nell’immagine un dipinto di Maurice Utrillo (1833-1955)
III. Settimana Tempo Pasquale
Atanasio Vescovo e dottore della Chiesa
Vescovo di Alessandria d’Egitto, fu l’assertore della fede nella divinità di Cristo, negata dagli Ariani e proclamata dal Concilio di Nicea (325). Per questo soffrì persecuzioni ed esili.
Parola di Dio del giorno (Giovanni 6,60-69)
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».».
Riflessione per il giorno (don Davide Rota)
4° Insegnamento del Coronavirus:
In questi giorni si è spesso parlato dell’epidemia in atto come di una “guerra” che si sta cercando di vincere contro un nemico subdolo non solo perché non si vede, ma anche perché nessuno, nemmeno gli esperti, sa esattamente come agisce. Ebbene occorre onestamente ammettere che se davvero questa pandemia è una guerra, l’unica cosa che possiamo fare è impedirle non già di vincere (il virus di fatto ha già vinto) ma di stravincere. Gli esperti dicono che il coronavirus era già presente, anzi diffuso in Lombardia a gennaio cioè ben prima del “paziente uno” e quando l’epidemia è scoppiata, non è rimasto altro che inseguire il nemico tentando di bloccarlo…ma 30.000 morti dopo (solo in Italia), non ci si è ancora riusciti.
In queste parole non c’è ombra di rimprovero o rivendicazione, solo la constatazione che di fronte a certe realtà l’uomo perde sempre e, se impara a difendersi, la fa soltanto dopo, confermando la sapienza popolare che “del senno di poi son piene le fosse”. Certi virus infatti sono come i terremoti, le eruzioni vulcaniche, gli tsunami e le bizzarrie pericolose del clima: quando ti accorgi di loro, è già tardi.
Il che insegna alcune cose:
1) la natura (anche il corona, la spagnola, la peste…sono natura) non è solo la madre innocente e benigna che Walt Disney e i tanti “–ismi” oggi così popolari, vogliono farci credere, ma è anche terribile potere distruttivo di cui l’umanità è costretta a fare esperienza, per imparare -ma sempre dopo purtroppo- a difendersi per non soccombere se non come singoli, almeno come specie.
2) Gli storici che hanno studiato le epidemie del passato si sono accorti come nella peste del 1630, nel tifo del 1817 e nella spagnola del 1918 siano stati presi gli stessi provvedimenti di oggi: distanziamento, quarantena, igiene e rudimentali mascherine ecc. Rispetto a loro noi in più abbiamo l’enorme progresso della scienza medica…ma i fondamentali li avevano capiti, a conferma che la “storia è maestra di vita”, ma gli alunni spesso non ascoltano e non sono diligenti. La convinzione che noi siamo sempre migliori dei nostri antenati e superiori a loro in tutto, è solo frutto di arroganza e presunzione.
3) Il virus insegna che l’uomo sa vincere tante battaglie, ma non tutte, anzi quella decisiva la perde sempre. Ma chi sa in anticipo di perdere, che fa di solito? Evita lo scontro; se questo non è possibile, gioca d’anticipo o in difesa. Se infine è destinato alla sconfitta, impara anche da questa, perché non c’è disastro che non contenga un utile insegnamento.
Così ad esempio i giapponesi il cui paese è da sempre devastato dai terremoti, avevano imparato già dal XV secolo a costruire case di legno con pareti di carta di concezione ultramoderna e con risultati formidabili. E quando nel 2004 lo tsunami uccise 250.000 persone, fra i sopravvissuti c’erano le tribù delle isole Andamane e Nicobare dell’oceano Indiano: l’esperienza aveva loro fatto riconoscere il disastro imminente e permesso di mettersi in salvo sulle alture. E poiché come le catastrofi, anche i virus hanno la pessima abitudine di non avvisare del loro arrivo, noi tutti siamo stati colti impreparati, ma abbiamo saputo reagire con coraggio e determinazione e siamo stati capaci di fare scelte dolorose, ma che ci hanno fatto intravedere nuove possibilità. Come è capitato alla chiesa: invitata a chiudere i luoghi di culto e a sospendere i riti, ha vissuto una Quaresima e una Pasqua inedite in 2000 anni di storia.
Ma la preghiera del Papa in una piazza S. Pietro vuota e battuta dalla pioggia è stata seguita da 17 milioni di persone e il vuoto di liturgia è stato riempito da una fioritura spontanea di gruppi di preghiera familiari. E infine la mancanza di comunione con il pane eucaristico, è stata sostituita dall’ascolto della Parola di Dio come mai si è visto prima.
Intenzione del giorno
Preghiamo per chi ha perduto o sta perdendo il lavoro, la casa, gli affetti, la salute….