C. e P. sono due fratelli di in un paese presso Bergamo: entrambi pensionati, si danno al volontariato. Quando verso le 8,30 arrivano al Patronato, si incontrano con R., un altro volontario, e con W. che ogni tanto si unisce alla combriccola e i quattro non si fanno più vedere fino alle 11,30 quando tornano a casa.
Non c’è bisogno che si dica loro cosa fare: lo vedono da sé e ci si accorge del loro intervento solo a cose fatte. Di recente hanno potato la siepe che fuoriusciva dalla recinzione sul marciapiede di via don Bosco, creando difficoltà ai passanti. Nessuno ha chiesto loro di intervenire e se un abitante della zona non ci avesse ringraziato, non ci saremmo accorti di quel lavoro di un’intera settimana.
Hanno anche creato in uno sgabuzzino un deposito con gli strumenti del mestiere e se c’è da comprare qualcosa o pagare qualcuno, fanno tutto a spese loro, per evitare di dipendere. Un brontolamento di tanto in tanto è l’unico risarcimento che si concedono. A stupire non è solo la generosità, ma anche la pazienza e la discrezione che mettono in ciò che fanno.
A proposito di discrezione, C. è stato volontario in Sud America, ospite di un missionario bergamasco il quale in un’occasione si accorse della sua assenza solo dopo due giorni. Preoccupato, lo cercò dappertutto, ma lui era in camera sua a letto con la febbre. Non aveva detto niente a nessuno per paura di disturbare.