Riflessione del giorno

martedì 7 gennaio ’20

By Patronato S. Vincenzo

January 06, 2020

 

 

I proverbi della Bibbia

“Chi teme Dio è costante nell’amicizia” (Siracide)

 

Iniziamo la Giornata Pregando (S. Elisabetta della Trinità)

O mio Dio, Trinità che adoro, aiutarmi a dimenticare completamente me stesso per stabilirmi in te immobile e sereno come se la mia anima fosse già nell’eternità. Pacifica la mia anima; fanne il tuo cielo, la tua dimora amata e il luogo del tuo riposo. Che io non ti lasci mai solo, ma che sia lì con tutto me stesso, vigile nella fede e adorante offerta alla tua azione creatrice.

 

RAIMONDO DI PEÑAFORT

Sacerdote dell’Ordine dei Predicatori (Domenicani): conoscitore del diritto canonico, scrisse sul sacramento della penitenza e, maestro generale, preparò la redazione delle Costituzioni dell’Ordine; morì in avanzata età a Barcellona, Spagna nel 1276. Oggi si ricorda anche S. Anselmo eremita (sec XII) e S. Crispino Vescovo di Pavia (sec V)

 

Ascoltiamo la Parola di Dio (Matteo 4,12-17.23-25)

Avendo saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea e, lasciata Nazareth, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata. Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva. E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.

 

La riflessione del giorno (Benedetto XVI)

Epifania vuol dire manifestazione di Gesù a tutte le genti, rappresentate dai Magi, che giunsero a Betlemme dall’Oriente per rendere omaggio al Re dei Giudei, la cui nascita essi avevano conosciuto dall’apparire di una nuova stella nel cielo. La stella e le Sacre Scritture furono le due luci che guidarono il cammino dei Magi, i quali ci appaiono come modelli degli autentici cercatori della verità. Essi erano dei sapienti, che scrutavano gli astri e conoscevano la storia dei popoli. Erano uomini di scienza in un senso ampio, che osservavano il cosmo ritenendolo quasi un grande libro pieno di segni e di messaggi divini per l’uomo. Il loro sapere, pertanto, lungi dal ritenersi autosufficiente, era aperto a ulteriori rivelazioni e appelli divini. Infatti, non si vergognano di chiedere istruzioni ai capi religiosi dei Giudei. Avrebbero potuto dire: facciamo da soli, non abbiamo bisogno di nessuno, evitando, secondo la nostra mentalità odierna, ogni “contaminazione” tra la scienza e la Parola di Dio. Invece i Magi ascoltano le profezie e le accolgono; e, appena si rimettono in cammino verso Betlemme, vedono nuovamente la stella, quasi a conferma di una perfetta armonia tra la ricerca umana e la Verità divina, un’armonia che riempì di gioia i loro cuori di autentici sapienti.

 

Intenzione del giorno

Preghiamo perché Dio ci doni la virtù della pazienza e della perseveranza nel bene.

 

Don’t Forget! EVENTO DELL’ANNO 19 DI OGNI SECOLO: anno 320

A Roma COSTANTINO I (274–337) è imperatore dal 306 alla morte. Tra i suoi interventi c’è la riorganizzazione dell’amministrazione e dell’esercito, la creazione di una nuova capitale a oriente, Costantinopoli, e la promulgazione dell’Editto di Milano sulla libertà religiosa. Il Papa è S. SILVESTRO I (+ 335) 33º vescovo di Roma dal 314 alla morte. Convocò il primo concilio ecumenico di Nicea e riuscì a convertire Costantino il Grande, imperatore romano. Nel 320 S. Pacomio fonda in Egitto il primo monastero cristiano al mondo.

 

I “1.000 quadri più belli del mondo”

 

Genovese, il pittore GIOACCHINO ASSERETO (1600-1649) fu allievo, fin dai 12 anni, di Luciano Borzone e di Giovanni Ansaldo. Fu dotato di uno straordinario stile autonomo già in età molto precoce (a sedici anni dipinse una tela per l’oratorio di S. Antonio in Sarzano) e diviene presto quotatissimo maestro cittadino con una sua bottega propria. In questo grande “notturno” Assereto raffigura icasticamente il suicidio del tribuno romano Marco Porcio Catone che, allo scoppio della guerra civile tra Cesare e Pompeo, prese le parti di quest’ultimo e lo seguì in Oriente.

Dopo l’uccisione di Pompeo e la sconfitta dei suoi seguaci, Catone decise di porre fine alla sua vita trapassandosi il ventre con la spada, ma fu soccorso; durante la notte, lasciato solo, si lacerò le bende e, riaprendosi la ferita, provocò con lucida determinazione la propria morte. L’ambientazione notturna della scena, la scelta di rappresentare il tragico gesto, nonché l’uso di una luce artificiosa proveniente dalle torce, che accentua la gestualità esasperata dei personaggi e concentra l’attenzione sulla mano di Catone e sulla sua spada – strumento del tragico atto – appaiono elementi che contribuiscono a infondere alla composizione un tono concitato da dramma figurato. La tela mostra l’influsso dei caravaggeschi nordici come Matthias Stomer e Gerrit van Honthorst e rivela la grande forza emozionale ed espressiva della pittura di questo artista.