Riflessione del giorno

mercoledì 9 maggio ’18

By Patronato S. Vincenzo

May 08, 2018

 

 

nell’immagine il volto della Vergine raffigurato da Rogier van der Weyden  

 

 

Proverbio del giorno

«Anche le scimmie cadono dagli alberi (Giappone)»

 

 

Pacomio

Nacque nell’Alto Egitto, nel 287, da genitori pagani: arruolato a forza nell’esercito imperiale a vent’anni, finì in prigione con le reclute. Protetti dall’oscurità, la sera i cristiani recarono loro un po’ di cibo e a Pacomio che domandò loro chi li spingesse a far questo, risposero: «Il Dio del cielo». Pacomio pregò il Dio cristiano di liberarlo dalle catene, promettendo in cambio di dedicare la vita al suo servizio. Tornato in libertà, adempì al voto e si unì a una comunità cristiana del sud Egitto, dove ricevette il battesimo. Condusse vita da asceta e nella solitudine del deserto fissò la sua dimora. Alla sua morte, i monasteri maschili da lui fondati erano nove, più uno femminile.

 

Ascoltiamo La Parola di Dio (Gv16,12-15)

Gesù disse ai discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà». 

 

BREVE COMMENTO AL VANGELO

Per aprire la porta occorre la chiave giusta: se la chiave non è quella buona, la porta non si apre. Ma se la porta non si apre, non si entra nella casa del Padre, poiché Cristo ha detto: «Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6). Ora la chiave di accesso al Padre è Gesù e a Gesù noi abbiamo accesso nello Spirito Santo e solo per mezzo di Lui il Padre e il Figlio si fanno conoscere.

 

Riflessione Per Il Giorno (Frammenti di vita del Patronato)

Anni 1970: una mamma preoccupata dei risultati del figlio quindicenne si rivolge al direttore della scuola professionale del Patronato che la consiglia di parlare direttamente con il “don”. Questi, che è un prete spiccio nei modi e brusco nelle parole, ma di lunga esperienza e con un cuore grande, dopo averla ascoltata, le fa: “Dire che suo figlio va bene a scuola è troppo: ma ha il vantaggio che se arriva un’inondazione, lui si salva, perché sta a galla”. “Non capisco” risponde lei confusa “perché?”. “Ma cara la me sciura, perché ol sò sčett a l’è üna bora!”. Riavutasi dalla sorpresa, la mamma abbozza: “Vuol dire che andrà a lavorare, come suo padre”. “Ma no, lo lasci qui che ci pensiamo noi”. Con un po’ di fatica da parte sua e col sostegno dei docenti il ragazzo è riuscito a portare a termine gli studi e ha trovato lavoro. Nessuno è stato escluso, nessuno ha denunciato. Si è badato al sodo: ma erano tempi in cui le parole non facevano paura, perché si andava oltre le apparenze e contavano i fatti.   

 

Intenzione del giorno

Preghiamo per don Giuseppe Capelli e tutti i sacerdoti defunti del Patronato S. Vincenzo

 

215° quadro de: “1.000 quadri più belli del mondo”

 

la miracolosa manifestazione della divinità, lontano dai riferimenti terreni. La tensione emotiva è creata dall’accesa sorgente di luce che colpisce direttamente il corpo del Cristo e il volto del santo: questa luminosità concentra lo sguardo sul tenero gesto di Cristo. La luce non è quella naturale, ma quella artificiale delle candele che produce l’effetto di ingiallire la pelle e appiattire i corpi, che appaiono quasi senza volume come intagliati sullo sfondo scuro. I personaggi sembrano estendersi oltre la cornice e acquisire una dimensione monumentale adeguata all’evento soprannaturale allo scopo di favorire la contemplazione privata da parte dei fedeli. Il dipinto anticipa lo Zurbarán che non potrebbe essere spiegato senza un precedente così evidente come quello offerto dal Ribalta.