Settimana santa martedì Santo
Avvenne il 16 aprile…
73 – La fortezza ebraica di Masada cade in mano romana: conclusa la grande rivolta ebraica
529 – Entra in vigore il Codex Iustinianus
1071 – Roberto il Guiscardo conquista Bari strappandola all’Impero bizantino.
1856 – Si conclude il Congresso di Parigi che stabilì le condizioni di pace dopo la guerra di Crimea.
1972 – L’Apollo 16 viene lanciato verso la Luna dalla base di Cape Canaveral, in Florida.
2003 – 25 paesi firmano il trattato di Atene, che prevede l’allargamento della Unione europea.
Aforisma dalla lettera ai filippesi
Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, perché Gesù umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Gesù Cristo è Signore a gloria di Dio Padre.”
Santo del giorno
Preghiera Colletta
Padre misericordioso, tu hai voluto che il Cristo tuo Figlio subisse per noi il supplizio della croce per liberarci dal potere del nemico: donaci di giungere alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio del mercoledì della Settimana Santa
Isaia 50,4-9; Salmo 68; Matteo 26,14-25
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?».
Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbi, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
Intenzione di preghiera
Preghiamo perché almeno la Settimana Santa sia tempo di tregua dai conflitti che insanguinano il mondo soprattutto in Ucraina, Terra Santa, Sudan e Congo.
Don’t Forget! La settimana santa nell’arte
GIOTTO: IL BACIO DI GIUDA, 1303 – 1305 Affresco, 200 x 185 cm Cappella degli Scrovegni Padova
Il Bacio di Giuda è una pittura a fresco di Giotto facente parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova. La scena è ambientata all’aperto. Nonostante la numerosa partecipazione di personaggi, il nucleo centrale è subito individuabile grazie all’uso delle linee di forza (come la linea dei tre bracci che attraversa la scena orizzontalmente e converge al centro dove Caifa indica il traditore e il tradito) e dell’ampia campitura di colore giallo (il colore del tradimento) della veste di Giuda, che si sporge in avanti per baciare Gesù in modo da permettere alle guardie di riconoscerlo e catturarlo.
All’immoto e intenso contatto visivo tra Gesù e il traditore si contrappone l’agitazione delle turbe di armati, generando un effetto di violenta drammaticità. Mentre tutti si agitano, Gesù non reagisce, non dice nulla, resta immobile e si limita a guardare Giuda, che lo avvolge col suo mantello nell’abbraccio traditore. Anzi, lo fulmina con lo sguardo, tanto che Giuda esita a baciarlo, resta come bloccato, con le labbra protese, in una smorfia che lo rende goffo.
A quei tempi, si rappresentava questa scena con Gesù in posizione frontale, il volto rivolto all’osservatore. Il Redentore, così, risultava come estraneo a quell’evento, già proiettato nella sua dimensione divina. Giotto vuole invece sottolineare il dramma umano del tradimento di un amico e della delusione e della sofferenza che questo comporta. Gesù guarda Giuda, perché è con lui e con la sua coscienza che, in quel momento, sta facendo i conti.
Il volto di Giuda, giovane e pacato nelle scene precedenti, è qui trasfigurato in una maschera bestiale e ha perso definitivamente l’aureola. Solo osservando un secondo momento ci si accorge delle altre scene di corredo, come quella di Pietro che taglia l’orecchio a Malco, un servo del Sommo Sacerdote, con un coltello, afferrato per il mantello da un uomo curvo e di spalle, col capo coperto da mantello grigio.
Ben orchestrati sono i gruppi di armigeri, composti affastellando le teste (un tempo con colori metallici negli elmi, oggi anneriti) e soprattutto intuibili dal numero di lance, alabarde, bastoni e fiaccole che si levano in aria. Un po’ più scandite sono le figure del gruppo di destra, tra cui un uomo che suona il corno. Sebbene l’iconografia risulti tradizionale, qui Giotto ne rinnovò profondamente il contenuto, immettendovi una straordinaria tensione psicologica e drammatica.