Riflessione del giorno

mercoledì 28 ottobre ’20

By Patronato S. Vincenzo

October 27, 2020

 

 

nell’immagine un dipinto di Dean Cornwell

 

XXX Settimana tempo Ordinario

 

Aforisma del Giorno (Victor Hugo)

Nel destino di ogni uomo può esserci una fine del mondo fatta solo per lui. Si chiama disperazione.

 

Iniziamo la Giornata Pregando (Preghiera)

O Dio, luce ai ciechi e gioia ai tribolati, che nel tuo Figlio unigenito ci hai dato il sacerdote giusto e compassionevole verso coloro che gemono nell’oppressione e nel pianto, ascolta il grido della nostra preghiera: fa’ che tutti gli uomini riconoscano in lui la tenerezza del tuo amore di Padre e si mettano in cammino verso di te. Per il nostro Signore Gesù Cristo…Amen

 

 

Ascoltiamo la Parola di Dio Lc 6,12-16

Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d’Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.

 

La riflessione del Giorno (frammento di vita)

La vita dura del ministero missionario l’aveva reso refrattario a certe “buone maniere” del nostro mondo: non era maleducato, tutt’altro! Era una persona amabilissima, ma che andava per le spicce e non capiva tante formalità. Quando alcune personalità l’invitarono a una cena in cui sarebbe stato uno dei premiati per il suo impegno in ambito socio-caritativo, si presentò con un abbigliamento così trasandato, che l’incaricato di controllare gli inviti, gli fece scivolare in mano due spiccioli e lo mise alla porta. Chiarito l’equivoco, non mostrò imbarazzo a muoversi in quel mondo e immediatamente prese posto a tavola “perché -aveva spiegato ai presenti- quando ho fame, io devo mangiare! Il mio stomaco e la mia testa infatti sono così strettamente collegati, che se l’uno è vuoto, l’altra va in tilt”. Con imbarazzo gli segnalarono che i posti erano riservati e che il suo era a capotavola, tra il presidente e Monsignore. Quando tutti si sedettero, si chiarì ai presenti che lo scopo della cena era di raccogliere fondi a favore delle persone a cui andava il riconoscimento. Poi si servì l’antipasto: il cameriere col vassoio degli affettati si fermò davanti al missionario che rimase impassibile. “Padre, si serva pure” gli fece premuroso il Presidente. Al che lui rispose: “Può indicarmi che fette di salame devo prendere? Sa, non vorrei fare un’altra gaffe…”.      

   

Intenzione del giorno

Oggi, giornata mondiale di Lotta alla Sordità preghiamo per sordi, muti e persone con handicap grave

 

Nato in una famiglia cristiana di tessitori catalani con dieci figli, viene ordinato prete nel 1835, a 28 anni. Va a Roma nel 1839 e si rivolge a Propaganda Fide per essere missionario. Non può raggiungere l’obiettivo e così entra tra i Gesuiti, ma dopo pochi mesi deve tornare in patria perché malato. Per 7 anni predica missioni popolari in Catalogna e nelle isole Canarie conquistando immensa popolarità, anche come taumaturgo. Nel 1849 fonda una Congregazione apostolica: Figli dell’Immacolato Cuore di Maria anche conosciuti come Claretiani. (All’inizio del terzo millennio, essi lavorano in 65 paesi dei cinque continenti. Nel 1936/ 39, durante la guerra civile spagnola, 271 vengono uccisi per causa della fede. Tra questi spiccano i 51 Martiri di Barbastro, beatificati da Giovanni Paolo II il 1992). Nominato nel 1849 arcivescovo di Santiago di Cuba (all’epoca appartenente alla Spagna), arriva in diocesi nel febbraio di 1851. Nello strenuo lavoro apostolico affronta i gravi problemi morali, religiosi e sociali dell’Isola: concubinato, povertà, schiavitù, ignoranza, ecc. ai quali si aggiungono due calamità che colpiscono la popolazione: epidemie e terremoti. Ripercorre la sua vasta diocesi per ben 4 volte con un gruppo di santi missionari. Le sue preoccupazioni pastorali si riversano anche nel potenziamento del seminario e nella riforma del clero. Nell’ambito sociale, promuove l’agricoltura, anche con diverse pubblicazioni e creando una fattoria-modello a Camagüey. Oltre a questo istituisce in ogni parrocchia una cassa di risparmio, opera pioniera in America Latina. Promuove l’educazione cercando Istituti religiosi e fondando, insieme alla Venerabile Maria Antonia Paris la congregazione delle Religiose di Maria Immacolata (Missionarie Claretiane).

La sua strenua fortezza nel difendere i diritti della Chiesa e i diritti umani gli crea numerosi nemici tra i politici e i corrotti. E così subisce minacce e attentati, tra i quali uno ad Holguin, dove viene gravemente ferito al volto. Nel 1857 la regina lo richiama a Madrid come suo confessore. In questa tappa continua ad annunziare il Vangelo nella capitale e in tutta la penisola. Esiliato in Francia nel 1868 arriva con la regina a Parigi e, anche qui, prosegue le sue predicazioni. Poi partecipa in Roma al concilio Vaticano I dove difende con ardore l’infallibilità del Romano Pontefice. Perseguitato dalla rivoluzione, si rifugia nel monastero di Fontfroide presso Narbona, dove spira il 24 ottobre 1870. Sulla tomba vengono scolpite le parole di papa Gregorio VII: “Ho amato la giustizia e odiato l’iniquità, per questo muoio in esilio”. Il suo corpo si venera nella Casa Madre dei Claretiani a Vic (Barcellona). E l’8 maggio 1950, Pio XII lo proclama santo, e dice di lui: “spirito grande, sorto come per appianare i contrasti: poté essere umile di nascita e glorioso agli occhi del mondo; piccolo nella persona però di anima gigante; modesto nell’apparenza, ma capacissimo d’imporre rispetto anche ai grandi della terra; forte di carattere però con la soave dolcezza di chi sa dell’austerità e della penitenza; sempre alla presenza di Dio, anche in mezzo ad una prodigiosa attività esteriore; calunniato e ammirato, festeggiato e perseguitato. E tra tante meraviglie, quale luce soave che tutto illumina, la sua devozione alla Madre di Dio”.