Riflessione del giorno

mercoledì 28 luglio ’21

By patronatoADM

July 27, 2021

 

17 a Settimana del tempo ordinario

 

Proverbio del giorno (Biblico)

Non insidiare, o malvagio, la dimora del giusto, non distruggere la sua casa, perché se il giusto cade sette volte, egli si rialza, ma gli empi soccombono nella sventura.

 

Preghiera del giorno

Per ottenere la grazia della perseveranza

Se ti vediamo, o Signore non morremo. Se confessiamo il tuo nome, non corriamo il rischio di perderti. Se ti preghiamo, saremo ascoltati.

Rendici, o Signore, il vigore della nostra forza primitiva, degnati di mantenerci in esso senza interruzione sino alla fine.

Dacci la grazia di esser confermati, fortificati, fino alla piena statura e fino al compimento perfetto. Amen

 

Santo del giorno

 

La parola di dio del giorno Matteo 13,43-46

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».

 

Riflessione del giorno

24 gennaio 2019: è bastato un post su facebook ed è arrivata una valanga di disponibilità per andare a lavorare gratis in un centro sanitario in Africa.

L’Icad, una onlus di Amelia, in provincia di Terni, cercava un’ostetrica che per un mese aiutasse i medici di una missione a Morulen, nella regione del Karamoja, Uganda: senza retribuzione e con l’80% delle spese di soggiorno a suo carico.

Volontariato allo stato puro, anzi di più. Ebbene, sono state 60 le candidature di “levatrici” giunte all’associazione da ogni parte d’Italia.

Significa che in Italia c’è tanta gente disposta a fare del bene senza ottenere in cambio nulla se non la propria soddisfazione e l’esperienza che deriva dal servizio agli altri.

«È straordinario – commenta il presidente della onlus, Luca Del Moro – se si considerano anche le preoccupanti notizie degli ultimi tempi. È bellissimo sentire l’entusiasmo di queste giovani e la loro voglia di aiutare altre donne, lontano dalla propria casa, mettendo in secondo piano anche i potenziali rischi».

Forse saranno due le ostetriche scelte la missione. Il bene insomma c’è: forse quello che manca sono occhi disposti a vederlo.

 

Intenzione di preghiera per il giorno

Perché i paesi ricchi si impegnino a ridurre il debito dei paesi poveri nei loro confronti, permettendo il rilancio dell’economia locale

 

Don’t Forget! Storia dei martiri cristiani

1225: lo sterminio dei georgiani cristiani

Lo scià islamico JALALUDDIN MANGUBIRDI (che regnò dal 1220 al 1231) aveva ereditato dal padre un impero corrispondente ai territori occupati dagli attuali stati di Iran, Turkmenistan, parte di Afghanistan, Uzbekistan, Kirghizistan e Tagikistan.

La superficie era di 4,9 milioni di km². Il 31-8- 1225 a Tbilisi (attuale capitale della Georgia) Jalaluddin, le cui truppe avevano appena sbaragliato presso Garni l’esercito gruziano (allora l’attuale Georgia era detta Gruzia) e catturato il comandante principe Shalva – ordinò che le antiche icone razziate dalla cattedrale e alle altre chiese della città fossero disposte lungo il ponte sul fiume Kura.

Nell’assalto dei suoi cavalieri la città di Tbilisi era stata infatti non solo espugnata, ma messa a ferro e fuoco: “non furono lasciate in pace nemmeno le ossa dei morti e un sacrificio disumano fu offerto con i corpi dei ministri dell’altare e di tutto il clero ecclesiastico…” (da una cronaca del XIV secolo).

Ebbene, collocate le icone lungo il ponte, Jalaluddin diede l’ordine di far passare uno a uno i Gruziani con l’ordine di sputare sulle immagini sacre abiurando così il cristianesimo e ottenendo in cambio di aver salva la vita: i primi esitarono finché un anziano si mosse e si inchinò con venerazione davanti a un’icona della Vergine col Bambino, cercando di toccarla con mano…ma fu decapitato all’istante e gettato nel fiume.

Gli altri lo imitarono con coraggio: l’eccidio durò fino a sera e solo pochi decisero di abiurare, avendo salva la vita, ma perdendo la fede.

Furono massacrati così tanti uomini che “si poteva attraversare il fiume senza bagnarsi nell’acqua”. Il massacro è riconosciuto anche da fonti musulmane: “Quell’anno –scrive il cronista Ibn Kathir- il re Jalaluddin bin Khawarizm Shah si scontrò con i Karaj infliggendo la peggior sconfitta. Poi salì al maggiore dei loro baluardi, Tiflis (Tbilisi) e lo prese con forza.

Vi uccise tutti gli infedeli, ridusse in schiavitù la loro progenie e non arrecò alcun danno ai musulmani che vi risiedevano”.

Il comandante Shalva ebbe un trattamento di favore da parte dello scià che, ammirato per il suo valore militare, ne fece curare le ferite; ma nel 1227 Jalaluddin pretese che il principe si convertisse all’Islam in cambio della sua nomina a governatore dell’Adrabagadan (l’odierno Azerbaigian), offerta che Shalva rifiutò categoricamente e gli provocò la morte di spada, dopo aver avuto il corpo fracassato dalle percosse.

Lo sterminio di 10.000 georgiani non fu l’unica sopraffazione di Jalaluddin le cui prepotenze durarono sette anni fino alla sua sconfitta da parte di una coalizione di rivali e alla sua uccisione per mano di un rivale curdo.