Riflessione del giorno

sabato 18 luglio ’20

By Patronato S. Vincenzo

July 17, 2020

 

nell’immagine un dipinto di Maurice de Vlaminck

 

XV Settimana tempo Ordinario

 

Proverbio del giorno

Quando il caso è disperato, la provvidenza è vicina

 

Iniziamo la giornata Pregando (Preghiera alla divina provvidenza)

Dona ancora, o Padre, alla tua Chiesa, convocata per la Pasqua settimanale, di gustare nella parola e nel pane di vita la presenza del tuo Figlio, perché riconosciamo in lui il vero profeta e pastore, che ci guida alle sorgenti della gioia eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo… ”.

 

Materno di Milano

Non conosciamo né l’anno d’inizio del pontificato (il 316?) né della morte (forse il 328). Fu 7° vescovo di Milano e di lui possiamo dire: «La benevolenza è come la madre comune di tutti, stringe indissolubilmente le amicizie, è fedele nel consigliare, lieta nella prosperità, triste nella sventura: ci si affida ai consigli d’una persona benevola più che a quelli d’un sapiente».

 

Ascoltiamo La Parola di Dio (Mt 12,14-21)

In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni».

 

La riflessione del giorno – 3 riflessioni sulla divina provvidenza di A. d’Angelo

 

Intenzione del giorno

Preghiamo per don Bepo e per il Patronato opera della Provvidenza divina e della santità umana

 

 

È un bergamasco il primo vescovo italiano a morire per il Covid. Non solo, è pure compagno di Messa di don Fausto Resmini e per questo il lutto della sua morte colpisce ancora una volta la famiglia del Patronato che esprime tutto il suo dolore e la vicinanza ai suoi familiari e alla Missione Boliviana. MONS. EUGENIO SCARPELLINI non è deceduto a Bergamo ma in Bolivia, dove da una trentina di anni svolgeva il suo ministero. Era nato l’8 gennaio 1954 a Verdellino ed è stato ordinato sacerdote il 17-06-1968. Vicario parrocchiale di Boltiere (1978-82) e di Nembro (1982-87) nel 1988 era stato inviato come sacerdote “fidei donum” dal Vescovo Oggioni in Bolivia nella parrocchia di Villa Copacabana a La Paz. Successivamente gli si chiese di impegnarsi come segretario nell’ambito della Conferenza Episcopale Boliviana fino a essere ordinato Vescovo il 9 settembre 2010 e nominato ausiliare della Diocesi dell’Alto e titolare della stessa a partire dal 2013.  «Si è distinto per la dedizione ai più poveri e l’instancabile lotta per la giustizia», è il ricordo della Conferenza Episcopale Boliviana. Alla fine del 2019, aveva mediato nella crisi esplosa dopo le dimissioni dell’ex-presidente Evo Morales. Nei mesi scorsi, ai media del paese andino aveva parlato dell’avanzare della pandemia nella sua Bergamo: «Sono in contatto con amici e parenti per capire quali siano le misure atte a prevenire i contagi…si tratta infatti di una situazione molto preoccupante». Colpito anch’egli dal virus, Mons. Scarpellini è stato ricoverato in ospedale a La Paz: dopo un momento in cui sembrava superata la fase più critica, il 15 luglio ha avuto un peggioramento imprevisto, repentino e fatale. Ad annunciarlo in Italia è stato il Centro missionario della diocesi di Bergamo, «con profondo dolore, ma con la fiducia riposta in Cristo: lo affidiamo alla misericordia del Buon Pastore». Nei giorni in cui il Covid infieriva in Bergamasca aveva detto: “Mi hanno dolorosamente colpito i decessi di amici come don Fausto Resmini mio compagno di Messa e di don Berardelli mio prefetto in Seminario”. Non immaginava che di lì a pochi mesi sarebbe toccato anche a lui: li ha raggiunti in cielo, ma la sua morte ha lasciato sia noi, sia i boliviani tutti un po’ più poveri e sofferenti.