nell’immagine un dipinto di Marianne von Werefkin
Terza Settimana di Pasqua
Proverbio del giorno (africa)
Chi va in casa d’altri, lasci i propri difetti sulla porta.
Preghiera del giorno
O Trinità infinita, cantiamo la tua gloria in questo giorno, perché nel Cristo tu ci hai resi figli e i nostri cuori sono tua dimora.
Eterno, senza tempo, sorgente della vita che non muore, a te la creazione fa ritorno nell’incessante flusso dell’amore.
Noi ti cantiamo, o Immenso, in questo breve sabato del tempo, che annuncia il grande giorno senza sera, in cui vedremo te, vivente luce.
A te la nostra lode, o Trinità beata, che sempre sgorghi e sempre rifluisci nel quieto mare del Tuo stesso amore. Amen.
Parola di dio del giorno – Giovanni 6,30-35
La folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero.
Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Riflessione del giorno (Giovanni Paolo 1°)
«Bisogna aiutarli, i fedeli, ad adorare, a ringraziare il Signore. Nessuno è grande davanti a Dio.
Davanti a Dio anche la Madonna s’è sentita guardata, piccola. È importantissimo sentirci guardati da Dio. Sentirci oggetto dell’amore che Dio ci porta.
San Bernardo, quand’era piccolissimo, in una notte di Natale, s’è addormentato in chiesa e ha sognato. Gli è parso di vedere Gesù bambino che diceva, additandolo: “Eccolo là, il mio piccolo Bernardo, il mio grande amico”.
S’è svegliato, ma l’impressione di quella notte non si è più cancellata e ha avuto un’enorme influenza sulla sua vita.
Sentiamoci piccoli, perché siamo piccoli. Se non ci sentiamo piccoli è impossibile la fede.
Chi alza la cresta, chi si vanta troppo, non ha fiducia in Dio.
Tu sei grandissimo, Signore, io, di fronte a te, piccolissimo. Non mi vergogno di dirlo. E farò volentieri quello che mi chiedi».
Intenzione di preghiera per il giorno
Preghiamo per il Papa, per i Cardinali, i Vescovi e i sacerdoti perché siano concordi nell’annuncio e nella testimonianza della fede e non creino smarrimento nel popolo credente.
Don’t forget! 1.000 quadri più belli del mondo
Il pittore veneziano Giambattista Tiepolo (1696–1770) nel 1767 è a Madrid per dipingere su incarico del re di Spagna Carlo III di Borbone, 7 tele per la chiesa di palazzo reale.
S. Francesco che riceve le stimmate è un tema frequente nella pittura, ma il pittore veneziano riesce a interpretare l’evento con “nobile semplicità e quieta grandezza”: il racconto infatti è ridotto all’essenziale con il cherubino che appare in alto nello squarcio azzurro dello sfondo grigio, con l’angelo che sorregge il santo dal pallore quasi cadaverico e, ai suoi piedi, un libro (Vangelo), un teschio (sorella morte) una croce (la passione di Cristo che sta vivendo nel suo corpo), una stuoia (Madonna povertà).
Il grande pittore veneto riesce così a concentrare e a trasmettere allo spettatore la spiritualità francescana senza indulgere agli effetti alla ridondanza e a certa retorica della pittura barocca di cui pure è un interprete sommo.
Ben diverso il risultato raggiunto 40 anni prima da un altro grande pittore veneziano, omonimo tra l’altro di Tiepolo: quel Giambattista Piazzetta (1683-1754) che dopo aver raggiunto con le opere del secondo decennio del ‘700 una straordinaria carica drammatica e una notevole intensità espressiva, schiarisce la sua tavolozza creando nei dipinti singolari effetti di luce e giochi di chiaroscuro. Ne è un esempio il quadro che raffigura una scena di forte impatto emotivo.
Lo spettatore prova quasi un senso di vertigine seguendo il movimento zigzagante su cui è incentrata la composizione: il suo sguardo, partendo dalla figura di frate Leone, biografo di san Francesco, sale lungo il corpo sofferente del santo sorretto dall’angelo, per giungere allo squarcio di luce divina che illumina il cielo scuro. Il volto dolente di Francesco è il fulcro di tutta l’opera.
Il santo vive nel suo corpo le sofferenze del Crocifisso e l’immedesimarsi nella figura di Cristo è indicato dalla croce formata dall’incontro del suo braccio con quello dell’angelo.
La tessitura cromatica dell’opera è incentrata su una ricca varietà di toni bruni rischiarati dalla luce, che raggiunge la massima intensità nel manto dell’angelo e nel panno con cui questi comprime la ferita sul costato del santo.
La scena è intensa, drammatica, teatrale persino e a differenza di quella del Tiepolo che invita al raccoglimento e alla preghiera, questa ci fa intensamente partecipare alla sofferenza del santo che si immedesima a tal punto nel Crocifisso da riprodurne le piaghe nel suo stesso corpo.