Riflessione del giorno

Sabato 26 ottobre 2024

By Patronato S. Vincenzo

October 25, 2024

 

XXIX settimana T. Ordinario

 

Avvenne il 26 ottobre…

1860 – Teano l’incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II: termina l’impresa dei Mille

1863 – Fondazione della The Football Association inglese, che segna la nascita del calcio moderno.

1896 – Ad Addis Abeba viene firmato un trattato di pace fra Regno d’Italia e Impero d’Etiopia.

1944 – Battaglia del Golfo di Leyte; le forze USA sconfiggono la marina imperiale giapponese.

2004 – La sonda Cassini-Huygens invia in Terra le prime immagini di Titano, il satellite di Saturno.

 

aforisma La sapienza dei Chassidim

«Il peggior nemico della fede in Dio non è l’ateismo (di chi dice che Dio non c’è), ma lo gnosticismo (di chi dice che Dio è conosciuto)».

 

Preghiera

Dio onnipotente ed eterno, donaci di orientare sempre a te la nostra volontà e di servirti con cuore sincero. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

 

Santo del giorno

 

Parola di Dio del giorno Luca 13,1-9

Si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere con quello dei loro sacrifici. Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

 

Riflessione M. Teresa di Calcutta

1. Il frutto del silenzio è la preghiera. 2. Il frutto della preghiera è la fede. 3. Il frutto della fede è l’amore. 4. Il frutto dell’amore è il servizio. 5. Il frutto del servizio è la pace.

M. Teresa di Calcutta li aveva chiamati “i 5 chicchi di riso”, qualcosa cioè di piccolo e semplice che non sminuisce, anzi fa risplendere la spiritualità di questo messaggio nei cui confronti l’unica reazione possibile è l’esame personale di coscienza. Sono come stelle che dovrebbero accendersi nel cielo della vita di un cristiano: silenzio, preghiera, fede, amore, servizio, pace.

Porrò l’accento solo su una coppia di termini che, a prima vista, possono sembrare sinonimi: amore e servizio. Il primo è atteggiamento interiore radicale e permanente, è luce costante dell’anima, luce che bagna e avvolge il servizio concreto che si offre: così quest’ultimo non è più solo filantropia o assistenza sociale, ma è atto religioso, gesto spirituale, segno divino. Non è più un puro e semplice «servire» per contratto, ma un dono libero e gioioso.

 

Intenzione di preghiera settimanale

Per i ragazzi che nelle nostre parrocchie hanno iniziato il catechismo affinché genitori, catechisti e sacerdoti si impegnino a fare tutto con serietà e impegno a beneficio dei loro figli.

 

Don’t Forget! MARTIRI DEL PERÙ – I padri francescani

ZBIGNIEW STRZAŁKOWSKI

MICHAŁ TOMASZEK

 

MICHAŁ TOMASZEK, nato il 23-9-1960 a Kawica (Pol) entrò a 15 anni nel seminario della Provincia religiosa di S. Antonio, dei Frati Minori Conventuali, a Legnica. Al termine degli studi teologici, fu ordinato sacerdote il 23 -5-1987 e per due anni svolse il ministero nella parrocchia di Pieńsk (arcidiocesi di Wrocław). Fin dall’inizio del 1989 p. Michele ottenne di unirsi ai due confratelli che l’anno prima avevano iniziato la missione a Chimbote in Perù e nell’agosto 1989 li raggiunse nella parrocchia di Pariacoto, che li vedrà per due anni impegnati nella cura pastorale della popolazione locale. L’attività missionaria era impegnativa, per la vastità del territorio e la difficoltà nelle comunicazioni: i loro 63 villaggi erano disseminati in una zona montagnosa di 1000 Km e alcuni si potevano raggiungere solo a cavallo.

 

Oltre che nell’evangelizzazione, i missionari si impegnavano pure nell’assistenza delle famiglie, coadiuvati dalle Caritas diocesana e pontificia. Tale attività, apprezzata dalla popolazione locale, era osteggiata da “Sendero Luminoso”, l’organizzazione terroristica con ideologia marxista-leninista-maoista, affermatasi in Perù all’inizio degli anni ’80. La sera del 9-8-1991 i padri Michele e Zbigniew avevano concluso l’eucaristia in parrocchia quando i Senderisti vi fece irruzione, legarono le mani dei due e li caricarono sulla camionetta della parrocchia, sulla quale volle salire anche una religiosa addetta alla catechesi, che fu così testimone dell’interrogatorio a cui furono sottoposti i due frati, accusati di essere fedeli a Cristo e alla Chiesa.

Dopo l’interrogatorio, la religiosa venne fatta uscire e il commando si allontanò portando con sé i sequestrati. Giunti al piccolo villaggio di Pueblo Viejo, a circa 2 chilometri da Pariacoto, i terroristi, sparando a bruciapelo alla testa, uccisero p. Michele, p. Zbigniew, sul petto del quale i terroristi lasciarono un cartoncino: “Così muoiono i servi dell’imperialismo”. Fu evidente, anche per la testimonianza della religiosa che aveva assistito all’interrogatorio subito dai due, l’odio dei rivoluzionari marxisti verso la Chiesa cattolica e l’opposizione all’opera di evangelizzazione e promozione umana compiuta dai due giovani sacerdoti.

Le solenni esequie celebrate a Pariacoto (la popolazione volle dare sepoltura ai loro resti mortali nella stessa chiesa parrocchiale) e altre celebrazioni tenute in varie località del Perù posero in evidenza la necessità di raccogliere subito le testimonianze e di tener viva la memoria del martirio. «Ho amato questa terra [di Perù], l’ho amata fino a sentirmi meglio qui; e questo in fondo dipende da quanto uno ambisca realizzare la chiamata del Signore per sé» (P. Michał Tomaszek).