9. settimana Tempo Ordinario
Aforisma del giorno di Nicolàs Gòmez Dàvila
Se nega ogni trascendenza la storia si suicida. Se la realtà è solo temporale, il suo luogo è il presente. Il passato è privo di importanza. Perché la storia ci riguardi, qualcosa in essa deve trascenderla: nella storia deve esserci qualcosa di più che la storia.
Preghiera del giorno
Il mio cuore, è davanti a te, o Signore. Si sforza, ma da solo non può farcela: ti prego fa’ tu ciò che egli non può. Introducimi nella cella del tuo amore: te lo chiedo, te ne supplico, busso alla porta del tuo cuore.
E tu che mi fai chiedere, concedimi di ricevere. Tu che mi fai cercare, fa’ che ti trovi. Tu che mi esorti a bussare, apri a chi bussa. A chi darai se non dai a chi ti chiede?
Chi troverà se chi cerca, cerca inutilmente? A chi darai se non ascolti chi ti prega? O Signore, da te mi viene il desiderio, da te mi venga anche l’appagamento. Amen.
Santo del giorno
Parola di Dio del giorno Luca 11,29-32
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona.
Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone.
Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
Riflessione del giorno
MIGUEL DE CERVANTES: Avventure dell’ Hidalgo DON QUIXOTE DE LA MANCHA.
“Non muoia, signor padrone, non muoia. Accetti il mio consiglio e viva molti anni, perché la maggior pazzia che possa fare un uomo in questa vita è quella di lasciarsi morir così senza un motivo, senza che nessuno lo ammazzi, sfinito dai dispiaceri e dall’avvilimento”.
Che dire? La frase di Sancho Panza scudiero e compagno di avventure di don Chisciotte non ha bisogno di commenti, ma vale la pena di chiarirle. Lasciarsi morire, senza che nessuno ti ammazzi, solo perché non riesci più ad affrontare i dispiaceri, oggi è ritenuto non solo un desiderio giustificato, ma anche un diritto legittimo.
“La vita è mia e solo mia” dice l’uomo d’oggi “ma quella che ho, non mi piace e ho il diritto di disporne a mio piacimento, fino a rinunciarvi se mi garba”. Che questo modo di pensare faccia acqua da tutte le parti è evidente, anche se troppi affermano il contrario.
In realtà la vita l’abbiamo ricevuta, non l’abbiamo scelta né decisa: ci è stata donata dai genitori, dal mondo, dalla società e (per chi crede) da Dio i quali non ce l’hanno data per farci un dispetto, ma perché ancor prima di conoscerci ci hanno voluto bene e ci hanno fatto il dono più grande a loro disposizione e cioè la vita.
Rifiutare questo dono solo perché “non è come vorrei io” è ingratitudine, anzi è una vera e propria offesa nei confronti di chi ci ha voluto e ci vuole bene. Non solo: si decide di lasciarsi morire perché si smette di credere nella realtà! La vita infatti, anche quella più difficile e faticosa, è la realtà più concreta e vera, l’unica che abbiamo e la guerra di questi giorni coi suoi profughi e combattenti, lo dimostra in pieno.
Non così i sentimenti e le fantasie che sono all’origine di certe decisioni e che spesso nascondono non solo disperazione, ma anche vuoto, illusione, capriccio e ostinazione…Infine è evidente che scegliere il nulla perché non si può avere tutto è una non scelta; è –come dice lo scudiero a don Chisciotte- un lasciarsi morire. Non c’è nessuna libertà in questo, ma solo nichilismo cioè l’idea che il nulla sia sempre meglio di qualcosa.
Intenzione di preghiera per il giorno
Perché l’esempio degli ucraini disposti a rischiare pur di non rinunciare alla libertà e a una vita degna ci aiuti a ritrovare le ragioni vere del nostro vivere e morire.
Don’t forget! Anno di S. Giuseppe
S. Giuseppe padre premuroso
La rappresentazione di S. Giuseppe come padre pieno di solerzia e premure nei confronti dei piccolo Gesù è presente in molte opere pittoriche, come ad esempio nel famosissimo trittico di Hieronymus Bosch l’Adorazione dei Magi.
Il pittore allontana S. Giuseppe dall’evento centrale dell’incontro dei tre Re con Gesù e sua madre per confinarlo nel pannello di sinistra, dove il santo è da solo, al riparo di una tettoia e tutto intento ad asciugare al fuoco i pannicelli del bambino.
La scena umile e commovente, si svolge all’interno di una casa diroccata di cui però rimane intatto il portale dove due statue di santi indicano un rospo rovesciato simbolo del demonio sconfitto dal “più forte” che è il neonato Gesù (Luca 11,15 ss).