nell’immagine una fotografia di Luca Bracali
Proverbio del Giorno
«Fortuna e sfortuna abitano nello stesso cortile (Armenia)»
Iniziamo la Giornata pregando (Canti liturgici)
Ci invita il Signore al banchetto che nel suo amore egli offre per noi. Beato chi accoglie l’invito di grazia. Scompaia dal cuore ogni affanno, l’amore vinca ogni tenebra. Beato chi porta l’amore e la pace: sarà chiamato figlio di Dio. Ci chiama il Signore alla sua mensa, invita i poveri al banchetto. Beato chi dona con gioia il suo cuore e spezza il pane con i suoi fratelli. Di gioia le nozze dell’Agnello ricolmano il cuore della Chiesa. Beato chi serve alla mensa di Cristo: sarà strumento di misericordia. Amen”.
Evaristo
Sembra sia stato un greco di Antiochia nato a Betlemme e divenuto il quarto o forse il quinto successore di Pietro intorno all’anno 100. Governò per 9 anni. Leggendarie sono considerate la notizie che sia morto martire, sia sepolto presso S. Pietro e abbia diviso Roma in 25 parrocchie e istituito 7 diaconi per assisterlo, come testimoni della sua ortodossia e «stenografi» delle prediche.
Ascoltiamo la Parola di Dio Luca 13,1-9.
Si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest’anno finché gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l’avvenire; se no, lo taglierai».
BREVE COMMENTO AL VANGELO
La conversione di cui parla Gesù nel Vangelo è dono e opera di Dio, ma da parte dell’uomo esige alcuni passi da fare: come ad esempio capire che il tipo di vita che si sta facendo non va bene; avvertire il desiderio di cambiare; mettere in atto la volontà di farlo attraverso la “decisione” e nella preghiera lasciare che sia Dio a compiere in noi questo cambio profondo. Di questi “passi” il più difficile è senz’altro “decidere”: l’uomo moderno non sa o non vuole decidere perché –come dice il teologo milanese don Giuseppe Angelini- non ha ancora deciso se valga o no la pena di vivere, se la vita sia un dono o non piuttosto una disgrazia…
Riflessione del Giorno
(Tzvetan Todorov – La letteratura in pericolo, Garzanti)
Quando mi chiedo perché amo la letteratura, mi viene spontaneo rispondere: perché mi aiuta a vivere. Non credo di essere l’unico a pensarla così. Più densa, più eloquente della vita quotidiana ma non radicalmente diversa, la letteratura amplia il nostro universo, ci stimola a immaginare altri modi di concepirlo e di organizzarlo. Siamo tutti fatti di ciò che ci donano gli altri: in primo luogo i nostri genitori e poi quelli che ci stanno accanto; la letteratura apre all’infinito questa possibilità d’interazione con gli altri e ci arricchisce, perciò, infinitamente. Ci procura sensazioni insostituibili, tali per cui il mondo reale diventa più ricco di significato e più bello. Al di là dall’essere un semplice piacere, una distrazione riservata alle persone colte, la letteratura permette a ciascuno di rispondere meglio alla propria vocazione di essere umano.
Intenzione del giorno
Preghiamo per il Sinodo dei giovani che si sta celebrando in questi giorni
Don’t forget! – La riflessione della settimana
IL SINODO DEI GIOVANI È UNA GRANDE OPPORTUNITÀ
«Il Sinodo dei Giovani che si sta realizzando in questi giorni una grande opportunità che ci dobbiamo giocare bene, non solo per aprire un confronto franco tra chi con loro lavora tutti i giorni, e penso alle pastorali giovanili diocesane, ma anche perché porterà noi adulti a interrogarci sulla nostra fede. Esso potrebbe tramutarsi in concreta e preziosa occasione per “aprire gli occhi” su un mondo, quello dei nostri figli, che non può essere solo osservato dall’alto. Mi auguro che la Chiesa e gli adulti non li guardino da lontano, come se registrassero i loro movimenti attraverso una telecamera montata su un drone, ma che li accompagnino nel cammino. Oggi i nostri ragazzi hanno bisogno di testimoni e di padri, di qualcuno che gli faccia vedere il lato promettente della vita. Se penso ai miei nonni o ai miei genitori posso dire che hanno vissuto tanti periodi critici che corrispondevano a quelli che stava attraversando il Paese, ma si sentivano anche “costruttori” del loro futuro. Oggi invece in un momento di diffusa crisi e fragilità del mondo adulto, bisogna dare atto ai giovani che nonostante la precarietà negli affetti, sul lavoro e riguardo al futuro, non si sono persi d’animo e hanno cercato di inventarsi nuove strade. A Cracovia, durante la GMG, la polizia faceva entrare nelle stazioni solo dagli ingressi principali, ma i ragazzi pur di non perdere i treni riuscivano a sgattaiolare e a passare da varchi secondari. Presidiarli dunque non serve perché trovano sempre la loro strada. E l’indizione di un Sinodo è il segno della cura che il Papa ci chiede di riservare loro nel lavoro quotidiano di accompagnamento».