Riflessione del giorno

mercoledì 24 aprile ’19

By Patronato S. Vincenzo

April 23, 2019

 

 

nell’immagine un dipinto di William Merritt Chase

 

 

Proverbio del Giorno (Cina)

Un buon insegnante è meglio che un barile di libri».

 

Iniziamo la giornata pregando

Ti ringrazio, Signore, conoscitore dei cuori, giusto re, pieno di misericordia. Ti ringrazio, o senza principio, Verbo onnipotente, tu che sei sceso sulla terra e ti sei incarnato, Dio mio, e sei divenuto uomo simile a me, senza mutazione, senza venir meno, senza peccato. Al fine, tu impassibile soffrendo da parte di empi, di concedere a me condannato l’impassibilità nell’imitare i tuoi patimenti. Amen

 

Fedele da Sigmaringen

Sacerdote e martire Nato a Sigmaringen, Germania, nel 1578, si laurea in filosofia e diritto all’università di Friburgo e accoglie l’invito del conte di Stotzingen, che gli affidava i figli e alcuni giovani perché li avviasse agli studi. Soggiornò in Italia, Spagna e Francia e impartì ai giovani allievi insegnamenti che gli diedero la fama di “filosofo cristiano”. A 34 anni, abbandonò tutto e tornò a Friburgo, ma da Propaganda Fide è incaricato di recarsi in Rezia, in piena crisi protestante. Le conversioni furono numerose, ma nel 1622 gli procurarono il martirio

 

Parola di Dio del giorno (Luca24,13-35.)

Nel primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Cleopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

 

Riflessione del Giorno 

L’orrore della mattina di Pasqua ha fatto ripiombare lo Sri Lanka nel clima di guerra civile superato da 10 anni e scosso il mondo per l’efferatezza degli attacchi contro cittadini inermi nelle chiese e turisti in fila per la colazione negli hotel. Un massacro di enormi proporzioni che non ha ancora una precisa chiave di lettura, anche se il governo, il giorno successivo alla strage, punta il dito contro il gruppo jihadista locale National Thowfeek Jamaath. Di sicuro vi è un’organizzazione di una certa portata e di una tragica efficienza, capace di colpire simultaneamente con sette kamikaze in almeno tre luoghi di culto centrali e affollati e in alberghi della capitale frequentati da stranieri. Obiettivi altamente simbolici e per tanto da sorvegliare più di altri, se è vero che una decina di giorni fa si era diffuso un allarme attentati nel Paese, circostanza peraltro non confermata ufficialmente. La reazione del governo, che ha sospeso l’operatività dei social media con lo scopo dichiarato di evitare il proliferare di false notizie, indica che le autorità probabilmente sono state sorprese dall’azione terroristica e la cautela nel segnalare piste di indagine rafforza l’impressione che si sia trattato di un’azione ampiamente imprevista e forse imprevedibile. Ma l’arcivescovo di Colombo imputa alle autorità una grave mancanza di prevenzione, soprattutto a favore dei cristiani.

 

Intenzione del giorno

Preghiamo per gli armeni e per tutti i popoli vittime di genocidio

 

Don’t forget!

Il 24/04 è l’anniversario del GENOCIDIO ARMENO del 1915, che ha portato all’eliminazione dei due terzi della popolazione armena sul suolo turco. Il numero delle vittime oscilla intorno al milione.

 

Nella “Cena in Emmaus” il giovane Rembrandt attivo a Leida e quindi non ancora approdato ad Amsterdam, trova un’invenzione davvero insolita. Non ci mostra Cristo direttamente, ma solo come silhouette. La luce emerge infatti dietro di lui e ci lascia intravedere il suo profilo mentre i discepoli al momento dello spezzare del pane e della benedizione, riconoscono la sua identità e quindi la sua resurrezione. Lasciando il Cristo in ombra, è la luce stessa che inonda la stanza a divenire spirituale. Dei due discepoli uno, in primo piano, si è già gettato in ginocchio lasciando cadere la sedia che intravediamo gambe all’aria accanto al tavolo, l’altro seduto mostra tutta la sua sorpresa e incredulità sgranando gli occhi e ritraendosi con il corpo.  L’interno dove si svolge la scena è umile, una stanza dalle pareti scrostate che non nasconde quindi i segni del tempo. Rembrandt con questi dettagli vuole mostrarci l’incontro tra divino e umano, tra la vita eterna che Cristo sta affermando ai discepoli e la vita terrena per sua natura vulnerabile e deperibile. Ma c’è un altro aspetto: accanto alla luce sovrannaturale che irradia in primo piano troviamo anche una luce più familiare, più umanamente vicina a noi; è la luce del focolare. In secondo piano vediamo infatti un’altra scena dove appena percepiamo lo scorcio di una cucina dove una donna è intenta a lavorare. Questa doppia luce ci porta sino alle soglie del mistero, laddove la luce squarcia le tenebre ed accende la fiamma del nostro sentire interiore e ci apre alla percezione dell’infinito.