Riflessione del giorno

Martedì 5 novembre 2024

By Patronato S. Vincenzo

November 04, 2024

 

XXXI settimana Tempo Ordinario

 

Avvenne il 5 novembre…

333 a.C. – Battaglia di Isso: Alessandro Magno, affronta e sconfigge i Persiani di Dario III

1605 – Viene sventato il tentativo di Guy Fawkes di far esplodere il Parlamento d’Inghilterra.

1911 – L’Italia, dopo aver dichiarato guerra all’Impero ottomano, annette Tripoli e la Cirenaica.

1914 – Il Regno Unito annette Cipro, e, assieme alla Francia, dichiara guerra all’Impero ottomano.

1940 – Franklin Delano Roosevelt viene rieletto presidente degli Stati Uniti d’America.

2006 – Saddam Hussein, ex dittatore dell’Iraq, è condannato a morte nel processo di primo grado

 

Aforisma di Gilbert K. Chesterton

“Uomini che cominciano a combattere la Chiesa per amore della libertà e dell’umanità, finiscono per combattere anche la libertà e l’umanità pur di combattere la Chiesa.”

 

Preghiera

Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno; fa’ che corriamo senza ostacoli verso i beni da te promessi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per i secoli dei secoli. Amen

 

Santo del giorno

 

Parola di Dio del giorno Luca 14,12-14

Uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”.

Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”.

Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

 

Riflessione

Rimandando quello che si deve fare, si corre il pericolo di non farlo mai più. Non convertendosi subito, si rischia di essere dannati. L’indugiare non è solo frutto di pigrizia. In alcune persone è una vera e propria attitudine costante: si cerca di dilazionare, di rimandare a un altro momento e, così, i nodi s’attorcigliano ancor di più, le pratiche da evadere s’accumulano, le abitudini si sclerotizzano, i difetti s’incancreniscono. Aveva, perciò, ragione il grande poeta francese Charles Baudelaire quando proponeva l’osservazione che oggi abbiamo citato.

Era un po’ il suo autoritratto, perché egli si era lasciato trascinare nel vortice di una vita sregolata, contrassegnata da vizi, dall’uso di alcol e droghe, dalla dissipazione economica, sia pure sempre con l’anelito di riscatto e di conversione che, però, mai veniva reso effettivo nella vita. A livello morale è, quindi, deleterio il rinvio, nella consapevolezza che il male interiore si consolida e occupa progressivamente corpo e anima, mentre – come scriveva il grande Seneca all’amico Lucilio – dum differtur, vita transcurrit, «intanto che si rimanda, la vita continua a scorrere», e alla fine si hanno le mani vuote.

Certo, è vero che talvolta procrastinare una scelta può essere frutto di saggezza e riflessione e può persino attenuare, sbiadire o spegnere questioni troppo bollenti. Ma nella maggior parte dei casi non bisogna dimenticare quell’altro motto latino divenuto proverbiale: Quod differtur, non aufertur, ciò che viene differito, non è né eliminato né perso. L’impegno da prendere starà sempre lì ad attenderci nei crocevia dell’esistenza.   

 

Intenzione di preghiera per la settimana

Preghiamo per le vittime della spaventosa inondazione di Valencia, per i dispersi e per chi ha perso tutto perché Dio e la comunità mondiale non lascino solo nessuno.

 

Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo

FEDERICO ZANDOMENEGHI: RITRATTO DI DIEGO MARTELLI

1879 – Olio su tela – 72 x 92 cm.

Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti

Nel ritratto eseguito dal pittore impressionista italiano Federico Zandomeneghi (Venezia 1841–Parigi 1917), Diego Martelli (un critico d’arte che molto interessato alla vita culturale e artistica di Parigi, inviava le sue cronache ai giornali italiani per far conoscere le novità artistiche internazionali) è seduto su una poltroncina foderata di rosso, rivolto a sinistra. Il critico volge lo sguardo frontalmente, in direzione dell’osservatore con un’espressione complice e un po’ sorpresa.

L’aspetto di Martelli è florido, infatti, il viso tondo è ravvivato dalle guance arrossate. Una barba scura incornicia il volto rubizzo e il capo è coperto da uno zuccotto rosso. Martelli indossa una giacca grigia, pantaloni scuri e un panciotto blu sul quale si intravede la catena di metallo che regge l’orologio da taschino. Un grosso anello è infilato sull’anulare destro mentre la mano sinistra è infilata nella tasca dei pantaloni. La stanza dove siede il protagonista ha pareti decorate con piccoli motivi floreali azzurri, mentre a sinistra, si vede un caminetto e sopra di esso alcune stoviglie che creano una piccola natura morta con un pannello che fa da sfondo.

L’impianto compositivo del ritratto risente della tecnica di Degas che fu tra i più influenti pittori impressionisti sull’artista italiano. Il quadro fu presentato al pubblico nel 1879 alla quarta esposizione impressionista ed inviato a Firenze solo nel 1895. L’artista infatti riteneva questo dipinto, diversamente dall’altro ritratto fatto all’amico Diego nel 1870, poco originale e mal riuscito e lo donò al critico solo dopo le sue ripetute insistenze. Ma il quadro rimane un capolavoro.