Riflessione del giorno

mercoledì 16 ottobre ’19

By Patronato S. Vincenzo

October 16, 2019

 

Proverbio del giorno

Un visitatore prudente e accorto apre gli occhi, ma non la bocca. (Tanzania)

 

Iniziamo la Giornata pregando

O Dio onnipotente e misericordioso, ristoro nella fatica, sostegno nel dolore, conforto nel pianto, ascolta la preghiera, che coscienti delle nostre colpe, rivolgiamo a te: salvaci dalle angustie presenti e donaci un sicuro rifugio nella tua misericordia. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Edvige Religiosa e Duchessa

Nata nel 1174 in Baviera, la condizione nobile non le vietò di vivere la fede, esprimere la carità verso gli ultimi. Provata da sventure familiari e rivalità tra i due figli, seppe mostrare mitezza e saggezza che applicò a corte e nella politica estera. Quando il marito fu fatto prigioniero di guerra ne ottenne la liberazione. Si adoperò per migliorare le condizioni di vita dei carcerati e usò gran parte delle sue rendite per i poveri. Praticò austerità e mortificazione. Morì nel 1243 e fu subito venerata come santa.

 

La Parola di Dio del giorno Luca 11,42-46.

Gesù disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l’amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre. Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». Uno dei dottori della legge intervenne: «Maestro, dicendo questo, offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e voi non li toccate nemmeno con un dito!».

 

Riflessione Per Il Giorno (Sapienza dei padri del deserto)

Un fratello sbagliò una volta a Scete. Si tenne un consiglio al quale fu convocato abba Mosé. Ma quest’ultimo rifiutò di andare. Allora il sacerdote gli mandò a dire: “Vieni che tutti ti aspettano”. Abba Mosè si alzò e andò con un cesto bucato riempito di sabbia, portandolo così sulle spalle. Gli altri, venutigli incontro, gli dissero: “Che cos’è, padre?” Il vecchio disse: “I miei sbagli si stanno perdendo dietro di me e non li vedo; e io, sarei venuto oggi a giudicare le colpe degli altri?” All’udire ciò, non dissero nulla al fratello che aveva sbagliato, ma lo perdonarono. In un’altra occasione Abba Giuseppe interrogò abba Poemen: “Dimmi come diventare monaco”. Il vecchio disse: “Se vuoi trovare pace quaggiù e nel mondo futuro, dì in ogni occasione: Io, chi sono? E non giudicare nessuno”. Un fratello interrogò lo stesso abba Poemen: “Se vedo una colpa di mio fratello, è bene che la nasconda?” Il vecchio rispose: “Quando nascondiamo le colpe di nostro fratello, Dio pure nasconde le nostre, e quando riveliamo le colpe di nostro fratello, pure Dio rivela le nostre”.

 

Intenzione del giorno

Preghiamo per Papa Francesco perché Dio lo illumini e lo protegga.

 

Don’t forget!

GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE

 

GRANDI UOMINI E DONNE DELLA CARITÀ – Raoul Follereau: l’apostolo dei lebbrosi (1903 – 1977)

Raoul Follereau, vero e proprio faro per chi ha a cuore le sorti del mondo e dei diseredati, nacque il 17-8-1903 a Nevers, Francia. Sviluppò fin da giovane un’inclinazione che lo porterà a realizzare numerose le pubblicazioni a suo nome e toccanti poesie: tutte opere consacrate a combattere miseria, ingiustizia sociale, fanatismi di ogni genere. Le più conosciute sono: “L’Ora dei Poveri” e “La Battaglia contro la lebbra”. Per tutta la vita Follereau denuncerà l’egoismo di chi è ricco e potente e la vigliaccheria di “chi mangia tre volte al giorno e s’immagina che il resto del mondo faccia altrettanto”, suscita iniziative originali e dichiara che Nessuno ha il diritto di essere felice da solo cercando di instaurare una mentalità che porti le persone ad amarsi le une con le altre.

A servizio di quelli che egli chiama “la sofferente minoranza oppressa del mondo”, Raoul Follereau ha percorso 32 volte il giro del mondo, visitando 95 Paesi. E’ senza dubbio l’uomo che ha avvicinato, toccato, baciato il maggior numero di lebbrosi. Nel 1952, egli indirizzò all’ONU una richiesta in cui domandava che si elaborasse uno Statuto internazionale per i malati di lebbra e che i lebbrosari-prigione esistenti ancora in troppi Paesi venissero rimpiazzati con centri di cura e sanatori. Il 25 maggio 1954, l’Assemblea Nazionale francese approvava, con voto unanime, questa richiesta e ne domandava l’iscrizione all’ordine del giorno dell’ONU. Quel documento ha ridonato ai “lebbrosi” la libertà giuridica. Fu così che in quell’anno Raoul Follereau fondò la Giornata Mondiale dei Malati di lebbra. I suoi scopi dichiarati erano due: da un lato ottenere che i malati di quel genere fossero curati come tutti gli altri malati, nel rispetto della loro libertà e dignità di uomini; dall’altro “guarire” i sani dall’assurda paura, a suo dire, che essi hanno di questa malattia. Celebrata in altri 150 Paesi questa Giornata è diventata, secondo il desiderio espresso dal fondatore, “un immenso appuntamento d’amore” che reca agli ammalati, più ancora dei considerevoli aiuti materiali, la gioia e la fierezza di essere trattati da uomini. Dopo una vita intera spesa a rendere giustizia ai malati di lebbra, Raoul Follereau si spense il 6 dicembre 1977 a Parigi.

 

nell’immagine un dipinto di Giovanni Paolo Pannini