XXVII settimana T. Ordinario
Avvenne il 9 ottobre…
680 – Martirio di Al-Husayn ibn Ali terzo imam sciita
768 – Carlomanno I e Carlo Magno vengono proclamati re dei Franchi
1000 – Leif Ericson scopre Vinland, primo europeo conosciuto a mettere piede in Nord America.
1963 – Frana precipita nella diga del Vajont: l’onda distrugge il paese di Longarone con 1.900 vittime.
1967 – Che Guevara viene giustiziato per aver incitato la rivoluzione in Bolivia.
1982 – Attentato alla sinagoga di Roma: morto un bambino di 2 anni e ferite 35 persone.
Aforisma di Martin Buber
«Non è necessario sapere qualcosa di Dio per credere in Lui: molti veri credenti sanno parlare con Dio, ma non di Dio.»
Preghiera
Dio onnipotente ed eterno, che esaudisci le preghiere del tuo popolo oltre ogni desiderio e ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
Parola di Dio del giorno Luca 11,1-4
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione».
Riflessione Sapienza dei Chassidim
Chi parla sempre di un male che ha commesso e vi pensa sempre, non cessa di pensare a quanto di volgare egli ha commesso e poiché in ciò che si pensa si è interamente, si è dentro con tutta l’anima in ciò che si pensa, così egli continua a rimanere dentro quella cosa volgare o cattiva che a parole vorrebbe dimenticare.
Uno così non potrà certo convertirsi, ché il suo spirito si fa rozzo e il suo cuore s’indurisce e può anche sopravvenire la tristezza, la malinconia. Del resto, rimesta di qua, rimesta di là, fango è e fango resta. Sì peccato, no peccato, che ne viene al cielo? Invece di rinvangare nel tuo passato sbagliato e vergognoso, potresti invece infilare una perla dietro l’altra, una cosa buona dopo l’altra a gioia del cielo.
Per questo nella Scrittura è detto: «Abbandona il male e fa’ il bene» volta le spalle al male, non ci ripensare e fa il bene. Hai fatto cose ingiuste? Contrapponi ad esse le cose giuste e lascia il tuo male alla misericordia di Dio.
Intenzione di Preghiera settimanale
Preghiamo perché termini l’escalation bellica che si è scatenata in Terra Santa e rischia di sfuggire al controllo e i governanti non facciano più della “vendetta” l’unico modo di risolvere i problemi.
Don’t Forget! Santi e Beati della Carità
BEATA MARIA CATERINA IRIGOYEN ECHEGARAY
(MARIA DELLO SPOSALIZIO) 1848-1910
Maria Catalina nasce il 25-11-1848, a Pamplona, Navarra; è ultima di 8 fratelli e gemella del 7°. La sua famiglia, imparentata con quella di S. Francesco Saverio, è credente e osservante. Maria Catalina viene educata nell’Istituto Madri Domenicane, distinguendosi per la sua devozione alla Madonna. Eletta presidente delle Figlie di Maria, nei momenti liberi visita l’ospedale cittadino per assistere le persone anziane e abbandonate, mentre in casa allestisce con alcune compagne un laboratorio per la confezione di abiti da destinare ai bisognosi.
A 30 anni inizia a collaborare con le religiose Serve di Maria la cui principale opera apostolica è la cura gratuita dei malati, un servizio diurno e notturno reso a domicilio, in cliniche, ospedali, dispensari e ambulatori (l’Istituto conta oggi 1.600 religiose in 115 comunità, ed è presente in 22 Paesi di Europa, America, Africa e Asia). Con il passare del tempo il rapporto tra Maria Catalina e la Congregazione si intensifica e si consolida, mentre in lei si delineano i contorni della chiamata alla vita religiosa in quell’Istituto.
Domanda così alla fondatrice, santa Maria Soledad Torres Acosta, di esservi ammessa. E così avviene. Entrata come postulante a Pamplona nel 1881, si trasferisce successivamente a Madrid per il noviziato ed emette i voti temporanei nel maggio 1883. La capitale sarà lo scenario della sua vita fino all’ultimo giorno. Si prodiga fin da subito nel servizio domiciliare ai malati, operando sempre con carità, pazienza, determinazione. In quel periodo il colera, la pandemia influenzale e il vaiolo mietono vittime nelle case, provocando l’abbandono dei malati da parte dei familiari per la paura del contagio. Incurante del pericolo, la religiosa li assiste senza posa.
E la fama delle sue capacità, alimentate da un grande spirito di carità, si diffonde in tutta Madrid, al punto che in alcune stanze sono appesi cartelli con la scritta: «Se mi ammalo, a curarmi sia suor Maria Catalina». Dopo 23 anni di servizio agli infermi, a causa di una grave forma di sordità, rinuncia alla sua attività e assume il compito di raccogliere le offerte che i benefattori destinano al sostegno delle comunità della Congregazione. Le sventure però non sono finite.
Nel 1913 le viene diagnosticata una tubercolosi ossea, che le causa tremendi dolori. La malattia le blocca il fisico, ma non il cuore e lo spirito: la sua vita diventa una continua preghiera per tutte le intenzioni che le vengono affidate dai tanti che la considerano «fonte di forza e porta per arrivare a Dio». Suor Maria Catalina si spegne il 10-10-1910 nella casa madre della Congregazione, a Madrid, dove oggi riposano le sue spoglie mortali.