Prestare ascolto al prossimo è un’arte che esige tanta di quella pazienza e umiltà che a volte si fa di tutto per evitarlo e si sbaglia, non solo perché si manca di carità, ma anche perché ci si impedisce di crescere in saggezza. Giorni fa, sto parlando con uno, quando un tale si avvicina, si intromette e insiste per essere ascoltato…Infastidito dai modi, chiamo un collaboratore e gli sbologno scocciatore e scocciatura: lo conosco infatti e so dove vuole andare a parare. Più tardi il collaboratore mi fa: “Chiede un aiuto perché…” è così evidente la pretestuosità della richiesta che è meglio tacere. Vado in chiesa per la Messa; ma alla fine del rito ecco che il tizio si ripresenta e si piazza nel banco presso l’uscita: non potendo evitarlo, sbotto “Che c’è ancora? Ti ho dato quel che hai chiesto, non ti basta?”. Ma siccome la vita di strada lo ha reso certamente più furbo e forse anche un po’ più saggio di me, ribatte: “Perché dici ancora? Non hai nemmeno iniziato ad ascoltarmi! E non è vero che mi hai dato quel che volevo: tu mi hai dato la mancia, ma io ti ho chiesto l’ascolto perché avevo bisogno di qualcosa che solo tu puoi darmi. L’elemosina invece, quella me la può dare chiunque”.
– don Davide –