III Settimana di Pasqua
Aforisma di François de La Rochefoucauld
“Il male che facciamo non ci attira tante persecuzioni e tanto odio quanto le nostre buone qualità.”
Preghiera colletta
O Dio, che hai glorificato il tuo evangelista Marco con il dono della predicazione del Vangelo, concedi a noi di imparare dal suo insegnamento a seguire fedelmente le orme di Cristo. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
Parola di Dio del giorno Marco 16,15-20
Gesù apparve agli undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Ed essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Riflessione Breve sul 25 aprile
Nell’aprile 1946 il primo governo De Gasperi, a cui partecipano tutte le forze politiche nate dalla lotta di Liberazione, approva un decreto che proclama il 25 aprile giorno di festa nazionale per la “solenne commemorazione dei sacrifici e degli eroismi sostenuti dal popolo italiano durante la lotta contro il nazifascismo”.
La data ricorda l’insurrezione generale proclamata dal Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia per la liberazione delle principali città del Nord: Milano, Torino, Genova. Negli altri paesi europei i rituali commemorativi della 2.a guerra mondiale sono solitamente fissati nell’anniversario della resa tedesca (8 maggio) o della fine della guerra.
La scelta italiana ha chiara valenza politica: vuol legittimare la Resistenza e i suoi soggetti come costruttori della nuova Italia e garanti della democrazia. Negli anni la festa del 25 aprile – più di altre date del calendario civile– è stata spesso utilizzata come strumento di mobilitazione e lotta politica, oppure “devitalizzata” attraverso la retorica e la celebrazione.
Ma le premesse affinché il 25 aprile diventi vera “festa della nazione” sono state poste in questi decenni a condizione che i valori della resistenza siano riconosciuti una volta per tutte come comuni e non esclusivi di una parte, nel superamento delle contrapposizioni politiche che da destra hanno contribuito ad atteggiamenti ambigui nella condanna del nazifascismo e da sinistra alla rivendicazione esclusiva di un movimento che invece fu di popolo e che aveva molte anime. La scuola deve diventare il luogo privilegiato per la trasmissione della memoria e della storia della Resistenza alle giovani generazioni.
Intenzione di preghiera per il giorno
Oggi i valori della resistenza li vediamo incarnati da popoli come quello Ucraino che lottano per la loro libertà: non dimentichiamoci di loro nella nostra preghiera.
Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo
PELLIZZA DA VOLPEDO: IL QUARTO STATO
1901 – olio su tela – 293 x 545 cm. – Milano, Galleria d’Arte Moderna
Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907) dipinse Il Quarto Stato per documentare le rivendicazioni sociali della sua epoca. L’artista era amico di Angelo Morbelli con cui si confrontò non solo sulla teoria artistica del divisionismo, ma anche sulle tematiche politiche socialiste. Il titolo dell’opera, Quarto Stato, si riferisce ad un termine utilizzato durante la rivoluzione industriale ottocentesca che indicava la classe lavoratrice formata da operai contadini e artigiani.
Il termine nacque durante la rivoluzione francese per indicare lo strato più basso della società’, quello subalterno al terzo che era la borghesia. I lavoratori rappresentati nel dipinto stanno manifestano per i propri diritti e sono quindi in sciopero: avanzano come massa compatta che quindi assume forza e potere per contrattare il giusto salario. Le figure in primo piano, due uomini e una donna col bambino rappresentano le componenti della classe sociale più umile dell’epoca.
Gli uomini sono vestiti con abiti poveri ma dignitosi: il giovane al centro indossa la camicia e il gilet, porta il cappello in capo e tiene la giacca con una mano. La sua postura è calma è sicura. La donna con il bimbo, invece, è a piedi nudi e sembra rivolgersi all’uomo per farlo desistere. Dietro a loro uomini giovani, maturi e anziani procedono compatti verso il fronte del dipinto.
In segno disolidarietà col popolo milanese il pittore decise di realizzare la grande opera di denuncia in seguito alla strage ordinata da Bava-Beccaris del 6-9 maggio 1898. Il generale milanese, per ingraziarsi il governo, aveva infatti aperto il fuoco contro un corteo di operai: furono uccisi 81 cittadini e feriti centinaia. Il quadro sul quale Pellizza aveva lavorato per una decina di anni, fu più volte rifiutato e questo forse fu all’origine della tragica decisione dell’artista di togliersi la vita a soli 39 anni.