2. settimana di Pasqua
Avvenne il 3 maggio…
1241 – Le flotte di Federico II di Svevia e della Repubblica di Pisa attaccano, davanti al Giglio, le navi della Repubblica di Genova e catturano i prelati diretti al concilio di papa Gregorio IX
1494 – Cristoforo Colombo scopre la Giamaica.
1512 – Roma, inizio del Concilio Lateranense V
1916 – I leader della rivolta di Pasqua vengono giustiziati a Dublino.
1968 – Parigi, cariche della polizia contro studenti in protesta: è l’inizio del maggio francese
1979 – Margaret Thatcher viene nominata primo ministro del Regno Unito.
2002 – L’euro diventa la valuta ufficiale dei paesi dell’Unione monetaria europea
Aforisma dal Vangelo di Giovanni
“Io sono la via, la verità e la vita” dice il Signore. “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.
Preghiera Colletta
O Dio, che ogni anno ci rallegri con la festa degli apostoli Filippo e Giacomo, per le loro preghiere concedi a noi di partecipare al mistero della morte e risurrezione del tuo Figlio unigenito, per giungere alla visione eterna del tuo volto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
SS. Filippo e Giacomo
Parola di Dio Giovanni 14,6-14
In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».
Riflessione dal blog di C. Miriano
Ci è stato dato tanto. Ci sono bellezze che non si possono cancellare, ore che non si possono dimenticare. All’inizio, c’erano solo una manciata di disgraziati delusi e affranti, spaventati e tremanti. Sono morti tutti in modo violento, e quelli dopo, e quelli dopo ancora.
Cos’hanno visto, in quella Pasqua, per avere una certezza simile? Cosa non riusciamo noi, oggi, a vedere, ad ammettere di avere visto? Se lo ammettessimo dovremmo cambiare, qui sta la difficoltà. Meglio far finta niente, ignorare le gocce di pioggia, la parola scomoda, lo storpio risanato. Questa è la natura umana. Non crede nei diluvi e nei profeti, nei segni e nei miracoli, in maggioranza.
Sono cose che danno fastidio. Robe per pochi, per folli, per chi non è al passo con i tempi. Ma i tempi vanno veloci, cambiano di frequente direzione, chi li segue inciampa, si perde, cade. Meglio aspettarli al traguardo. Tanto si sa, devono passare di qua.
Intenzione di preghiera
Preghiamo per i cardinali che entreranno nel Conclave perché nella scelta del nuovo Papa si lascino guidare dal Vangelo e dallo Spirito Santo.
Don’t forget! Santi e beati della carità
BEATO GIOVANNI MARTINO MOYE
1730-1793
Sesto di tredici figli, Giovanni Martino Moye nasce nel 1730 a Cutting (Moselle), nella regione della Lorena (Francia). I suoi genitori sono poveri contadini. Martino, però, riesce a studiare il latino grazie al fratello maggiore entrato in seminario. Credente appassionato, con entusiasmo segue la sua vocazione, conclude gli studi di filosofia e viene ordinato sacerdote. Per Giovanni Martino la divulgazione del Vangelo è al primo posto, soprattutto nelle campagne, tra i contadini, dove regnano la miseria e l’analfabetismo. Grazie alla generosità di alcuni parrocchiani, fonda la Congregazione delle “Suore della Provvidenza” per l’insegnamento gratuito ai giovani. I superiori non credono al successo dell’iniziativa per la mancanza di entrate economiche fisse.
Il sacerdote non si scoraggia: prega il Signore di non far mancare il necessario sostentamento alle sue opere che si concretizzano con l’apertura di varie scuole di campagna. Desideroso di partire in missione, si reca, poi, a Parigi presso il Seminario delle Missioni Straniere. Dopo aver ricevuto un’adeguata preparazione, intraprende un lungo viaggio: destinazione la lontana Cina dove è vietato l’ingresso ai missionari. Moye si traveste da mercante, evita i controlli e nel 1773, dopo aver navigato per tre mesi il Fiume Azzurro (il più lungo dell’Asia), raggiunge la sua destinazione.
Impara in fretta la lingua straniera, compone personalmente preghiere in cinese e istituisce le Vergini Cristiane, insegnanti che si dedicano all’istruzione e alla cura degli ammalati. Moye scrive tante lettere alle suore francesi dove racconta il suo apostolato, firmate: «Moye, l’ultimo e il più indegno dei missionari». Il sacerdote è contento quando riesce a mangiare grano saraceno cotto sotto la cenere. Dorme su una stuoia, ha solo due camicie, un fazzoletto e un lenzuolo. Per lui la vera ricchezza non è possedere oggetti o avere comodità.
È felice quando riesce a far conoscere il Vangelo, ovvero annunciare la “Buona Novella” in un territorio dove non si parla di Gesù. Affaticato fa ritorno in Europa. In seguito alla Rivoluzione francese (1789-1799) e alle limitazioni imposte al clero, Moye si reca esule in Germania, a Treviri. Dedica il suo tempo ai poveri e agli ammalati e in questa città si spegne nel 1793.