nell’immagine un dipinto di Louise Adéone Drölling
III. Settimana di Quaresima
Proverbio del Giorno (Proverbio YIDDISH)
Se il destino di un uomo è annegare, annegherà anche in un bicchier d’acqua.
Iniziamo la Giornata Pregando
Abbiamo bisogno di te, o Dio, anche se non sempre ti cerchiamo. Abbiamo bisogno di sentirci amati e di essere perdonati, anche se non ti sappiamo chiedere perdono. Abbiamo bisogno di sentirti vicino come padre, anche se non ci comportiamo da figli. Vogliamo essere nel tuo disegno, anche se non lo comprendiamo. Abbiamo bisogno di te, o Dio, perché solo tu puoi cancellare i peccati che ci impediscono di essere trasparenza. Mio Dio, abbiamo bisogno di te. Amen
DOMENICO SAVIO
Nato a Riva di Chieri (Torino) 2 aprile 1842, ancora bimbo decise quale sarebbe stato il suo progetto di vita: vivere da vero cristiano. Tale desiderio venne accentuato dall’ascolto di una predica di don Bosco, dopo la quale decise di divenire santo. Da questo momento, infatti la sua esistenza fu piena d’amore e carità verso il prossimo, cercando in occasione di dare l’esempio. Nel 1856 fondò la Compagnia dell’Immacolata e poco più tardi morì, a Mondonio di Asti il 9 marzo 1857 lasciando un valido e bel ricordo della sua persona ai giovani cristiani
La Parola di Dio del giorno Matteo 18,21-35
Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Riflessione Per Il Giorno (Da “Avvenire”)
Titolo di un giornale: «Anche i nostri nonni sono stati emigranti. Ma nella legalità che oggi viene calpestata». Ovvio il richiamo storico agli anni dell’emigrazione italiana tra il XIX e XX secolo soprattutto in America, singolare però il riferimento a quella «legalità». Domanda: mai sentito parlare di Francesca Cabrini, oggi Santa, missionaria capace di contestare quelle leggi disumane, che si oppose con i fatti proprio a certa «legalità» in nome di Dio e dell’uomo? Mai pensato alla triste vicenda di Sacco e Vanzetti, innocenti uccisi in nome della «legalità»? Chi scrive queste cose non ha mai ovviamente sentito don Luigi Di Liegro raccontare i drammi di lacrime e miseria subiti da tanti, e tra essi da suo padre emigrato per sfamare la famiglia, e per ben sette volte respinto allo sbarco nei porti americani! Davvero basta che siano decretate certe norme in Italia perché tutto diventi giusto? Anche le “leggi razziali” erano state decretate da un governo nel 1938, ma forse per questo si possono definire giuste? Forse certe sicurezze anzi certe presuzioni andrebbero un po’ più vagliate…
Intenzione di preghiera del giorno
Perchè la robotica e l’intelligenza artificiale siano sempre al servizio dell’essere umano.
Don’t forget! “1000 QUADRI PIÙ BELLI DEL MONDO”
MIGUEL MATEO MALDONADO Y CABRERA (1695–1768) era un indigeno zapoteco originario dell’odierno New Mexico (USA) e fu considerato il più grande pittore della regione e che nel 1753 fondò la prima accademia di arte pittorica messicana. Per esercitare la sua opera si era trasferito a Città del Messico, capitale del vicereame di Nuova Spagna. Cabrera fu uno dei primi pittori a ritrarre la società coloniale composta da persone provenienti da varie parti del pianeta: indigeni (indios), neri dall’Africa, bianchi europei (spagnoli e i loro discendenti criollos) e che si erano “mescolati” fra loro producendo il fenomeno del meticciato (mestizaje) che determinava l’appartenenza di un individuo a una determinata Casta (in spagnolo “lignaggio”) termine storicamente utilizzato come identificatore razziale e sociale. Nel ritratto di famiglia che oggi presentiamo sono ritratti il padre che è un creolo (spagnolo Messicano); sua moglie è una sangue-mista ispano indiana che reca in braccio la figlia “castiza”. La famigliola è vestita allo stile europeo e il pittore si preoccupa di descrive con estrema cura i dettagli dell’abbigliamento, ma al tempo stesso non esita a indicare sia nell’armadio dietro alla coppia sia davanti alla stessa gli strumenti che indicano il mestiere del capofamiglia (calzolaio?) e in primo piano il cesto di frutta a simboleggiare la ricchezza di prodotti che il nuovo mondo poteva vantare. Il dipinto risulta un esotico, ma affascinante ritratto di un mondo dove i tentativi di riscatto sociale si coniugano con il superamento di fatto della separazione razziale che ad esempio nei vicini Stati Uniti non sarà possibile se non nel XX secolo.