Riflessione del giorno

Mercoledì 24 dicembre 2025

By Patronato S. Vincenzo

December 24, 2025

 

4. a settimana tempo di Avvento

 

Avvenne il 24 dicembre…

1294 – Bonifacio VIII viene eletto papa dopo la rinuncia di Celestino V

1814 – Fra Stati Uniti d’America e Regno Unito viene firmato il trattato di Gand.

1906 – Viene trasmesso il primo programma radiofonico.

1969 – Guerra del Biafra: le truppe nigeriane occupano Umuahia, capitale del Biafra

1951 – La Libia diventa indipendente dall’Italia. 

2024 – La sonda Parker della Nasa arriva a 6,2 milioni di km dalla superficie del Sole, la distanza minima mai toccata da un oggetto costruito dall’uomo, per scoprire i segreti delle tempeste solari.

 

Aforisma dal libro del profeta Isaia 

“O Astro che sorgi, splendore della luce eterna, sole di giustizia: vieni, illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte.”

 

Santo del giorno

 

Preghiera Colletta

Affrettati, non tardare, Signore Gesù: la tua venuta dia conforto e speranza a coloro che confidano nella tua misericordia. Tu sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

 

Parola di dio Luca 1,67-79

Zaccaria, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano.

Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.

E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace»..

 

Riflessione don Arturo commenta don Bepo

«Chi è nella grotta di Betlemme». don Giuseppe Vavassori (1939-12-25, Natale).

Sfogliando una pubblicazione di don Alessandro Pronzato intitolata “Novena di Natale davanti al Presepio”, edita nel 2001, mi è venuto spontaneo mettere un punto di domanda al pensiero di don Bepo Vavassori: «Chi [c’]è nella grotta di Betlemme[?]». Don Pronzato, nel primo giorno della novena, mette in scena come abitatori della Grotta di Betlemme il bue, l’asino, poi la pecora, i pastori, il bambino che è in me, l’estasiato, e finalmente Giuseppe, Maria e il Bambino Gesù. Mi soffermo sul bue, sovente evocato nella Sacra Scrittura.

E mi sono chiesto il significato del bue nel presepe. Se ancora la custodiamo – le generazioni attuali non ne hanno più diretta esperienza – occorre cancellare dallo sguardo, l’immagine del trattore che ha sostituito il ruolo svolto per millenni dal bue mite e silenzioso. Attaccato all’aratro, il bue, sovente in coppia, percorreva il campo in tutta la sua lunghezza, lasciando nel terreno un solco profondo. Arrivato a un’estremità, ripercorreva il cammino in senso inverso, con geometrica precisione, E così solco dopo solco. Passo lento, sforzo costante per squarciare la terra. Un simbolo eloquente della fatica spesso nascosta o comunque poco appariscente e ripetitiva di ogni giorno.

Le solite cose ordinarie, le solite occupazioni per nulla esaltanti, i soliti impegni, i soliti compiti non sempre graditi e poco gratificanti, il solito orario, le solite scadenze, un panorama piatto, un orizzonte ristretto e quasi soffocante. Il bue ci ricorda che la propria vocazione si edifica con i materiali comuni quelli che ci fornisce la vita ordinaria. Il bue è con l’asino dedito ai servizi più umili. Non partecipa alle sfilate, non rivendica ruoli importanti. Non ha la pretesa di brillare. Affidabile, modesto e sempre discreto ci ricorda che nella vita ci vuole costanza, determinazione, tenacia, applicazione, pazienza, disposizione al sacrificio, voglia di ricominciare sempre da capo.

Soprattutto: impegno ad arrivare fino in fondo. Don Alessandro Pronzato riporta un aforisma di Kazantzachis, autore del romanzo “Zorba il Greco”: «Tutto nasce dal fatto che si fanno le cose a metà, e si dicono le cose a metà, e si è buoni a metà. Ecco perché il mondo è nei pasticci in cui si trova. Fate le cose bene, diamine!». La figura del bue richiama l’esigenza della lentezza. Per tracciare un solco profondo, dove sia possibile nascondere il seme, la velocità non serve. Conta la regolarità. La fretta dice superficialità.  La lentezza, invece, è in rapporto alle profondità. Non importa giungere prima e neppure arrivare dappertutto. Basta far bene la missione ricevuta. E vale in ogni campo: nella vita professionale, sociale e spirituale, nella vita spirituale. Oggi, però, è più impegnativo che mai!

 

Intenzione di preghiera

Preghiamo perché viviamo il Natale di Gesù nella gioia del cuore, nell’intimità con Gesù, Maria e Giuseppe, nella pace e il perdono con tutti.

 

Don’t Forget! Orari SS. Messe 24 /25 dicembre