nell’immagine un dipinto di Ambrosius Brueghel
XVII Settimana tempo Ordinario
Proverbio del Giorno (Proverbio Africano)
Puoi svegliarti anche molto presto all’alba, ma il tuo destino si è svegliato mezz’ora prima di te.
Nazario e Celso
Martiri Paolino, biografo di sant’Ambrogio, riferisce che il vescovo di Milano ebbe un’ispirazione che lo guidò sulla tomba sconosciuta dei due martiri Nazario e Celso. Il corpo del primo, intatto, fu trasportato in una basilica costruita a suo nome. Sulle reliquie di Celso, le ossa, sorse una nuova basilica. Nazario e Celso furono martirizzati a Milano nel 304.
Iniziamo la giornata Pregando (Preghiera Colletta)
Rivelaci, o Padre, il mistero della preghiera filiale di Cristo, nostro fratello e salvatore e donaci il tuo Spirito, perché invocandoti con fiducia e perseveranza, come egli ci ha insegnato, cresciamo nella esperienza del tuo amore. Per il nostro Signore…Amen
La parola di dio del giorno
Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
Riflessione Per Il Giorno (Mons. Galantino: Abitare le parole)
In tempi di calamità e di emergenza sorgono spontanei simboli che uniscono: nell’emergenza che stiamo vivendo, si è fatto strada su tutti l’arcobaleno. Come fenomeno ottico e meteorologico e per la sua carica simbolica, l’arcobaleno ha coinvolto etnologi, filosofi, scienziati, antropologi, storici delle religioni, poeti e artisti. Orazio ne parla con ironia. Seneca stabilisce una corrispondenza tra l’arcobaleno, l’incesto e la peste; alcuni miti sudamericani pongono l’arcobaleno all’origine di alcune malattie. Nella mitologia greca, Zeus distende l’arcobaleno nel cielo per inviare annunci funesti agli uomini. Nel paganesimo, l’arcobaleno era il ponte attraverso il quale santi e bambini raggiungevano la felicità. Nella bibbia, l’arcobaleno compare dopo il diluvio universale. Nel segno dell’arcobaleno JHWH sancisce un’alleanza col popolo: “Il mio arco pongo sulle nubi e sarà il segno dell’alleanza tra me e la terra” (Gen 9, 13). Qui l’arcobaleno dice vicinanza di Dio e responsabilità dell’uomo, chiamato a scelte di fedeltà. È difficile sapere quanta consapevolezza accompagni il ricorso, in questi giorni, al simbolo dell’arcobaleno, che trae forza dal tenere insieme i colori che lo compongono come a rifiutare la prevaricazione di un colore sull’altro. L’Andrà tutto bene esprime la speranza che tutto finisca e richiama l’impegno a percorrere strade nuove. Sorprendentemente Chagall, nel suo “Noè e l’arcobaleno”, rende quest’ultimo col colore bianco. Mettendo così in evidenza che l’arco, strumento di guerra, nelle mani di Dio diventa luce che fonde in piena armonia la molteplicità dei colori che lo compongono e sostiene la speranza di chi lo contempla.
Intenzione del giorno
Preghiamo per i sacerdoti, i collaboratori, gli ex-allievi, i benefattori defunti del Patronato S. V.
“1.000 quadri più belli del mondo”
Rachel Ruysch era artista olandese specializzata nei dipinti di nature morte con fiori. Nata a L’Aia, si trasferì presto ad Amsterdam. Suo padre era Frederik Ruysch era un noto botanico che nella sua aveva una vasta collezione di rarità. A quindici anni divenne apprendista di Willem van Aelst (1627-1683) pittore di Delft, noto per i suoi dipinti di fiori. Nel 1693 sposò il ritrattista Juriaen Pool (1666-1745), dal quale ebbe 10 figli e nel 1701 venne introdotta nella gilda dei pittori dell’Aia. Visse 85 anni e realizzò circa un centinaio di dipinti caratterizzati dall’uso di sfondi scuri.
Il coronavirus in meno di dieci giorni si è portato via anche Carlo Enea Pezzoli, storico sindaco di Leffe. Classe 1929, è sempre stata una persona carismatica, appassionata e dedita al suo paese natale, per il quale si è speso in prima persona. Ricoprì il ruolo di primo cittadino dal 1975 al 1985 e dal 1993 al 2002. Ebbe la fortuna di poter studiare e diventò medico chirurgo. Fu primario dell’ospedale di Garbagnate Milanese, trasferendosi lì con la moglie per qualche anno, per poi ricoprire lo stesso ruolo al nosocomio di Treviglio. Coltivava una grande passione per la politica: militò prima nella file della Democrazia Cristiana, per schierarsi poi, negli Anni Ottanta, con il Partito Socialista Italiano e negli Anni Novanta con la Lega di Umberto Bossi. Nel 2002, dopo nove anni da sindaco, perse le elezioni, e così a 73 anni diede il suo addio alla politica, continuando però a seguirne ogni movimento. Sposò Irene, figlia di Francesco Servalli, altro grande sindaco di Leffe a cui è dedicata la piazza antistante il comune. «Ci metteva una passione degna di merito e di nota. Nel 2007 lo incontrai – ricorda Giuseppe Carrara, già primo cittadino di Leffe -. Non nego che un po’ di timore reverenziale scorreva nelle mie vene, durante l’attesa dell’incontro con un’ex sindaco e rivale politico. Fu un incontro cordiale, dal quale appresi l’umanità nascosta di una persona che, ormai anziana, non si era rassegnata all’idea di non “dover” essere più necessario alla vita del proprio paese. E dopo questo incontro, nel rivedere Enea ho sempre avuto il privilegio di scambiare quattro parole, un saluto o anche solo un cenno di stima reciproca. Un mese fa circa, l’ho incontrato per l’ultima volta in un locale del paese dove andava a leggere i giornali. Resterà di lui un bel ricordo per molti. Rimarranno in mente le sue “battaglie” politiche, i suoi scritti pungenti verso i rivali, me compreso. Ma oggi, seppur Enea dichiarasse di essere ateo e aveva passione per la matematica, nel paradiso dei sindaci ci sarà un angelo in più». «Erano tante le sue passioni – ricorda il nipote Francesco Franchina – tra queste la matematica, la scrittura e la montagna. Ha scritto anche un libro ed è stato libero docente universitario di chirurgia. Godeva di buona salute. Tutti i giorni infatti amava recarsi sul monte Croce, sopra Leffe: l’ultima salita solo dieci giorni fa, prima che il virus lo bloccasse. Era nato il 20 aprile, e il 25 aprile dello scorso anno ci siamo ritrovati tutti per festeggiare il suo novantesimo compleanno».