Riflessione del giorno

Martedì 7 gennaio 2025

By Patronato S. Vincenzo

January 07, 2025

 

Tempo di Natale

 

Avvenne il 7 gennaio…

1610 – Galileo Galilei osserva per la prima volta i satelliti di Giove.

1797 – Il tricolore rosso, bianco e verde è per la prima volta adottato come bandiera da uno Stato italiano sovrano, la Repubblica Cispadana.

1927 – Si tiene la prima telefonata transatlantica fra New York e Londra.

1979 – Pol Pot e i Khmer rossi vengono rovesciati dalle truppe vietnamite

1999 – Inizia il processo per impeachment del presidente degli Stati Uniti Bill Clinton.

2015 – Attacco terroristico nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi. 12 morti.

 

Aforisma di Gandhi

“Nessuno può farti più male di quello che fai tu a te stesso.”

 

Preghiera

O Dio, il tuo Verbo dall’eternità riveste il cielo di bellezza e dalla Vergine Maria ha assunto la nostra fragile carne: apparso tra noi come splendore della verità, nella pienezza della sua potenza porti a compimento la redenzione del mondo. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

 

Santo del giorno

 

Parola di Dio del giorno Giovanni1,35-42

In quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nazareth e andò ad abitare a Cafarnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta».

Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.

 

Riflessione frammenti di vita

La notte di Natale 2024 in coincidenza con la nascita nel mondo di Gesù, si è verificata la nascita al cielo del decano del Patronato, don Martino Campagnoni. Affettuosamente potremmo definire don Martino il prete dei record non solo di durata, ma anche di fedeltà a Dio, al ministero, al prossimo. Era il più anziano dei preti bergamaschi e di tutti quelli passati attraverso il P.S.V. nella quasi secolare storia dell’istituzione.

Nato nel 1927, l’anno in cui don Bepo iniziò la sua opera, don Martino è colui che ha vissuto più a lungo nella stessa: rimasto orfano, a 12 anni è stato accolto da don Bepo nel Patronato e negli 86 anni seguenti vi ha vissuto, prima a Bergamo, poi a Clusone, cioè quasi il doppio dei 48 anni del fondatore.

Ordinato nel 1951, ha esercitato il ministero per 73 anni: dieci a Bergamo e, dal 1961 fino alla morte, a Clusone come direttore. Nei confronti della città “Baradella” che l’ha accolto con affetto, ha stabilito un altro record di durata visto che le è rimasto fedele per ben 63 anni ed ha voluto essere sepolto nel locale cimitero.

È anche il solo prete del Patronato con due lauree: una alla Gregoriana di Roma in teologia e una alla Cattolica di Milano in lettere e ha scritto una ventina di libri. Ma il suo record più curioso rimane la predica durata quasi 1 ora e ½ ai ragazzi del Patronato che lo hanno applaudito come neppure alla prima della Scala…ma per farlo smettere.     

       

Intenzione di preghiera per la settimana

Preghiamo per il nuovo anno 2025 anno giubilare della speranza perché il Signore non ci faccia mai mancare questa virtù che insieme alla fede e alla carità fanno andare avanti il mondo.

 

Don’t Forget! Le più belle natività della storia dell’arte

HUGO VAN DER GOES (1440-1482): L’ADORAZIONE DEI MAGI

1470 – Olio su tavola di quercia – 147 x 242 cm – Gemäldegalerie Berlino – Germania

L’opera era originariamente un trittico con gli scomparti laterali mobili che sono andati perduti, come dimostrano le cerniere ancora presenti sulla cornice originale. Non si conosce né il committente originale, né il luogo a cui il quadro era destinato. Il pittore ha ambientato la scena tra rovine di grandi edifici, con un pavimento in piastrelle sollevate e sbrecciate, che simboleggiano la decadenza della civiltà antica, restaurata e rinnovata dalla venuta di Gesù Cristo.

Sullo sfondo si notano due scorci del paesaggio si muovono alcune figure: a sinistra, il Corteo dei Magi, inserito in un paesaggio luminoso con alcuni edifici e un laghetto, dove i palafrenieri fanno riposare i cavalli. Al centro, in lontananza due pastori indicano qualcosa ad un’anziana donna con un bambino piccolo.

In primo piano, davanti al muro di quel che resta della casa, compaiono: la Madonna, pallida e malinconica, avvolta in un ampio seduta, porge Gesù Bambino all’adorazione dei presenti. I tre Magi, sontuosamente vestiti, porgono doni preziosi.

Come di consueto, rappresentano uomini di etnie diverse e di tre differenti età dell’uomo (gioventù, maturità e vecchiaia): il Magio anziano dal manto rosso, è inginocchiato davanti a Maria e ha appoggiato la sua corona, bordata di pelliccia, per terra, in segno di rispetto, accanto al prezioso recipiente colmo di monete d’oro posto sopra la “pietra angolare” (Sal 118,22); Il Magio d’età virile, è appena arrivato e si sta inginocchiando: indossa la corona sul berretto di velluto rosso, ha la cappa foderata di pelliccia da cui sporge l’elsa della spada e una bisaccia decorata da perle; porta la mano destra al petto e con la sinistra prende la coppa con la mirra, che un servo gli porge; il Magio giovane e moro, appena sopraggiunto, è ancora in piedi: sorregge il suo dono – l’incenso – nel palmo della mano, indossa gli speroni ed è vestito sontuosamente, con al seguito tre servitori. S. Giuseppe, accanto a Maria, in ginocchio col cappello in mano, guarda incredulo la scena.

Oltre la barriera in legno in secondo piano, si vedono alcuni pastori, tra i quali quello con la barba e il cappello di pelliccia con la piuma e che è forse l’autoritratto dell’artista. Tutti gli sguardi ricolmi di profonda devozione, convergono verso il piccolo Gesù, che però è rivolto allo spettatore.

Nella scena, inoltre, sono presenti alcuni dettagli, resi con grande cura, che hanno valore simbolico, come gli iris (fiori associati alla fede), lo scoiattolo (che nell’antichità era associato al male), la piccola natura morta della scodella, la pentola, il cucchiaio di legno, il pane nella nicchia della parete, le spighe che alludono all’Eucaristia.