Riflessione del giorno

martedì 26 gennaio ’21

By Patronato S. Vincenzo

January 25, 2021

 

 

nell’immagine di un dipinto di John Sloan

 

 

 

Proverbio del Giorno:

Il dolore è come un tesoro; lo si mostra solo agli amici

Iniziamo la Giornata Pregando (Preghiera di S. Benedetto)

“O Dio, che hai fondato la tua Chiesa sulla fede degli Apostoli, fa’ che le nostre comunità, illuminate dalla tua parola e unite nel vincolo del tuo amore, diventino segno di salvezza e di speranza per tutti coloro che dalle tenebre anelano alla luce. Per il nostro Signore Gesù Cristo… . Amen

 

TIMOTEO e TITO

Di madre giudea e padre pagano, Timoteo si avvicinò alla chiesa cristiana dove godeva di grande stima per la sua conoscenza delle SS. Scritture. Paolo lo scelse come compagno di ministero. Tito di famiglia greca, pagano, venne convertito da Paolo che lo mandò a Corinto. Quando Paolo incontra gli apostoli a Gerusalemme porta Timoteo (circonciso) Tito (incirconciso): nei due simbolicamente riunisce l’uomo della legge e quello delle genti.

 

Ascoltiamo La Parola Di Dio

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».».

 

Riflessione Per Il Giorno (Frammenti di vita)

 Ci sono parole che entrano a far parte del linguaggio comune solo perché al significato misterioso, uniscono un suono gradevole: “resilienza” è una di queste. Fa pensare a resistenza, ma ha sfumature diverse…e si sa che le sfumature contano, in un tempo in cui si è precisato che il solo colore grigio ne ha 50 e tutte diverse. Soprattutto però ha il merito di creare imbarazzo in chi la sente per la prima volta (cosa vorrà mai dire?) consentendo all’altro di esibirsi in dotte spiegazioni. Così quando uno, parlando all’amico del disagio creato dalla pandemia se ne esce affermando che: “…questa prova alla lunga mi ha reso resiliente” l’altro l’ha corretto: “Vorrai dire resistente!”. “No, no…proprio resiliente. Non mi dire che non sai cosa significa resilienza…” risponde lui con un sorrisetto ironico. “Ebbene, non lo so: che vuol dire?”. La spiegazione non fa capire granché, ma va per le lunghe, così che il socio taglia corto: “Stai dicendo che sei resiliente perché hai saputo far fronte in modo positivo al covid, cogliendo le opportunità che ti erano offerte?”. “Esatto” fa lui. Al che l’amico, al quale non va di giocare con le parole, conclude: “Ho capito cosa vuol dire resilienza. Quel che non ho capito è se sei tu che sei resiliente al virus o se è il virus che è resiliente a te”.  

 

Intenzione del giorno

Preghiamo per i terremotati del centro Italia, per le vittime e per chi ha perduto tutto

 

 

 

“i mille quadri più belli del mondo”

 

Il pittore Gaspare Traversi (1722-1770) nacque a Napoli nel 1722 e si formò nella bottega del maestro Solimena. Al 1748 risale la sua prima opera certa e datata, che dimostra una personalità sviluppatasi in modo autonomo dalla iniziale formazione presso il grande maestro. Documentato a Roma dal 1752, esegue sei dipinti per la chiesa di S. Crisogono, in seguito trasferite nella basilica di San Paolo fuori le Mura. Tra il 1753 e il 1758 dipinge la serie di tele per la chiesa del convento di Castell’Arquato presso Parma. Straordinario ritrattista, riversa anche in questo repertorio la sensibile resa psicologica dei personaggi e l’analisi penetrante dell’ambiente sociale. Muore a Roma nel 1770. Il Traversi accanto a opere di soggetto religioso, sviluppa un vasto repertorio di scene di genere rappresentative della società borghese del tempo, trasformando in chiave moderna e con satira sottile la tipologia di alcune composizioni assai diffuse nell’ambito del naturalismo seicentesco. Come è il caso del quadro che presentiamo: in primo piano, un giovane pallido, ferito e dolorante vestito con camicia grigia e un gilet azzurro, si appoggia al tavolo e solleva un lembo della camicia per permettere al dottore di esaminare la ferita.

Il dottore con giacca marrone e capelli lunghi, sta osservando con cautela, attento a non farlo soffrire più del dovuto.  La ragazza, che sostiene il ferito con fare quasi materno, sembra suggerirgli qualcosa mentre gli sorregge la testa. Sullo sfondo, si intravedono figure che mostrano curiosità, più che la partecipazione al dolore del giovane. La figura dell’ignoto chirurgo napoletano suggerisce professionalità, mentre le altre sono quasi caricaturali, in forte contrasto chiaroscurale che ricordano lo stile caravaggesco. La tela trasmette il dolore provato dall’uomo ferito, il volto del quale appare in ombra, nascondendone lo sguardo tormentato. Forse il Traversi ha voluto trasmettere in questo tela alcuni significati profondamente umani: il dolore dell’uomo ha bisogno non solo delle cure mediche, ma anche della vicinanza e del sostegno degli affetti.