nell’immagine un dipinto di Tsuguharu Foujita
XIV Settimana del Tempo Ordinario
Proverbio del giorno
“Lo stolto dà sfogo a tutto il suo malanimo, il saggio alla fine lo sa calmare” (Prov. 29,11)
Iniziamo la giornata Pregando (orazione colletta)
O Dio, che nella vocazione battesimale ci chiami ad essere pienamente disponibili all’annunzio del tuo regno, donaci il coraggio apostolico e la libertà evangelica, perché rendiamo presente in ogni ambiente di vita la tua parola di amore e di pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
MARCO JI TIANXIANG
medico e padre di famiglia, a causa della dipendenza da oppio, che aveva iniziato ad assumere per motivi curativi, si vide estromesso dall’Eucaristia. Con umiltà e spirito di pentimento, cercò di liberarsi dalla dipendenza. Catturato insieme ai suoi familiari durante la rivolta dei Boxer, morì per decapitazione il 7 luglio 1900, a 61 anni. Canonizzato nel 2000.
La Parola di Dio del giorno (Mt 9,32-38)
In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demoni per opera del principe dei demoni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».
Riflessione Per Il Giorno (Contributo di Mons. Daniele Rota)
Un’insegnante scrisse sulla lavagna: 9 x 1 = 7 – 9 x 2 = 18 – 9 x 3 = 27 – 9 x 4 = 36 – 9 x 5 = 45 – 9 x 6 = 54 – 9 x 7 = 63 – 9 x 8 = 72 – 9 x 9 = 81 – 9 x 10 = 90. Quando ebbe finito di scrivere e si girò verso la classe, tutti gli alunni stavano ridendo per l’errore fatto nella prima operazione. A questo punto l’insegnante disse: “Ho scritto la prima operazione sbagliata di proposito perché volevo che imparaste una lezione molto importante. Era solo per spiegarvi come il mondo di fuori vi tratterà: ho scritto giusto 9 volte ma nessuno mi ha detto che sono stata brava; tutti voi però avete riso e mi avete criticata per l’unica cosa sbagliata che ho fatto. Quindi questa è la lezione: il mondo non apprezzerà le milioni di cose giuste che farete, ma sarà pronto a criticare l’unica sbagliata”. Purtroppo è così!
Intenzione del giorno
Preghiamo perché la pace e la riconciliazione fra i popoli del vicino oriente
Don’t Forget! “1.000 quadri più belli del mondo”
Giuseppe Maria Crespi (1665–1747) è un pittore italiano di scuola bolognese, soprannominato fin da giovanissimo “lo Spagnoletto” per l’abitudine di vestire abiti attillati all’uso spagnolo. Pittore molto versatile nella scelta degli episodi rappresentati, esplora tutta la pittura, da quella sacra alla pittura di genere fino alla ritrattistica, creando opere originali, nel recupero di alcuni elementi del naturalismo popolaresco. Riceve la nomina di cavaliere da papa Benedetto XIV, ma nel 1745 perde la vista senza poter più dipingere e muore nel 1747. L’opera che oggi presentiamo ritrae una donna rappresentata di spalle: sopra di lei il finestrone aperto permette alla luce di inondare la stanza con una luminosità diffusa e ovattata che mette in rilievo un’infinità di oggetti di uso quotidiano: è un tripudio di coperchi, pentole, vasellame, stoviglie, piatti, secchi ecc. che diventano coprotagonisti del dipinto insieme alla donna. Ma vera protagonista del dipinto è la luce che dà rilievo al mondo in cui “la sguattera” si muove e arriva a farci immaginare persino gli odori e i rumori dell’ambiente chiuso e circoscritto, ma dilatato e nobilitato dalla luce diffusa. Accanto al cammino, pigramente acciambellato sulla sedia, un gatto guarda verso di noi, come a invitarci dentro la scena. Il pittore trasforma una scena quotidiana e persino banale in qualcosa di solenne, dove ogni persona e oggetto viene nobilitato e dà vita a un quadro stupendo, indimenticabile che fa pensare alle migliori opere di Vermeer e dei fiamminghi.
Don Umberto Tombini si è spento il 17 marzo 2020 in piena emergenza coronavirus nella casa di riposo di Zogno, dove risiedeva da alcuni anni. Nato il 20 novembre 1936 a Zanica, dopo l’ordinazione sacerdotale (11-06-1960) era stato coadiutore parrocchiale di Adrara S. Rocco (1960-63), di Calolzio (1963-70) e di Zogno (1970-82), quindi parroco delle due frazioni zognesi di Grumello de’ Zanchi (1982-2012) e di Stabello (1993-2008), impegnandosi senza risparmiarsi. A Stabello sistemò chiese, oratorio, asilo e canonica. Molto amato dalla gente. Quando si ritirò, disse alla popolazione: «Ho tanti volti nel cuore, difficilmente li dimenticherò. Dico grazie al Signore per avermi fatto conoscere tutti voi che mi avete donato tanto affetto». Don Giulio Gabanelli che lo ha avuto prezioso collaboratore per molti anni così lo ricordava: “A Zogno Don Umberto è diventato una istituzione sia per i malati che assiste affettuosamente al Ricovero e in Parrocchia, sia per la catechesi che segue con passione e sia per i chierichetti che sa animare col suo naturale slancio. È generoso e disponibile con tutti, carico di sensibilità per ogni problema umano. È sempre scattante e pronto a correre nelle parrocchie vacanti del Vicariato ad animare la pastorale e a sostituire i parroci in caso di assenza o malattia. È intelligente e colto; nutre forte predilezione per la medicina per cui ha sempre sentito il desiderio di conseguirne la laurea. Se da un lato appare timido, dall’altro sa fronteggiare ogni situazione con disinvoltura e slancio senza mai arrendersi”.