16 Settimana del tempo ordinario
Proverbio del giorno
Nel momento in cui proviamo rabbia, abbiamo già smesso di lottare per la verità e abbiamo iniziato a lottare soltanto per noi stessi.
Preghiera del giorno
Ti benedico o Padre, all’inizio di questo nuovo giorno. Accogli la mia lode e il mio grazie per il dono della vita e della fede.
Con la forza del tuo Spirito guida i miei progetti e le mie azioni: fa che siano secondo la Tua volontà. Liberami dallo scoraggiamento davanti alle difficoltà e da ogni male.
Rendimi attento alle esigenze degli altri. Proteggi con il tuo amore la mia famiglia. Così sia.
La parola di Dio del giorno – Matteo 13,1-9
Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono.
Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò.
Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il 100, il 60, il 30 per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Riflessione del giorno
Ci sono certe cose dove l’occhio femminile vede sempre più acutamente di cento occhi maschili.
Un proverbio orientale dichiara che «gli uomini si innamorano con gli occhi, le donne con le orecchie» e in questo rivelano più intelligenza.
Infatti, gli occhi si fermano alla pelle, alla superficie della persona, all’apparenza più o meno attraente, mentre gli orecchi colgono i discorsi, i pensieri e, quindi, le qualità della mente e dell’anima.
Non si sa se le cose – almeno oggi – stiano proprio così, soprattutto quando si vedono folle di ragazzine urlanti perché sul tappeto rosso appare l’ultimo divo televisivo o il cantante famoso.
A proposito di occhio femminile, quella trascritta è una battuta dell’autore tedesco del ‘700 Gotthold Ephraim Lessing. La sua è l’esaltazione di quello che Giovanni Paolo II ha chiamato «il genio femminile», che è soprattutto una più intensa capacità intuitiva.
Gli occhi in questione sarebbero, quindi, quelli dell’anima che sanno perforare la realtà e penetrare in profondità, scavando anche il recondito, il mistero, il segreto ultimo delle cose e delle persone.
È questo un dono prezioso che anche i maschi dovrebbero sforzarsi di acquisire attraverso una maggiore introspezione e sensibilità, arricchendo la loro vista interiore.
Intenzione di preghiera per il giorno
Perché il Signore ci aiuti a costruire una società dove ognuno trovi rispetto e solidarietà.
Don’t forget! I protagonisti della carità: Don luigi di Liegro
Ordinato prete il 4-4-1953, gli fu affidato l’incarico di Vicario Parrocchiale nella Parrocchia di S. Leone I, al Prenestino, quartiere di ferrovieri e operai.
Al 1958 risale il viaggio di don Luigi in Belgio dove prese parte a un corso di formazione proposto dalla J.O.C. (Gioventù Operaia Cristiana) sui temi della pastorale del lavoro.
Nel 1964 fu nominato responsabile dell’Ufficio pastorale della diocesi e nel 1972, venne chiamato dal cardinale Angelo Dell’Acqua a dar vita al Centro pastorale per l’animazione della comunità cristiana e i servizi socio-caritativi.
In quel periodo il Comune di Roma aveva deciso di suddividere il territorio comunale in 20 circoscrizioni. Don Luigi fu tra coloro che pensarono al decentramento in corso come un’occasione per la Chiesa di rivitalizzare il suo tessuto di base: le comunità ecclesiali dovevano diventare luoghi di educazione alla partecipazione.
Nel febbraio 1974, Don Luigi mise in piedi col cardinale Poletti, il famoso convegno sui mali di Roma: “La responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di giustizia e di carità nella diocesi di Roma” che mise in luce e denunciò le debolezze e le mancanze di Roma.
Nel 1979 nacque la Caritas Diocesana di Roma: don Luigi ne divenne fin dall’inizio il direttore, o meglio l’anima, come dirà il cardinale Ruini.
Una Caritas pensata per praticare “una carità che tende a liberare le persone dal bisogno e a renderle protagoniste della loro vita”.
Mobilitando migliaia di volontari, la Caritas ingaggiò una battaglia contro povertà, emarginazione e indifferenza: sorsero i centri di ascolto, ambulatori, un ostello, la mensa per i senza fissa dimora. Nel 1983, convinto che “la malattia è di per sé un elemento emarginante per chi non è tutelato”, organizza un servizio ambulatoriale di base.
Soprattutto l’area della Stazione Termini è divenuta luogo simbolo delle opere realizzate da don Luigi alla guida della Caritas per fronteggiare le emergenze sociali della capitale.
Don Luigi, con la collaborazione del Comune di Roma e delle Ferrovie dello Stato, nel 1987 fa partire il primo Ostello Comunale per i senza dimora all’interno di spazi messi a disposizione dalle FS, con una capienza di 188 posti letto.
Nel 1988 si crea il Servizio di Pronto Intervento Sociale rivolto alle emergenze delle persone in stato di abbandono.
In via Marsala funziona dal 1993 anche la mensa serale, che offre 800 pasti caldi al giorno. Tre battaglie: l’AIDS, l’immigrazione, l’integrazione Tra il 1988 e il 1990, don Luigi si troverà coinvolto in alcune battaglie impegnative.
Il 5-12-1988, la Caritas con il Comune di Roma, promuove l’apertura di una Casa Famiglia per malati di AIDS nel parco di Villa Glori, nel quartiere Parioli i cui abitanti ebbero una reazione molto dura; ci furono manifestazioni di protesta, assemblee, petizioni, ricorsi al TAR. L’AIDS non fu l’unico fronte su cui don Luigi fu costretto a dare battaglia: fin dagli anni ’80, aveva cominciato ad osservare il problema dell’immigrazione, di cui nessuno allora si preoccupava.
Negli primi anni ’90, a Roma, gli stranieri immigrati erano visti male e don Luigi, che si definiva “figlio dell’emigrazione”, divenne per loro un punto di riferimento.
Nel 1981 la Caritas aveva aperto il Centro Ascolto Stranieri, realtà che oggi accoglie persone provenienti da più di 100 nazioni diverse, registrando un flusso annuale compreso tra le 6.000 e le 10.000 unità.
Se qualche passo verso l’integrazione a Roma si è fatto, lo si deve anche a don Luigi e ai suoi volontari. Ma non va dimenticato l’operato oltre i confini della Diocesi e dell’Italia: dal terremoto dell’Irpinia a quello in Armenia, dal Sud Est Asiatico alla Palestina fino all’Albania, numerosi sono i viaggi, gli interventi, le iniziative di ricostruzione economica, sociale, culturale, ecclesiale operate da don Luigi.
Della sua salute don Luigi non parlava, ma nell’estate ’97, per una crisi cardiaca fu ricoverato all’Ospedale S. Raffaele di Milano, dove il 12 ottobre 1997, all’una di notte don Luigi muore.
Il 15 ottobre, Roma dà l’estremo saluto al “monsignore degli ultimi” con funerali grandiosi; al saluto si unisce tutta la nazione attraverso il Presidente della Repubblica Scalfaro e quello del Consiglio Prodi, passati a S. Giovanni in Laterano a rendere omaggio al feretro poco prima dei funerali.