscendovi dovemmo adagiarlo sul letto: Il dottore fece l’iniezione e poi ci aiutò a riadagiarlo sulla poltrona, mentre il Padre ripeteva con voce sempre più fievole e con il movimento delle labbra sempre più impercettibile: “Gesù, Maria”. Frattanto chiamati dal dottor Sala arrivarono Mario Pennelli, nipote di Padre Pio, il direttore sanitario della Casa Sollievo dottor Gusso, e il dottor Giovanni Scarale; mentre chiamati da me erano già arrivati il padre guardiano, il padre Mariano ed altri confratelli.

Mentre i medici davano l’ossigeno prima con la cannula e poi con la maschera, il p. Paolo da S. Giovanni Rotondo gli amministrava il Sacramento degli infermi e gli altri confratelli inginocchiati all’intorno pregavano. Alle ore 2,30 circa chinò la testa sul petto: era spirato.” 

 

Intenzione di preghiera

Perché la nostra lotta contro le ingiustizie sia mossa dall’amore per chi è debole e non dall’invidia per chi è potente.

 

Don’t Forget! SANTI DELLA CARITÀ

SS. Cosma e Damiano

MEDICI ANARGIRI (gratuiti)

Nati nel III secolo in Arabia da famiglia benestante, Cosma e Damiano, erano fratelli gemelli. La loro madre Teodora li educò ad amare Gesù e a seguire il Vangelo. Cosma e Damiano si volevano bene e avevano lo stesso carattere e gli stessi desideri. Vollero diventare medici per curare i malati e per questo si trasferirono in Siria dove studiarono con profitto medicina, poi iniziarono la loro missione recandosi nelle case di chi li chiamava per curare ogni sorta di malanno e per compiere operazioni chirurgiche. Famosi per la loro bravura, Cosma e Damiano non solo guarirono malattie impossibili ma prescrivevano anche una medicina efficacissima di loro invenzione, attenti a curare anche l’anima dei pazienti, ascoltandoli e rincuorandoli.

I gemelli erano medici anàrgiri (dal greco Ἀνάργυροι = “senza argento”) cioè non si facevano pagare, come il Signore aveva suggerito loro di fare. Ma nel frattempo, sotto l’Impero romano di Diocleziano, divampò la persecuzione contro i cristiani. I due fratelli parlavano a tutti di Gesù e con il loro esempio di medici caritatevoli, che rivolgevano le loro amorevoli e gratuite attenzioni ai poveri, ottennero tante conversioni. Per questo vennero arrestati e giustiziati nel 303 a Cirro (città della Siria, oggi in Turchia).

La devozione per i SS. Cosma e Damiano, patroni di medici, dentisti, chirurghi, ostetriche, farmacisti e barbieri, è cresciuta nel tempo sempre più. Molti malati si rivolgono ai due fratelli per ottenere la guarigione, e si narra di numerosi miracoli grazie alla loro intercessione. Nel cuore di Roma, in Via dei Fori Imperiali, si può visitare la Basilica dei Santi Cosma e Damiano che, con i suoi affascinanti mosaici, rappresenta una delle più antiche e suggestive chiese della “città eterna”.