nell’immagine un dipinto di Tsuguharu Foujita
XIV Settimana tempo Ordinario
Proverbio del giorno (S. Benedetto)
Se parlare e insegnare è compito del maestro, il dovere del discepolo è di tacere e ascoltare
Iniziamo la giornata pregando (Antica preghiera Benedettina)
Degnati, o Dio buono e santo di concedermi un’intelligenza che ti comprenda, un sentimento che ti esperimenti, un animo che ti gusti, una diligenza che ti cerchi, una sapienza che ti trovi, uno spirito che ti conosca, un cuore che ti ami, un pensiero che sia rivolto a te, un’azione che ti dia gloria, un udito che ti ascolti, occhi che ti guardino, una lingua che ti lodi, una parola che ti sia gradita, una pazienza che ti segua, una perseveranza che ti attenda.
Benedetto, Patrono d’Europa
È il patriarca del monachesimo occidentale. Dopo un periodo di solitudine presso Subiaco, passò alla forma cenobitica prima a Subiaco, poi a Montecassino. La Regola, che adatta le regole monastiche orientali con saggezza e discrezione al mondo latino, apre una via nuova alla civiltà europea dopo il declino di quella romana. Nel solco di Benedetto sorsero in tutta Europa centri di preghiera, cultura, promozione umana, ospitalità per i poveri e pellegrini. Due secoli dopo la sua morte, saranno più di 1000 i monasteri guidati dalla sua Regola.
Ascoltiamo la Parola di Dio del giorno (Mt 19,27-29)
Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».
Riflessione Per Il Giorno (S. Benedetto e l’Accidia)
«Accidia» [«akedìa» in greco; «acédia», in latino] nella tradizione monastica era diventato un termine “tecnico” che aveva preso il significato di “mancanza di cura” e/o “incuria”. Nei secoli, Evagrio Pontico aveva approfondito questo stato di degrado della persona: «l’occhio dell’accidioso fissa le finestre continuamente e la sua mente immagina che arrivino visite … Quando legge sbadiglia molto, si lascia andare facilmente al sonno, si stropiccia gli occhi, si stiracchia distogliendo lo sguardo dal libro, fissa la parete e, di nuovo, rimessosi a leggere un po’, ripetendo la fine delle parole, si affatica inutilmente, conta i fogli, guarda dove finisce il testo, conta le pagine e i fogli rimasti, disprezza le lettere e gli ornamenti e infine, chiuso il libro, lo mette sotto la testa e cade in un sonno, ma non molto profondo, perché la fame lo ridesta con le sue preoccupazioni». Il termine ci riporta al contemporaneo concetto di “noia”; allo stato d’animo che pervade chi non ha voglia di fare nulla, spesso perché arido e vuoto spiritualmente. Anche S. Benedetto era profondamente preoccupato che i suoi confratelli monaci potessero venire contagiati da questo male dell’anima. Nel testo originario della Regola il “concetto” viene citato nel capitolo 18° [dedicato al “lavoro manuale quotidiano”] quando evidenzia il “frater acediosus” che «sta in ozio o in chiacchiere, invece di badare alla lettura: e riesca, oltre ad essere inutile a sé, di cattivo esempio agli altri».
Intenzione del giorno
Preghiamo per la famiglia benedettina maschile e femminile
Don’t forget! Foto della settimana
RICHMOND – VIRGINIA, STATI UNITI. Addetti rimuovono la statua di J.E.B. Stuart (generale dell’esercito degli Stati del Sud durante la guerra di secessione), una delle tante che verranno tolte in seguito alle richieste del movimento Black Lives Matter AP PHOTO / STEVE HELBER.
La distruzione o rimozione di statue e immagini è un fenomeno vecchio come il mondo che si ripete puntualmente a ogni cambio di regime, società o religione. Se lo si capisce nelle rivoluzioni violente o nel passaggio dai sistemi dittatoriali a quelli democratici, risulta incomprensibile in sistemi liberali come gli USA e gli stati dell’occidente che della libertà fanno il loro vessillo. Il movimento Black Lives Matter abbattendo le statue non si comporta in modo diverso dai personaggi che intende combattere. Gli USA di oggi poi, lo si voglia o no, sono il risultato di personaggi diversi, anzi contrapposti come Cristoforo Colombo e Geronimo, Martin Luther King e Roosevelt (anche una sua statua sarà rimossa perché “razzista”) ecc. Negare la storia è segno di debolezza e riscriverla in questo modo non è solo superficiale, ma anche pericoloso per la sussistenza della democrazia.
ANGELO GUALDI si è spento a 77 anni dopo un breve ricovero in ospedale per l’aggravarsi di una situazione di salute che non gli ha dato scampo. Nativo di Vertova, si era poi trasferito con la moglie Piera e i figli Mirco e Marilisa a Leffe. È stato per lunghi anni operativo nel tessile ma Angelo era particolarmente conosciuto nel mondo dello sport, soprattutto nel ciclismo. È stato vicino al fratello Mario nelle diverse categorie giovanili che l’hanno portato a un passo dal professionismo. Soprattutto ha seguito da direttore sportivo l’evolversi della carriera del figlio Mirco, ora 51enne, che gli ha regalato grosse emozioni. Da allievo Mirco ha vinto, tra le altre gare, in maglia S. Marco Vertova, il Gp. Eco di Bergamo. Tra i dilettanti la trafila alla veneta Zalf Fior, che ha gratificato nel 1990 del campionato del mondo a Utsunomija, Giappone, la partecipazione, due anni dopo, ai Giochi Olimpici di Barcellona. Carriera continuata per otto anni tra i professionisti: si è imposto nel 1997 nella tappa del Giro d’Italia Dalmine-Verona. Angelo ha saputo farsi apprezzare tra i componenti dello staff tecnico nel momento più fulgido della S. Marco Vertova, con ragazzi promettenti che nell’immediato futuro sarebbero diventati campioni: Alessandro Paganessi, Beppe Guerini, Paolo Lanfranchi, Paolo Savoldelli vincitore di due Giri d’Italia. Una vita divisa tra famiglia, lavoro e l’innata passione per il ciclismo.
GIULIANO BERTOLA Zogno piange un suo sportivo: il suo acume tattico ha consentito ad alcune squadre di calcio da lui allenate di salvarsi in extremis dal baratro della retrocessione, per questo lo chiamavano «mister salvezza». Parliamo di Giuliano Bertola, 72 anni, che si è spento il 9 marzo per il complicarsi di un quadro clinico aggravato da varie patologie. Inutile purtroppo l’impegno dei medici, l’affettuosa assistenza della moglie Bianca, dei figli Roberto e Paola. Sempre attivo si era fatto strada nel settore della Manifattura di cui era direttore commerciale. Si è saputo ritagliare adeguati spazi nel mondo orobico del calcio passando dal settore giovanile delle squadre di casa alle compagini di campionati altolocati. Sapeva gestire i ragazzi con vicinanza fraterna ma si manifestava determinato ed esigente nel momento di dare il meglio. Soprattutto sapeva trasmettere una notevole carica nel momento in cui le retrocessioni sembravano inevitabili. Da qui il ricorso dei presidenti a «mister salvezza» che riusciva a collocare la squadra sulla giusta carreggiata. Recentemente si era pure avvicinato al ciclismo: oltre ad essere suocero del professionista Mauro Zinetti, era nonno di Luca e Mattia, avviati al ciclismo. Insomma Giuliano era un uomo sincero, che non aveva peli sulla lingua, molto onesto e schietto: «Sì, direi che queste sono le parole che meglio lo definiscono – racconta Claudio Allievi, mister degli anni ’80 -. Era un vero uomo di campo, a tratti anche burbero, ma buono. Io lo ricordo in tre aggettivi: spigoloso, diretto e onesto».