XIV Settimana del Tempo Ordinario
Proverbio del giorno (dal Libro dei Proverbi)
Non insidiare, o malvagio, la dimora del giusto, non distruggere la sua abitazione, perché se il giusto cade sette volte, sette volte egli si rialza, ma gli empi soccombono nella sventura.
Iniziamo la giornata Pregando (Canti liturgici)
Ora vado sulla mia strada con l’amore tuo che mi guida, o Signore ovunque io vada, resta accanto a me. Io ti prego, stammi vicino, ogni passo del mio cammino, ogni notte, ogni mattino resta accanto a me. Il tuo sguardo puro sia luce per me e la tua parola sia voce per me. Che io trovi il senso del mio andare solo in Te, nel tuo fedele amare il mio perché. Amen
AQUILA E PRISCILLA coniugi giudeo – cristiani
cari a S. Paolo per la loro fervente e molteplice collaborazione alla causa del Vangelo. Aquila, giudeo originario del Ponto, trasferitosi a Roma, sposò Priscilla (o Prisca). L’apostolo intuì le buone qualità dei due coniugi, quando chiese di essere ospitato nella loro casa a Corinto. I due lo seguirono anche in Siria, fino ad Efeso dove istruirono Apollo. Niente si può asserire con certezza sul tempo, luogo e genere di morte di Aquila e Priscilla.
Ascoltiamo la Parola di Dio (Matteo 10,1-7)
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì. Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».
Riflessione Per Il Giorno (Mons. Nunzio Galantino)
Alla logica dell’idolatria non sfugge nemmeno l’esperienza dei credenti. Tuttavia, la stessa Bibbia ci avverte che l’orizzonte semantico della parola idolatria non è solo quello religioso. Cosa vuol dire “idolatria”? Essa deriva dal tardo latino idololatrīa, il cui corrispondente greco è eidōlolatría (éidōlon=forma, aspetto, apparenza corporea + latréia cioè servizio, culto). L’idolatria perciò è, alla lettera, culto/servizio reso a una immagine fabbricata in forme rigide. Non riguarda solo la sfera del sacro: l’idolo infatti è ciò che viene eletto a tutto della propria vita e aspirazioni, una totalizzazione che limita e annulla ogni libertà di giudizio. Sul piano esistenziale, l’idolatria assomiglia tanto a una sorta di compattamento rassicurante e provvisorio delle proprie inquietudini. L’idolatra pensa di raggiungere il pieno compimento di sé inginocchiandosi a un dio che deresponsabilizza e a uno stile di vita che tende a coprire le proprie fragilità. Così facendo, l’idolatra rinunzia alla propria libertà e creatività. Vittima preferita delle raffinate strategie messe in atto e alimentate dal consumismo di mercato e da forme di politica corrotta e deteriorata. Alla luce di tutto ciò, si capisce che il divieto biblico «Non ti farai idolo né immagine alcuna…» (Es 20,4) è molto di più della semplice proibizione di costruirsi idoli che «entrarono nel mondo per la vana ambizione degli uomini» (Sap 14,14). Qui infatti è in gioco la libertà dell’uomo. E il Dio biblico, nel condannare la schiavitù rappresentata dall’idolatria, si conferma come il garante della libertà umana e ci ricorda che nessuna idolatria/assolutizzazione ci salva. Siamo così invitati ad abitare in maniera responsabile la nostra realtà, senza sentirci al centro e al di sopra di tutto e di tutti. Chiamati a pensarci con gli altri e proiettati verso l’altro. Consapevoli di ciò che si è e di ciò che realisticamente si può essere.
Intenzione del giorno
Preghiamo per chi non può andare in vacanza, perché non se ne faccia un problema.
Don’t Forget!
GIOVANNI BEYZYM nacque a Beyzymy Wielkie in Polonia il 15-5-1850. Dopo aver terminato il ginnasio a Kiev, entrò nel noviziato dei padri gesuiti a Stara Wies´ presso Brzozów. Ricevette gli ordini sacri a Cracovia dalle mani del Vescovo Albin Dunajewski, nel 1881. Per molti anni fu educatore e protettore dei giovani nei collegi della Società di Cristo a Tarnopol e a Chyrów. A 48 anni, con il consenso dei superiori, partì per il Madagascar (Africa) per il servizio ai lebbrosi.
È stato l’uomo del fare. Laborioso, generoso, lungimirante a servizio della comunità di Villa di Serio. Una comunità che gli sarà sempre riconoscente per aver contribuito alla crescita sociale e alla salvaguardia del patrimonio naturalistico del paese. Camillo Corti, classe 1932, sposato con due figli, ha concluso il suo percorso terreno a causa del covid19. Negli anni del Dopoguerra aveva per diversi mandati svolto la carica di assessore all’istruzione puntando a una scuola di qualità. Camillo aveva lavorato in un’industria chimica di Alzano fino alla pensione. Sindacalista della Cisl, si è sempre battuto in difesa dei lavoratori e per la tutela del lavoro con ponderatezza e determinazione, tanto che era diventato responsabile Cisl del settore chimico zonale. L’impegno sindacale è stato un punto fermo della sua personalità, tant’è che fino a pochi mesi fa era presente nella sede del sindacato dei pensionati Cisl del centro sociale villese per svolgere quella preziosa mansione di informazione riguardo alle pratiche fiscali. «Con la morte di Camillo Corti la nostra comunità perde una persona da sempre impegnata per il bene comune» – così lo ricorda il vicesindaco Francesco Cornolti che con lui ha condiviso progetti e iniziative consolidando una forte amicizia -. In particolare, Camillo è stato un valido collaboratore dell’assessorato ai servizi sociali per il disbrigo delle pratiche legate alla pensioni e all’invalidità. Lo ricordo, con affetto, presente quotidianamente al centro sociale, sempre disponibile al confronto e al consiglio con tutti». Corti fondò la biblioteca popolare del paese e ne divenne anche presidente, carica che ricoprì anche al centro sociale. Inoltre la passione per la flora della collina gli fu da stimolo per il recupero dei sentieri collinari, mettendo in campo una squadra di volontari, gli «Amici della Carezzola», per il recupero dell’antica mulattiera che raggiunge il monte Bastia, con indicazioni didattiche per la conoscenza del patrimonio arboreo e floreale. Un operato che verrà ricordato anche dalle nuove generazioni.