Riflessione del giorno

Mercoledì 2 ottobre 2024

By Patronato S. Vincenzo

October 02, 2024

 

XXVI settimana T. Ordinario

 

Avvenne il 2 ottobre…

1187 – Saladino riconquista Gerusalemme dopo 88 anni di regno crociato.

1836 – Charles Darwin torna in Inghilterra dopo il viaggio sulla HMS Beagle nel quale raccolse i dati che userà per sviluppare la sua Teoria dell’evoluzione.

1870 – Plebiscito per l’annessione di Roma al Regno d’Italia, dopo la Presa di Roma

1944 – Olocausto: le truppe naziste pongono fine alla Rivolta di Varsavia.

1968 – Una pacifica dimostrazione studentesca a Città del Messico finisce nel Massacro di Tlatelolco

 

Aforisma di Albert Einstein

«La teoria è quando si sa tutto ma non funziona niente. La pratica è quando tutto funziona ma non si sa il perché. In ogni caso si finisce con il coniugare la teoria con la pratica: non funziona niente e non si sa il perché».

 

Preghiera

Angelo di Dio che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen O Dio, che con ineffabile provvidenza mandi i tuoi santi angeli perché siano nostri custodi, dona a noi, che ti supplichiamo, di essere sempre difesi dalla loro protezione e di godere in eterno della loro compagnia.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli. Amen.

 

Santo del Giorno

 

Parola di Dio del giorno Luca 8,19-21

I discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.

Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».

 

Riflessione Babij Jar – ANATOLIJ VASIL’EVIČ KUZNECOV

Fra il 29 e il 30 settembre 1941 nelle vicinanze della città Ucraina di Kiev presso un grande fossato detto Babij Jar trovarono la morte 33.771 ebrei di Kiev secondo il dettagliato rapporto fatto da personalità e militari tedeschi. Ecco la cronaca di quanto accadde secondo il racconto dello scrittore russo Anatolij V. Kuznecov: L’8-9-1941 i Tedeschi ordinarono agli ebrei di Kiev di presentarsi il giorno successivo nella zona dei Cimiteri pena la fucilazione. Alle prime luci dell’alba del 29-9 una grande folla si radunò nel luogo stabilito.

Le famiglie avevano cotto il pane per il viaggio. Noleggiato carri e calessi. I vecchi procedevano sorreggendosi l’un l’altro. Le madri tenevano in braccio i neonati. Spingevano le carrozzine. Trascinavano sacchi gli ebrei di Kiev, casse e valigie. La folla procedeva come corrente di un fiume. Sui marciapiedi tedeschi in pattuglia. Questa processione di morte durò 3 giorni e 3 notti. La città ammutolì. Migliaia di persone, soprattutto vecchi, donne e bimbi avanzavano verso Babij Jar.  Ah, Signore quanti bambini. I vecchi presto non ce la facevano più ed erano sorretti dai figli, dai parenti.

Avanzavano in silenzio. Come condannati a morte. Poi alla fine della strada, delle scrivanie come in un ufficio postale. C’era un posto di blocco prima di un burrone orrendo. Documenti e oggetti di valore venivano ritirati. Per terra si alzò presto uno strato di carte d’identità, di passaporti.  I tedeschi obbligavano tutti a spogliarsi. Via i bagagli, i cappotti, le scarpe. In un minuto restavano tutti nudi e indifesi.

Non c’era nessuna distinzione fra uomini donne bambini. Poi a tutti sparavano alla nuca e facevano cadere i corpi in un dirupo e tutti si accorsero all’improvviso che cos’era Babij Jar. Quando finiranno le stragi di gente indifesa e innocente? E perché non impariamo mai dalla storia?

 

Intenzione di Preghiera settimanale

Il mese di ottobre è legato alla recita quotidiana del S. Rosario e alle Missioni di cui S. Teresa di Lisieux è patrona con S. Francesco Saverio: è quanto ci impegniamo a fare nel mese di ottobre.

 

Don’t Forget! Personaggi famosi del clero bergamasco

Don Pietro Ceribelli 1921-1986

Don Pietro Ceribelli nasce l’8-5-1921 in Città Alta, nell’allora parrocchia di S. Agata del Carmine. Già dal Seminario si appassiona alle missioni e tiene predicazioni sul tema. Un anno dopo l’ordinazione (3-6-1944) entra fra i Preti del Sacro Cuore. Trascorsi alcuni anni in malferma salute, il suo primo incarico è di cappellano del santuario della Madonna dei Campi a Stezzano, ma viene anche incaricato di seguire la formazione dei sacerdoti del Sacro Cuore e del Patronato S. Vincenzo. Nel 1954 diviene direttore spirituale del collegio vescovile di Celana. Tre anni dopo è nominato direttore di Casa dello studente.

Nel 1964, succede a don Evaristo Lecchi come direttore dell’Ufficio missionario e dell’Unione missionaria del clero, incarichi che dureranno ininterrottamente per ben 22 anni, fino alla morte, sopraggiunta l’8-7-1986. Durante il suo incarico all’Ufficio Missionario Diocesano don Ceribelli non solo dimostra di recepire la nuova prospettiva missionaria all’indomani del Vaticano II, ma dà un impulso eccezionale alla sensibilizzazione della missionarietà nella diocesi di Bergamo, coinvolgendo clero, religiosi, religiose e laici.

Contribuisce con tutti i mezzi al consolidamento delle missioni diocesane in Bolivia (1970) e in Costa d’Avorio (1975) e anche la fondazione del Celim Bergamo (Centro laici italiani per le missioni), organizzazione di volontariato internazionale di ispirazione cristiana. Il suo investimento sulle forze laiche giovanili fa emergere una acuta capacità introspettiva, oltre che il suo carisma. «È questa sua capacità — scrive di lui il vescovo Francesco Beschi— di stare sul crinale tra il vecchio e il nuovo, tra una forte tradizione da una parte e nuove evangeliche intuizioni dall’altra, che permette a don Pietro di comprendere e di fare scelte profetiche e di indicare inattese direzioni».

Insomma don Pietro Ceribelli dotato di acuta capacità introspettiva e forte carisma, è stato un prete che con la sua vita e opera ha incarnato la passione missionaria e ha dato un primo deciso impulso all’impegno missionario nei laici, soprattutto i giovani, in anni segnati da tanta idealità. «Don Pietro ha creduto in un mondo laico capace di compiere una scelta di vita. Perché anche se la missione non diventava concretamente il luogo fisico in cui vivere, rappresentava però un ingrediente fondamentale nei percorsi di vita che attendevano ognuno, nel vivere civile, nella famiglia, nel lavoro. L’esperienza missionaria crea attitudini che non vanno perse. Lui ha lasciato un segno profondo nei giovani di quel tempo». (Giovanni Marini presidente Celim)