Sembra che educare derivi da “edùcere” verbo latino che significa “tirar fuori”: in altre parole il fine dell’educazione consisterebbe nel tirar fuori da una persona il meglio che c’è in lei.
Questo in teoria, ma la pratica è più complicata: “Ieri mi hai rimproverato perché non sono uscito a cercare lavoro” diceva giorni fa un ospite all’educatore “mentre a K. hai dato la mancia per non farlo uscire”.
Non possiamo dirgli che quel rimprovero nasceva dalla fiducia in lui e nelle sue capacità, mentre l’altro, che è inaffidabile, andava preservato anche da sé e tenuto lontano da luoghi e compagnie malavitose.
Ma il fatto più paradossale è avvenuto tempo fa: le forze dell’ordine ci avevano portato un giovane senza fissa dimora che ne aveva combinate di tutti i colori.
In ospedale gli avevano prescritto una serie di farmaci, molto riposo e una buona alimentazione. Ma lui non voleva sottoporsi al regime perché: “devo lavorare…ho bisogno di soldi” insisteva.
Si è calmato solo quando gli si è suggerito: “Se prendi le medicine ogni giorno e dormi al mattino fino alle 11 e al pomeriggio fino all’ora di cena noi ti diamo ogni giorno un tot per le tue spese”.
Che si venga pagati per dormire, è a dir poco stravagante, eppure la cosa ha funzionato. Perché riuscire a far sì che uno eviti il peggio, è a volte un risultato educativo tutt’altro che disprezzabile.
– don Davide –