Riflessione del giorno

martedì 30 ottobre ’18

By Patronato S. Vincenzo

October 29, 2018

 

 

Proverbio del Giorno

«Gli dei aiutano l’uomo che non sta coricato sul dorso (Cina)»

 

Iniziamo La Giornata Pregando

O Dio, che nel tuo Figlio sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto, rendici degni della tua chiamata: porta a compimento ogni nostra volontà di bene, perché sappiamo accoglierti con gioia nella nostra casa per condividere i beni della terra e del cielo. Per il nostro Signore…Amen.

 

Angelo d’Acri

Frate cappuccino Nato nel 1669 ad Acri, Luca Antonio Falcone ebbe un cammino vocazionale travagliato. Entrò e uscì dal noviziato cappuccino, ma finalmente venne ordinato sacerdote nel 1700. Esercitò il suo apostolato come predicatore in tutto il Sud per 40 anni. Era conosciuto come l’«Angelo della pace». In vita e dopo la morte, avvenuta nel 1739, compì numerosi miracoli. Il suo corpo è venerato nella basilica di Acri, a lui dedicata

 

Vangelo del giorno Luca 13,18-21

Diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò?  E’ simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell’orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami». E ancora: «A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? E’ simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata».

 

BREVE COMMENTO AL VANGELO

Il granellino del Vangelo è Cristo che, frantumato nella Passione, diventa albero nella Risurrezione. E’ granellino quando, affamato, soffre per la mancanza di cibo; è albero quando, con 5 pani, sazia 5.000 persone. Là soffre l’indigenza della sua condizione umana, lì elargisce la sazietà, con la forza della sua divinità. (S. Massimo di Torino)

 

Riflessione Per Il Giorno (Francesco Alberoni)

Gli eroi antichi piangevano. Piange Achille alla morte di Patroclo, piange Ulisse nell’isola di Calipso pensando alla patria lontana. Piange Pericle al processo di Aspasia. Piange Paolo mentre Francesca racconta. Oggi ha finito per imporsi un modello di maschio che pensa di essere forte controllando i suoi sentimenti e anche la donna sta imitando il modello androgino e se ne vanta. Ma al di là delle ideologie e delle mode gli esseri umani continuano a provare le antiche passioni. L’amore, la gelosia, l’invidia, la solitudine e continuano a innamorarsi, e allora ecco che anche l’uomo viene preso dal mal d’amore, e quando sente la voce amata lo prende un nodo alla gola e non riesce più a parlare. E lo stesso succede a lei. Sì, davvero, anche oggi nella nostra società della comunicazione i due innamorati talvolta fanno fatica a parlarsi al telefono tanto la loro voce è rotta dai singhiozzi, dalla commozione. Ma perché queste cose, che pure sono vere non si dicono? Perché abbiamo tanta voglia di assomigliare a dei robot?

 

 Intenzione del giorno

Preghiamo perché ci lasciamo incontrare, invitare e convertire dal Signore che ci cerca.

 

Don’t Forget! – 240° quadro de “1.000 quadri più belli del mondo”

 

 

Il Cristo nella tempesta di Rembrandt, è l’unico paesaggio marino da lui dipinto. Fu realizzato quando si era trasferito ad Amsterdam dalla nativa Leida, affermandosi come il principale pittore di ritratti e soggetti storici della città. L’interpretazione dettagliata del racconto evangelico, le espressioni delle figure, la pennellata levigata e la brillante coloritura sono caratteristici del primo stile di Rembrandt. Nel quadro, la natura si lancia contro la fragilità umana, sia fisica che spirituale. I discepoli in preda al panico lottano contro la tempesta improvvisa e combattono per riprendere il controllo della barca mentre un’enorme ondata si schianta sulla prua, strappando la vela e trascinando pericolosamente l’imbarcazione vicino alle rocce in primo piano a sinistra. Uno dei discepoli vomita in mare, travolto dalla paura e dal malessere. Altri si affannano nel tentativo di governare l’imbarcazione e infine altri ancora si rivolgono a Gesù, l’unico a rimanere calmo nell’occhio della tempesta.

Lo sconvolgimento della natura è al tempo stesso la causa e la metafora del terrore che attanaglia i discepoli, amplificando la turbolenza emotiva e quindi l’impatto drammatico dell’immagine. Il dipinto mostra la capacità del giovane Rembrandt non solo di rappresentare una storia sacra, ma anche di catturare la nostra attenzione e di immergerci nel dramma. La figura infatti che ci guarda direttamente mentre si afferra a una corda e si tiene il berretto, a detta dei critici sarebbe Rembrandt stesso: essa richiama gli autoritratti e fissando il suo sguardo sul nostro, ci fa capire di stare partecipando alla vivida drammatizzazione del pittore del disastro che Cristo sta per evitare. Il pittore ha descritto infatti il racconto biblico come se si trattasse di un evento a lui contemporaneo mentre il contrasto fra l’oscurità e la luce provocato dal mare agitato e dal cielo annerito coinvolge lo spettatore nel terrore dei discepoli. Il quadro offre un’interpretazione altamente spettacolare e drammatica dell’episodio evangelico che si imprime nella mente di chi guarda e racconta il dramma della chiesa ai tempi di Rembrandt e ai nostri tempi.